SPAZIO REALE:DOTT. GIUSEPPE CIANCIMINO/"Video-citofono online": BENVENUE SUR UN SITE AVEC RESIDENCE EN LIGNE DANS ITALIE.CE N'EST PAS UN ESPACE VIRTUEL MAIS REEL QUE JE VEUX DEVIENT UN VERITABLE "VIDEOCITOPHONE" D'OU' INTERAGISSENT AVEC MOI.(COMMENCE PAR PETIT GUIDE À PROPOS DU BLOG)-PLUS SUR MOI ET MON OPERA DANS PAGE "A PROPOS"
26 Septembre 2016
, Rédigé par Dott.GIUSEPPE CIANCIMINO TORTORICI
15 SETTEMBRE 2016:VI RACCONTO CHE…..
-TITOLARE SU THE TELEGRAPH:ESTARADARE PRIGIONERI
Britain could deny aid to countries that do not take back foreign prisoners, ministers suggest
14 Sep 2016,9:30pm
REAZIONE:DEVONO ACETTARE L’ESTRADIZIONE I PAESI CON CARCERATI NELLA GB,MINISTRO CONSIGLIA.NON TI LA PRENDERE,ALTRIMENTE VERRANO NEGATI AIUTI.
-TITOLARE SU THE TELEGRAPH:DALLA FINE DEL MONDO
MercoPress. en Español
Montevideo, September 15th 2016 – 04:31 UTC
Falklands welcomes UK/Argentina future cooperation agreement, which leaves sovereignty discussions out
The Falkland Islands Government (FIG) welcomed the UK/Argentina future cooperation agreement to remove all obstacles limiting the economic growth and development of the Falkland Islands and points out it will be represented at future discussions on these matters, the removal of sanctions on hydrocarbons, fisheries, shipping and tourism, and underlines that “sovereignty of the Falkland Islands will not be part of these discussions”.
TRADUZIONE:Falklands accoglie UK / Argentina accordo di cooperazione futura, che lascia discussioni sovranità fuori
Il governo delle Isole Falkland (FIG) ha accolto con favore l’accordo di cooperazione futura UK / Argentina per rimuovere tutti gli ostacoli che limitano la crescita economica e lo sviluppo delle isole Falkland e sottolinea che sarà rappresentata a future discussioni su questi temi, la rimozione delle sanzioni sugli idrocarburi, la pesca, il trasporto e il turismo, e sottolinea che “la sovranità delle isole Falkland non sarà parte di queste discussioni”.
REAZIONE:VI RACCONTO CHE QUESTE PAGINE SONO CREDIBILI,CHE LA PREDICA IN SOLITARIO SU QUESTE QUANDO TUTTA L’AMERICA LATINA FACEVA BLOCCO NAVALE SULLA GB HA AVUTO FINALMENTE “VITTORIA”.MA PERCHE IL RACCONTO SIA EFETTIVO DA VERO DEVE INCLUDERE LA RINUNCIA DEL PRESIDENTE MACRI.VEDI:IL PANAMA PAPERS HA FATTO MOLTE VITTIME MA DUE SONO “CADAVERI POLITICI ECCELLENTI”,QUELLO DEL PRIMO MINISTRO ISLANDESE E QUELLO DI DAVID CAMERON,NON PUO AVERE ALTRO ESSITO PER MACRI.NON RIESCO A CAPIRE PERCHE MAI IL TERZO MONDO DOVREBBE AVERE UN TRATTAMENTO DIVERSO VERSO I SUOI PRSIDENZIALI COINVOLTI,NON SAREBBE CREDIBILE QUESTO ACCORDO NE ALTRI FRA I PAESI DEL MERCOSUR E L’EUROPA.
-TITOLARE SU THE TELEGRAPH:NON STIMMATIZZARE IL MALATO DI PESTE POST-MODERNA
11:25pm
Prince Harry makes private visit to HIV hospital where Diana helped break stigma
TRADUZIONE:IL PRINCIPE HARRY FARA UNA VISITA PRIVATA ALL’OSPEDALE DOVE DIANA HA ROTTO LO STIMMA.
REAZIONE:SECONDO ME NON E’ STATA RILEVATA PIENAMENTE L’IMPORTANZA STORCA DELLA UMANA CONDOTTA DELLA PRINCIPESSA DIANA AL RIGUARDO DEL MALATO DI PESTE MODERNA:COME MEDICO SUGGERISCO CHE LA MEDICINA LA DISTACCHI TANTO COME QUELLA DI MADRE TERESA DI CALCUTA VERSO GLI INDIANI NEL SANTORALE CATTOLICO.
FARA MOLTO MENO PROBLEMATICA LA LORO CURA ED ESSISTENZA.
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16 SETTEMBRE 2016:LA FANTAPOLITICA DEL FANTOMATICO BERLUSCONI
-SU CORRIERE DELLA SERA:
l retroscena
Berlusconi vuole tenere tutti uniti
Parisi attacca la nomenklatura FI
L’ex manager: succede quando si vuole rinnovare. E i colonnelli azzurri insorgono
Franceso Vederami
Silvio Berlusconi con Stefano Parisi (Forte Fabrizio)
È un classico. Cambiano gli interpreti ma il canovaccio è sempre lo stesso, dato che la logica del divide et impera gli garantisce da oltre venti anni il primato nel centrodestra. E così Berlusconi recita con tutti la parte che gli è più congeniale, offrendo a ognuno pezzi di verità usati poi come munizioni nelle rivalità. Dice a Parisi di andare avanti con il suo progetto e fa mostra di contrariarsi con quanti tentano di ostacolarlo, «dato che pensano solo a se stessi, non hanno capito che c’è bisogno di rinnovamento» e che «non si può lasciare agli estremisti la guida della coalizione». Poi sente Toti e lo asseconda nel suo disegno: «Se vai a Pontida non c’è alcun problema, visto che con Salvini siamo d’accordo di scrivere insieme il programma di governo». Incontra Romani e Brunetta e promette il rilancio di Forza Italia, lamentandosi del fatto che «Parisi non sa tenere tutti uniti», che non è riuscito finora a strappare a Renzi pezzi di establishment «come invece aveva promesso», e che la sua due diligence sul partito non l’ha soddisfatto, assolvendo di fatto la vecchia dirigenza.
Al termine di questo valzer di confessioni e stati d’animo — come se il tempo si fosse fermato — Berlusconi si ritrova sempre al centro della scena, coltivando la speranza che la Corte di Strasburgo lo riconsegni all’antico ruolo. In cuor suo, infatti, non ha smesso di pensare a ciò che era e che «con frode» non è più. Perciò si dispone interessato ai ragionamenti di Parisi, che gli pare in realtà troppo assertivo nel presentare le sue tesi e poco incisivo nel cambiare la curva dei sondaggi. Perciò chiama Toti, con cui c’è stata ruggine, per avvisarlo che «sono nella tua Liguria e sarei contento se venissi a trovarmi». Perciò si unisce al moto d’indignazione di Romani e Brunetta, che gli rammentano come Parisi non abbia «voluto il tuo nome nel simbolo quando si è candidato a Milano, e ora ti definisce semplicemente un padre nobile o fondatore».
Il canovaccio prevede parti noiose che Berlusconi sa di non poter cancellare, se vuole portare la trama a compimento. Nel frattempo è attraverso il caos che tiene tutto in equilibrio, confidando che la conflittualità resti uno strumento di competizione interna e non faccia saltare i pezzi del puzzle con cui vuol dare (e darsi) una prospettiva politica. Tanto è lui il perno del sistema. Ma il tempo passa e rispetto al passato l’esercizio si fa sempre più complicato, specie se agli occhi dell’opinione pubblica moderata l’ex premier viene visto sullo sfondo, mentre gli elettori di Forza Italia — secondo un report riservato — appaiono disorientati e in maggioranza sarebbero propensi a votare Sì al referendum di Renzi «perché porta avanti il nostro progetto di riforma». Mentre al centro della scena i nuovi interpreti del centrodestra continuano a darsi sulla voce.
Lo spettacolo di ieri, per esempio, è ruotato attorno alle parole «nomenclatura» e «futuro». È la «nomenclatura» di Forza Italia, secondo Parisi, che gli si mette di traverso perché «non vuole rinnovare», mentre «io penso al futuro e ai dieci milioni di voti persi». «Provi a portare valore aggiunto con la sua iniziativa, se ci riesce, invece di pensare ancora a fare un’Ops sul nostro partito», gli risponde Romani: «Ci occuperemo noi di rilanciare Forza Italia, che a Parisi peraltro fa un po’ schifo». Nemici per la pelle, in comune hanno solo Berlusconi. L’unico che al momento porti in dote i voti. Ecco il motivo per cui, in fondo, tutti accettano di recitare il suo canovaccio, sebbene sottovoce tutti dicano che anche per l’ex premier il tempo passa: perciò porteranno «comunque» avanti i loro contrapposti disegni, contando su un’eredità che però oggi non è disponibile. Non è che questo Berlusconi non lo sappia, nel gioco delle parti è logico usare ed essere usati. Ma finché avrà lui la chiave di ciò che resta della cassaforte elettorale, si terrà il ruolo del protagonista e del regista. E nel copione è prevista la scena dello specchio, dove continuare a dire che «non ce ne sono di Berlusconi in giro», che anche le novità hanno «problemi di carisma»: «Ma aspettiamo di vedere cosa farà Parisi. Se riuscirà bene, avremo creato un personaggio. Altrimenti ne cercheremo un altro». «È un classico», sorrideva l’altro giorno un amico che conosce Berlusconi da una vita.
Pourquoi le vin compte autant pour la France, en sept graphiques
LE MONDE | 14.09.2016 à 16h25 • Mis à jour le 14.09.2016 à 16h53 | Par Anne-Aël Durand
Vendanges à Montmelas-Saint-Sorlin, dans le Rhône. AFP / JEFF PACHOUD
Septembre est le mois de la rentrée, mais aussi des vendanges. En Alsace, Champagne et vallée du Rhône, la récolte a commencé lundi 12 septembre et devrait durer trois semaines. Si les amateurs de vins s’inquiètent de la qualité du millésime, les quantités et les prix seront aussi scrutés, car la viticulture est un secteur économique d’importance. Explications.
Une baisse annoncée de la récolte 2016
Certains vignobles ayant été touchés par le gel au printemps, la grêle ou la sécheresse cet été, la production totale devrait atteindre 42,9 millions d’hectolitres en 2016, contre 47,8 millions en 2015, selon Agreste, le service statistique du ministère de l’agriculture. Les récoltes sont en recul dans le Languedoc-Roussillon, qui fournit plus du quart du vin français, dans les Charentes (cognac, armagnac) et en Champagne. En revanche, les vins d’Alsace seront en hausse de 20 %.
Lire aussi : Les vendanges commencent avec optimisme dans la vallée du Rhône
Un secteur riche en emplois
En France, 87 400 exploitations produisent du vin, dont 68 500 sont spécialisées dans le secteur. Selon le ministère de l’agriculture, elles emploient en moyenne, travail saisonnier inclus, l’équivalent sur l’année de 1,9 personne à temps plein, soit 0,4 de plus que l’ensemble des exploitations agricoles. Selon l’Agence nationale pour l’emploi et la formation en agriculture (Anefa), plus de 300 000 contrats saisonniers sont signés chaque année, dont :
120 000 pour le champagne, car le raisin y est coupé à la main ;
50 000 en Rhône-Alpes et Bourgogne ;
30 000 en Aquitaine ;
20 000 en Languedoc-Roussillon ;
15 000 en Alsace ;
8 000 dans les Pays de Loire…
Le secteur viti-vinicole représente près de 290 000 emplois, dont 120 000 emplois directs, selon la douane, chargée de la réglementation du secteur. Le groupe Vin et société, composé des professionnels du secteur, évoque même jusqu’à 558 000 emplois « de la vigne et du vin » (viticulteur, négociant, caviste, fabriquant de bouteilles, caviste, sommelier, etc.). Du vigneron indépendant au grand groupe international Selon les vignobles, le profil des exploitations est très varié, héritage d’organisations du passé. Alors que les châteaux et exploitations de particuliers sont majoritaires dans la Loire et dans le Bordelais, les caves coopératives dominent en Languedoc-Roussillon, dans les Côtes-du-Rhône et en Corse. Au total, elles réalisent 37 % de la vinification. En Alsace et dans le Beaujolais-Bourgogne, la situation est plus contrastée. Quant au champagne, il est caractérisé par un système de « maisons », dont certaines très puissantes : Moët & Chandon (groupe LVMH), avec 1,7 milliard d’euros de chiffre d’affaires, est le deuxième fabriquant de boisson en France, derrière Coca-Cola, mais devant Evian ou Heineken.
Lire aussi : Les caves coopératives se rebiffent
La France détrônée par l’Italie et l’Espagne
Non, les Français ne sont pas les plus gros producteurs mondiaux de vin : l’Italie a remporté ce titre en 2015. Selon les années, les deux pays se disputent la première place, mais en 2016, l’Italie a une longueur d’avance, avec des estimations autour de 49 millions d’hectolitres. La France devrait même être devancée, comme en 2011, par l’Espagne, qui table sur 43 millions à 44 millions d’hectolitres récoltés. Malgré le développement des vignobles nord-américains, argentins et chinois, les trois pays méditerranéens conservent leur leadership et assurent près de 50 % de la production mondiale depuis vingt ans. De bonnes performances à l’export « Poulidor » de la production mondiale, la viticulture française se situe aussi à la deuxième place d’un autre podium, celui des produits qui s’exportent le mieux : une bouteille sur trois est bue à l’étranger. Les ventes de vin et de spiritueux ont rapporté 10,4 milliards d’euros en 2015, soit « l’équivalent de la vente de 126 Airbus », précise la Fédération des exportateurs de vin et spiritueux (FEVS). Le secteur est loin des performances de l’aéronautique, mais a détrôné les parfums et cosmétiques. Le champagne, à lui seul, représente un quart des exportations du secteur (2,69 milliards d’euros), et les spiritueux près d’un tiers (3,7 milliards). Le principal marché à l’export reste les Etats-Unis, porté par l’engouement des spiritueux (cognac), même si l’Allemagne et la Chine représentent des volumes plus importants, composé de vin en vrac ou de bouteilles moins chères.
Lire aussi : Les exportateurs de vins et spiritueux français peuvent sabrer le champagne
Une consommation encore importante en France
Les foires aux vins organisées en septembre attestent que la culture du vin est bien vivante en France. En moyenne, chaque Français boit 42 litres de vin par an, soit un peu plus d’une bouteille par semaine. Même si la consommation a décliné au cours des dernières décennies (elle était de 100 litres par an et par personne en 1960), elle reste supérieure de 30 % à la moyenne européenne. Une bonne nouvelle pour les débouchés économiques de la filière, moins pour la santé publique : selon la Cour des comptes, l’alcool cause 49 000 morts par an et bénéficie d’une « tolérance » bien supérieure au tabac.
Lire aussi : Consommation d’alcool : le réquisitoire de la Cour des comptes
Des vignobles qui misent sur la qualité
La vigne est une culture qui dégage beaucoup de plus-value : sur 2,5 % de la surface agricole utile, elle représente 17 % de la richesse agricole nationale, selon l’Insee. Pour valoriser la diversité de leur terroir et vendre leurs produits plus cher, les viticulteurs ont misé sur les labels de qualité et d’origine :
364 vins et eaux-de-vie sont vendus sous des appellations d’origine contrôlée (AOC) et leur équivalent européen, l’AOP ;
74 bénéficient d’une indication géographique protégée (IGP).
Par ailleurs, la viticulture biologique (qui peut aussi bénéficier d’une AOC ou IGP) se développe et représente 9 % des surfaces cultivées en 2015. Au total, moins de 5 % des vignes en France ne bénéficient d’aucun label.
Un timide redéploiement des vignobles
La volonté de produire des vins de meilleure qualité s’est accompagnée d’une réduction de la surface viticole en France, en particulier dans le Languedoc-Roussillon qui produisait des vins de table sans appellation : de plus d’un million d’hectares (ha) dans les années 1980, elle est passée à 876 200 ha en 2000 et 788 400 ha en 2013. Toutefois, cette politique est actuellement remise en question. Dans un « plan stratégique sur les perspectives de la filière viticole », FranceAgriMer déplore une « érosion » des parts de marché à l’export, non pas tant en valeur qu’en volume : le vin français représentait 29 % de l’export mondial dans les années 1980 mais seulement 14 % en 2011. Selon l’office agricole, la France peine à proposer une gamme complète de vins (notamment en « vrac »), et même à faire comprendre son système complexe d’indications géographiques. Le vignoble français doit aussi faire face à des défis sanitaires et environnementaux : le réchauffement climatique modifie les terroirs, des maladies menacent certaines vignes (flavescence dorée). Résultat, l’Europe a assoupli sa règle interdisant les nouvelles plantations de vigne, autorisant chaque état membre à augmenter sa surface de 1 % par an. Pour la première fois en 2016, 3 500 ha seront plantés en France, y compris dans des terroirs sans appellations. Le mouvement est encore timide, puisque les autorisations permettaient d’en planter 8 000 hectares.
Lire aussi : Bientôt des vignes n’importe où en France
- 16 SETTEMBRE 2016:LA PASTICCIO-GENESI DEL GOLPISMO RENZIANO.
-SU THE HUFFINGTON POST:
L'Huffington Post RENZI-PARTIGIANI: NÉ FESTA NÉ UNITÀ
SE VUOI LEGGERE LA NOTA VEDI QUA:http:huffingtonpost.it/2016/09/15/renzi-partigiani-costituzione_n_12030404.html?utm_hp_ref=italy(E SE NON LA LEGGE TI SEI RISPARMIATO UN MOMENTO DI NAUSEA E DISAGGIO CHE IO VOGLIO EVITARTI NON PUBBLICANDOLA).REAZIONE:RENZI NON E' DI SINISTRA NE DI DESTRA,RENZI E' UN OSSEQUENTE BURATTINO DEL CENTRO-DESTRA.RENZI NON HA UN ANIMA POLITICA,ANZI NON HA UN ANIMA,RENZI E' UNA TERATOGENESI POLITICA,ANZI E' UNA BURATTO-GENESI.A GUARDARE L'AZIONE POLITICA DI RENZI COLPISCE IL BASSO LIVELLO,SEMBRA UN QUALUNQUE SENZA STATURA NE POLITICA,NE IDEOLOGICA NE INTELLETUALE NE MORALE CHE NON FA ONORE ALLA STORICA CULTURA POLITICA DELL'ITALIA(TANTO COME IL PAPA A QUELLA RELIGIOSA DEL CATTOLICESIMO)E CHE PRETENDE PASSARE COME UN BUON RAGAZZOTTO.E LA SUA RIFORMA ALTRO NON E' CHE IL PRESIDENZIALISMO-AUTORITARISMO DI BERLUSCONI MASCHERATO,IL FEDERALISMO DI BOSSI MASCHERATO(IL SENATO DELLE REGIONI SENZA DISTINZIONE DI AUTONOMIE),E INOLTRE RENZI ATTUA LA VENDETTA DI BERLUSCONI CONTRO IL SENATO CHE LO HA SFRATTATO E ANCHE QUELLA CONTRO LA GIUSTIZIA PERCHE HA SVELATO LA NATURA DELINQUENZIALE DEL LORO OPERATO.LA PARABOLA DI RENZI,ELETTORALMENTE FRA L'ALTRO,SEMBRA ARRIVATA ALLA FINE,E ORMAI SONO TROPPE LE VOCI CHE DA TUTTE LE PARTI CHIEDONO LA SUA DIMISSIONE.RISULTA OVVIO INSOMMA CHE RENZI DOVRA ANDARSENE A CASA PRESTO E IL PARLAMENTO GOLPISTA, FATTO POSSIBILE DAL M5S,DEVE DISSOLVERSI.
E......... THE HUFFINGTON POST NON E' SANTO DELLA MIA DEVOZIONE.
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-IL GIORNO DOPO:VIA RENZI DELL'UE
-SU LA REPUBBLICA:
Vertice Ue, Renzi rompe con Hollande e Merkel: "La Germania non rispetta le regole"
Da sinistra, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier belga Charles Michel e il presidente del Consiglio Matteo Renzi al vertice europeo di Bratislava (ansa)
L'affondo del premier: "Non sono soddisfatto su crescita e immigrazione, no a conferenza stampa congiunta con Francia e Germania". A Bratislava primo summit Ue dopo Brex
di ALBERTO CUSTODERO
16 settembre 2016
“LA GERMANIA non rispetta le regole sul surplus commerciale. Senza politiche su economia e immigrzione, l’Europa rischia molto”. È l’affondo di Matteo Renzi al termine del vertice Ue a Bratislava – il primo dopo Brexit- conclusosi con il rifiuto da parte del premier italiano di partecipare a un briefing coi giornalisti insieme ai suoi omologhi tedesco e francese. “Non posso fare una conferenza stampa congiunta con Merkel e Hollande – ha spiegato il presidente del Consiglio – se non condivido le loro conclusioni su economia e immigrazione. Non è polemica, l’Italia non la pensa allo stesso modo degli altri”.
Posizione ai limiti della rottura. Una posizione al limite della rottura, quella del premier italiano, alla quale ha risposto la Merkel lanciando un appello alla coesione. “Senza l’unità europea – ha detto la Cancelliera – non riusciremo a raggiungere gli obiettivi”. Quindi, Merkel ha ribadito che “lo spirito di Bratislava è di collaborazione”. E che “il vertice si è tenuto in un’atmosfera buona e molto costruttiva”. Secondo la Cancelliera e il presidente francese Francois Hollande, i leader europei hanno raggiunto un accordo su una road map per provvedimenti in materia di difesa,sicurezza ed economia che dovrebbero essere approvati al vertice di Roma di marzo, in occasione del 60esimo anniversario della firma dei trattati fondatori dell’Ue. Germania e Francia “lavoreranno molto intensamente nei prossimi mesi affinchè tutto questo abbia successo”, hanno assicurato Merkel e Hollande.
Le critiche di Renzi. Ma al di là dei toni distensivi di Angela Merkel, la realtà è un’altra, almeno a giudicare dalle dure critiche di Renzi sui temi dell’immigrazione e dell’economia. “La soluzione individuata al vertice di Malta è rimasta lettera morta”, ha detto. “Non è che si può pensare cherisolto il problema della Turchia si è risolto il problema. Sui migranti vogliamo vedere i fatti”. Sulle politiche economiche, il premier invoca poi un cambio di rotta. “Noi – ha dichiarato – abbiamo bisogno di tornare a crescere come Paese, ma è l’Europa che deve tornare a crescere, abbandonando la politica dell’austerity”.
Renzi: “La Germania non rispetta le regole”. “Così come i Paesi devono rispettare le regole del deficit, allo stesso modo si devono rispettare altre regole, come quella sul surplus commerciale. E ci sono alcuni Paesi che non la rispettano, il principale è la Germania”. È l’affondo di Renzi contro la Germania. Il capo dell’Esecutivo sostiene da tempo che, se i tedeschi portassero entro i limiti europei del 6% il loro surplus commerciale,oggi attestato al 7,6 %, ci sarebbero circa 38-40 miliardi di euro di investimenti da fare in Germania.
“Un passettino avanti”. In un tweet, Renzi riassume lo spirito del summit di Bratislava, e non nasconde tutta la sua amarezza. “Passo in avanti, ma piccolo piccolo. Troppo poco. Senza cambiare politiche su economia e immigrazione, l’Europa rischia molto”.
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TWEET
Matteo Renzi
@matteorenzi
Passo in avanti, ma piccolo piccolo. Troppo poco. Senza cambiare politiche su economia e immigrazione, l’Europa rischia molto
20:03 – 16 Set 2016
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“Accordi Italia-Africa”. A proposito di immigrazione, precisa Renzi, “o l’Unione Europea fa gliaccordi con i Paesi africani, o li facciamo da soli. Secondo noi sarebbe molto meglio che fosse l’Europa a intervenire, ma se l’Ue decide che questa non è la priorità, occorre intervenire noi”.
REAZIONE:RENZI NON SODISFATTO DALL’UE PER MOTIVI DI SICUREZZA:IMPOSSIBILE PRETENDERE CHE LE SUE RICHIESTE SIANO ACCOLTE CON FAVORE DOPO ESSERSI RIFIUTATO A SOLIDARIZZARSI CON LA FRANCIA E GLI ATTACHI ALL’IS IN SIRIA IL GIORNO DOPO LA STRAGGE TERRORISTICA.
E’ DURATA POCO L’ILLUSIONE DI OCCUPARE UN POSTO DI PROTAGONISMO NELL’UE DEL DOPO BREXIT,ANZI ANCORA UNA VOLTA RIDICOLIZZATO.CAPIRA ORA CHI COMMANDA IN EUROPA.E GLI ITALIANI,EUROPEISTI CONVINTI NON LO SOPPORTIAMO PIU ,NON SOPPORTIAMO PIU ESSERE PER LUI RIDICOLIZZATI.UN MOTIVO IN PIU PER ANDARSENE.
PD:QUALSIASI SOMMOGLIANZA DELLE DECIZIONI DELL’UE CON LE MIE OPINIONE E’ CASUALE.SIA SULLA GESTIONE DELL’IMMIGRAZIONE E LE SUE PRETESE DI APRIE LE PORTE DEI BALCANI AI RIFUGIATI SIRIANI,E QUELLE DI RIMANDARE I PROVENIENTE DELL’AFRICA SOPRASAHARIANA IN NORD-EUROPA O DARE SOLDI ALL’AFRICA NERA(CHE NON RIESCE A FERMARE BOKO HARAM)PER EVITARE L’ESSODO.
SIA SULL’ECONOMIA IRRESPONSABILE E SPENDACCIONA DELLA “FLESSIBILITA” DE PADOAN.SIA SULLE SUE PRETESE DI FARE PAGARE I DANNI DELL’IMPREVEDIBILITA SISMICA ALL’EUROPEO.(RIMPIANGERA I TEMPI DI CARLA BRUNI ALL’AQUILA)
-APPENDICE:COSI SU LE MONDE
lemonde.fr
A Bratislava, les Européens veulent relancer une Union « attrayante »
Le Monde | 16.09.2016 à 22h26 • Mis à jour le 17.09.2016 à 12h19 | Par Blaise Gauquelin (Bratislava, envoyé spécial) et Cécile Ducourtieux (Bratislava, envoyée spéciale)
Il faisait pourtant beau, vendredi 16 septembre à Bratislava, pour le premier sommet des dirigeants européens à vingt-sept, sans les Britanniques. Les photos étaient réussies, devant le château surplombant la vieille ville, comme lors d’une croisière-déjeuner sur le Danube.
Lire aussi : A Bratislava, un sommet européen pour « reprendre le contrôle »
Les chefs d’Etat et de gouvernement semblaient loin de Bruxelles et de toutes les crises que la capitale de l’Europe incarne désormais. La famille européenne, ébranlée par le Brexit, paraissait de nouveau unie, pour tenter de surmonter l’onde de choc suscitée par le résultat du référendum britannique en juin. La chancelière allemande, Angela Merkel, et le président français, François Hollande, avaient même mis en scène, lors d’une conférence de presse commune éminemment symbolique, un moteur franco-allemand qu’ils promettaient de faire fonctionner. Mais le chef du gouvernement italien, Matteo Renzi, a cassé l’ambiance en refusant de se joindre à l’exercice : « Je n’ai pas pu [y] participer, je ne peux pas me contenter de suivre un script pour laisser penser aux gens que je suis d’accord. »
Lire aussi : Trois mois après le référendum sur le Brexit, les fractures de l’Union européenne
Un peu plus tôt, les Vingt-Sept étaient pourtant tombés d’accord sur une déclaration commune, une « feuille de route » – ce qui n’était pas gagné d’avance, à en croire les diplomates –, indiquant : « Nous nous sommes engagés à offrir à nos citoyens, dans les mois qui viennent, la vision d’une UE attrayante, dans laquelle ils puissent avoir confiance et qu’ils pourront soutenir. »
Bratislava est le « début d’un processus » qui se poursuivra par un autre sommet informel à vingt-sept à Malte, pour s’achever en Italie en mars 2017, à l’occasion des célébrations du soixantième anniversaire des traités fondateurs de l’Union. Paris et Berlin « vont très intensément s’engager dans les prochains mois pour faire de tout ça un succès », a promis la chancelière aux côtés du président français.
Gages aux pays de l’Est
M. Renzi aurait-il réagi par dépit, regrettant de n’avoir pas été convié à la conférence franco-allemande, lui qui serait si soucieux de rester dans la « cour des grands » en s’affichant aux côtés de Mme Merkel et de M. Hollande, comme lors de la conférence de Ventotene (Italie), fin août ? A moins que l’Italien n’ait pas apprécié que la « relance » de l’Europe se fasse à coups de gages donnés aux pays de l’Est ? « Je ne suis pas satisfait des conclusions du sommet sur la question [des relocalisations de réfugiés], mais aussi concernant la croissance », a-t-il déclaré en quittant Bratislava. « Sa sortie n’a pas de rapport avec la feuille de route. Pendant la réunion, il était très clair qu’il la soutenait », relativise un diplomate bruxellois.
Il faut dire que les sujets sur lesquels ont insisté les dirigeants correspondaient plus aux priorités du « groupe de Visegrad » (Pologne, République tchèque, Slovaquie et Hongrie) qu’à celles exprimées lors du sommet des « pays de la Méditerranée » organisé début septembre. Quasiment pas un mot n’a été prononcé sur l’économie et la relance budgétaire réclamée par Rome et Athènes, un sujet très sensible en Italie, alors que le président du conseil italien met son poste en jeu dans les mois qui viennent, lors d’un référendum sur une réforme constitutionnelle.
La priorité fut en effet donnée à la défense et à la sécurité, seuls sujets sur lesquels un semblant d’unité européenne émerge. Il ne s’agit pas d’aller vers une « armée européenne », encore un vrai tabou pour nombre de capitales, mais d’appliquer les récentes propositions franco-allemandes – sécurisation des frontières, coopération plus étroite, mutualisation des moyens, création d’un fonds pour l’industrie européenne.
Une solidarité « flexible »
Par ailleurs, la relocalisation des demandeurs d’asile entre pays européens, pour soulager l’Italie et la Grèce, n’apparaît même plus. Les pays de l’Est avaient très mal digéré « l’imposition » de quotas de réfugiés par la Commission, avec le soutien de la plupart des Etats en 2015, et depuis, le premier ministre hongrois, Viktor Orban, multipliait les marques de défiance à l’égard de Bruxelles.
Lire aussi : L’Europe saisie par la peur de l’implosion
La Commission elle-même a changé sa rhétorique. Son président, Jean-Claude Juncker, n’a pas parlé de cette relocalisation dans son discours de l’Union, mercredi 14 septembre, préférant évoquer une « solidarité qu’on ne peut pas imposer » – presque ce que le groupe de Visegrad énonce dans sa position commune, publiée en plein sommet, vendredi. Ses quatre membres y parlent de « solidarité flexible ». « Les relocalisations restent nécessaires pour soulager l’Italie et la Grèce. Mais il est vrai que la solidarité doit être encouragée et accompagnée plutôt qu’imposée », confie un diplomate européen.
Un processus fragile
A Bratislava, quelque chose semblait pourtant s’être passé. Comme si tout le monde y avait mis un peu du sien, tentant de mettre de côté son agenda national, pour souder les rangs à peine trois mois après la victoire du Brexit. Le groupe de Visegrad a ainsi évité les déclarations trop provocatrices. Viktor Orban n’a plus fait mention de sa « contre-révolution » européenne, et n’a pas traité à nouveau M. Juncker de « nihiliste »…
Lire aussi : La Hongrie d’Orban persona non grata en Europe ?
Un « esprit de Bratislava » peut-il souffler sur le continent, comme l’a prétendu Mme Merkel, basé sur le sens du travail en commun et du compromis ? « J’ai eu l’impression que les uns étaient plus à l’écoute des intérêts des autres, qu’il y avait cette compréhension qu’il n’est pas possible d’imposer une décision à un dirigeant incapable de la défendre ensuite devant son Parlement », a ainsi déclaré à la presse le premier ministre belge Charles Michel. Un constat établi juste avant la sortie de son homologue Matteo Renzi, qui prouve à quel point ce « processus » de Bratislava est fragile.
Lire aussi l’entretien avec Martin Schulz, président du Parlement européen : « Les dirigeants ne sont pas assez engagés en faveur d’une Europe unie et forte »
Allemagne : nouveau revers électoral pour le parti de Merkel à Berlin
LE MONDE | 18.09.2016 à 18h59 • Mis à jour le 19.09.2016 à 04h52 | Par Thomas Wieder (Berlin, correspondant)
Le maire de Berlin, Michael Müller, devrait être reconduit dans ses fonctions à la suite de la victoiire de son parti, le SPD, aux élections régionales. ODD ANDERSEN / AFP
Berlin gardera le même maire. Sans surprise, la liste conduite par le social-démocrate Michäel Müller (SPD), un ancien imprimeur qui dirige la ville depuis la démission de Klaus Wowereit (SPD), en 2014, est arrivée en tête des élections organisées, dimanche 18 septembre, dans la ville-Land de Berlin. Avec 21,6 % des voix, le SPD reste donc la première force politique de la capitale allemande, ce qui n’est pas une surprise. En revanche, et c’est sans doute l’un des faits les plus importants de ce dimanche électoral, son poids relatif diminue sensiblement, puisqu’il perd 6,7 points par rapport aux élections de 2011.
Le recul est à peine moindre pour l’Union chrétienne-démocrate (CDU). Avec 17,6 % des voix (–5,7 points), le parti d’Angela Merkel est le principal perdant du scrutin. Deux semaines après les élections régionales organisées dans le Land de Mecklembourg-Poméranie-Occidentale, c’est un nouveau revers pour la chancelière allemande : le 4 septembre, dans cette région du nord de l’Allemagne où Mme Merkel est élue depuis 1990, la CDU était arrivée troisième, avec 19 % des voix, derrière le SPD (30,6 %) et le parti d’extrême droite Alternative pour l’Allemagne (AfD, 20,8 %).
Constitution d’une coalition
A Berlin, le recul de la CDU est certes moins spectaculaire, mais il devrait avoir pour premier effet de faire basculer le parti dans l’opposition. Mi-août, Michaël Müller a en effet annoncé qu’il entendait, en cas de victoire, constituer une nouvelle majorité, et donc mettre un terme à la coalition SPD/CDU qui dirigeait Berlin depuis 2011.
Au vu des résultats et des premières déclarations, l’hypothèse la plus probable devrait donc être la constitution, sous l’égide du SPD, d’une coalition comprenant à la fois les Verts et le parti de gauche radicale die Linke. Dimanche, les deux formations ont fait à peu près jeu égal mais, surprise, die Linke a fait un meilleur score que les Verts (15,6 % contre 15,2 %), dont les zones de force se situent quasi-exclusivement au coeur de la ville (Mitte, Kreuzberg…). Quoi qu’il en soit, la fin de l’alliance SPD/CDU, dans ce lieu symbolique qu’est la capitale fédérale, n’est pas une bonne nouvelle pour Mme Merkel, qui dirige elle-même un gouvernement de coalition avec le SPD.
Les limites de la mobilisation contre l’extrême droite
Avec 14,2 % des voix, l’AfD obtient certes un résultat inférieur aux derniers sondages, qui la créditaient de 15 % des voix. Mais, pour ce parti qui n’a été fondé qu’en 2013, ce score est un grand succès. Sa tête de liste à Berlin, Georg Pazderski, un ancien officier de 64 ans, n’a pas manqué de le faire remarquer. « Nous sommes passés de zéro à un résultat à deux chiffres », a-t-il ainsi déclaré, dès l’annonce des premiers chiffres, peu après 18 heures.
Pour l’AfD, ce résultat a d’ores et déjà une valeur symbolique particulière. Il montre d’abord que ce parti n’est pas seulement celui des territoires périphériques de l’ancienne Allemagne de l’Est, mais qu’il dispose d’une vraie audience dans la ville, Berlin, qui, plus que tout autre en Allemagne, symbolise l’ouverture au monde, le multiculturalisme et la tolérance. Il va permettre ensuite au parti de siéger dans différents conseils d’arrondissement, notamment dans trois quartiers pauvres de l’ancien Berlin-Est (Lichtenberg, Marzahn-Hellersdorf et Treptow-Köpenick), et donc à ses élus d’obtenir sans doute quelques postes de maires adjoints (le nombre est encore incertain). Pour une formation politique en quête de crédibilité, et dont l’objectif est à terme de gouverner, c’est là un point essentiel.
Mais le succès de l’AfD souligne aussi les limites de la très forte mobilisation contre l’extrême droite, telle qu’elle s’est exprimée par différents canaux dans les derniers jours avant le vote. A ce titre, il pose la question de l’efficacité d’une telle mobilisation, quand celle-ci se manifeste principalement par la dénonciation du danger « fasciste », argument utilisé notamment par Michaël Müller qui, à trois jours du scrutin, avait comparé l’AfD aux nazis sur sa page Facebook :
« 10 % ou 14 % pour l’AfD, est-ce sans importance ? Non. Ce serait perçu dans le monde entier comme le signe du retour de l’extrême droite et des nazis en Allemagne. Berlin n’est pas n’importe quelle ville. Berlin est une ville qui, de capitale de Hitler et de l’Allemagne nazie, est devenue un phare de la liberté, de la tolérance, de la diversité et de la cohésion sociale ».
Certes, la percée de l’extrême droite traduit sans doute la sensibilité d’une partie de l’opinion à des thèmes qui occupent aujourd’hui le devant de l’actualité en Allemagne, comme ailleurs en Europe (immigration, terrorisme, identité). Mais elle s’inscrit aussi dans un mouvement plus général, dont le scrutin organisé à Berlin est un symptôme éclatant, qui a pour principales victimes les partis au pouvoir et pour principaux bénéficiaires les partis qui n’y participaient pas.
Cela s’est vu ce dimanche, avec la progression importante de Die Linke, qui gagne 4 points par rapport à 2011, mais aussi à travers le score du parti libéral FDP, qui dépasse la barre des 6 % des voix (+ 4 %) et fait ainsi son retour au parlement régional, dont il avait été chassé en 2011, faute d’avoir obtenu les 5 % nécessaires pour y siéger.
Lire aussi : Accueil des réfugiés : Angela Merkel renonce à son fameux « Nous y arriverons »
REAZIONE:LA DUE ULTIME ELEZIONI IN GERMANIA,QUELLA DELLA TERRA NATALE DELLA MERCKEL E QUESTA DI BERLINO,MARCANO SIA LA CONFERMA DELLA PREDICA IN QUESTE PAGINE CONTRO LA MERCKEL SIA L’AVANZO DELLA NUOVA ERA IN QUEL PAESE.SONO DUE POSTI EMBLEMATICHE PER IL DISEGNO DI POTERE DELLA MERCKEL E SONO DUE POSTI DOVE IL POPOLO TEDESCO LI HA DETTO CHE SE NE DEVE ANDARE.COSI COME E’ IN TERRA E’ IN CIELO HA DETTO GESU,E… NESSUNO SCIOGLIA IN TERRA CIO CHE VIENE ALLACIATO IN CIELO:IL POPOLO TEDESCO HA DECISO CHE A BERLINO LA COALIZIONE DI GOVERNO SIA STATA DISSOLTA MANDANDO IL PARTITO DELLA MERCKEL ALL’OPPOSIZIONE,SARA QUESTO UN SEGNO CHE LA COALIZIONE DI GOVERNO,IN TUTTO SIMILE A QUESTA DI BERLINO,DEVA DISSOLVERSI E LA MERCKEL VADA A CASA?STAREMMO A VEDERE PERO MENTRE TANTO C’E’ DA DIRE CHE SONO DUE BUONE NOTIZIE CHE LA MERCKEL PERDA CONSENSI E CHE LA AfD AVANZI.E C’E DA DIRE SUBITO CHE MALGRADO QUESTA AfD NON SIA IDENTICA A QUELLA DELL’INIZIO E CHE ABBIA DATO UN PICCOLO GIRO VERSO IL POPOLISMO,RESTA UNA DESTRA ILLUSTRATA UNIVERSITARIA CHE RACCOGLIE MOLTE DEI CNCETTI DELLA NUOVA ERA E DELLA PREDICA IN QUESTE PAGINE ONLINE.E SE PENSIAMO CHE IL SUO SUCCESSO ODIERNO SIA IN PARTE DOVUTO ALLA OPPOSIZIONE VERSO LA PREDICA DI PORTE APERTE DELLA MERCKEL CON CERTA IMMIGRAZIONE RISULTA OVVIO CHE NON E’ UNA DESTRA PRO-NAZI O FASCISTA.E BISOGNA PARLARE CHIARO CONTRO L’IPOCRITA MANIPOLAZIONE DEL “POLITICAMENTE CORRETTO” DELLA POLITICA E DI CERTA STAMPA:DIFFICILE ACCUSARE DI XENOFOBIA ALL’AfD QUANDO IL VERO PERICOLO FASCISTA,TERRORISTA E PRO-NAZI INSORGE DI QUELLA IMMIGRAZIONE PROVENIENTE DELLE ZONE DI CONFLITTO ALLA QUALE IL PAPA BERGOGLIO E LA MERCKEL HANNO APERTO LE PORTE.FORSE LA XENOFOBIA SIA UN VALORE NEGATIVO PER SE,ASSOLUTO,PERO NESSUNO E’ OBLIGATO AD APRIRE LA PORTA A CHI PORTA STILE DI VITA E IDEOLOGIE APOCALITTICHE E VIENE A DISTRUGGERLO.
PER FINIRE BUONA NOTIZIA E’ IL SUCCESSO DELLA SPD A BERLINO PERO CATTIVA NOTIZIA E’ IL RITORNO DEI (NEO)LIBERALI E DEI COMUNISTI ESTREMISTI DEL DIE LINKE.
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19 SETTEMBRE 2016:LE PEN,FUMO NEGLI OCCHI DALLA STAMPA
-TITOLARE SU LE MONDE:
Marine Le Pen attend ses adversaires et se pose en candidate du « peuple »
La présidente du FN, qui se place dans la perspective du second tour de la présidentielle a prononcé, dimanche à Fréjus, un discours qui ratisse large.
Présidentielle : Marine Le Pen joue la carte de la modération en vue du second tour
David Rachline, « mariniste » sur toute la ligne
Marine Le Pen en quête d’une stratégie présidentielle
En savoir plus sur http:.lemonde.fr/#taqULjRrrttUABXh.99
REAZIONE:LA LE PEN HA PERSO BRUTTALMENTE LE ULTIME ELEZIONE AMMINISTRATIVE NON RIMPORTANDO NE MENO UNA REGIONE:CON QUALE CORAGGIO CI VENGONO A DIRE ORA CHE LA LE PEN RESTA UNA CANDIDATA VALIDA NON IMPORTA A CHI?E TANTO MENO AD UN SUCCESSO PRESIDENZIALE.SI TRATTA SOLO DI UN ALTRO ESSEMPIO DEL POTERE MANIPOLATRICE DI CERTA STAMPA CHE MANTIENE IN VITA CHI NON ALCUN TIPO DI CHANCE ELETTORALE.
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20 SETTEMBRE 2016:RENZI BUFFONE,RISPONSABILE DEGLI ATTACHI AGLI ITALIANI ALL’ESTERO
-SU THE HUFFINGTON POST:
huffingtonpost.it
Dopo Bratislava, l’attacco arriva da New York. Renzi continua ad affondare il colpo contro la Merkel Gabriella Cerami
Un attacco profondo: “Sulle parole siamo allineati con l’Europa, ma è sui fatti che si scarseggia”. Matteo Renzi da New York torna alla ribalta contro l’Unione europea: “Sull’immigrazione o si cambia o faremo da soli. Bruxelles ha sbagliato direzione”. Nella Grande Mela in occasione di un summit Onu organizzato da Ban Ki-moon, il premier italiano per la seconda volta in pochissimi giorni critica l’Ue, rea di non farsi carico delle sue responsabilità e di aver tradito quanto detto durante i vertici di Berlino e Ventotene: “L’Europa se non cambia è solo un museo, invece penso che sia un laboratorio, una priorità per le nuove generazioni”. E quando Renzi parla di cambiamenti fa riferimento al nodo di fondo, ovvero il patto di stabilità che secondo il premier va riformato. Su questo tema punta l’Italia, che intende essere capofila dei Paesi del Mediterraneo e che ora più che mai vuole imporsi nel panorama europeo. Proprio adesso che, non sfugge a Palazzo Chigi, Angela Merkel è nel pieno della sua parabola discendente mentre François Hollande ha un ruolo più marginale.
Così Renzi non perde l’occasione per rispondere polemicamente e anche in modo ironico al governatore della Bundesbak, Jens Weidmann, che in un’intervista a La Stampa ha criticato le richieste di flessibilità che il governo italiano avanza da tempo: “Credo che il governatore della banca centrale tedesca abbia un compito abbastanza ingrato e difficile. A lui va tutta la mia solidarietà perché il suo compito è affrontare la grande questione delle banche tedesche. Facciamo il tifo perché riesca ad affrontarla. Il più affettuoso abbraccio di buon lavoro per i problemi delle banche tedesche”. Come a voler dire che l’Italia non prende lezioni dalla Germania, soprattutto adesso che Merkel non ha il vento a favore. In fondo è stata la stessa cancelliera a commentare “l’amaro risultato” ammettendo che la sconfitta delle Cdu a Berlino ha una “componente regionale” e motivi locali, “ma non solo: sono presidente del partito, non mi sottraggo alla responsabilità e ovviamente mi assumo la parte di responsabilità che spetta come cancelliera e presidente del partito”. Senza nascondersi, Merkel ha ammesso errori nella gestione della crisi umanitaria dei migranti che l’anno scorso portò all’apertura straordinaria delle frontiere e all’ingresso in Germania di 1,1 milioni di profughi nel 2015. “Se potessi, tornerei indietro di molti, molti anni” per evitare quello che avvenne: “A lungo non abbiamo avuto la situazione sotto controllo”.
In una New York blindata dopo l’attentato a Chelsea, c’è da un lato una debole Angela Merkel che fa mea culpa, e un Renzi dall’altro che passa all’attacco e prova a conquistare terreno. Se venerdì a Bratislava era stato il grande assente della conferenza tenuta dalla cancelliera tedesca e dal presidente francese, a New York il presidente del Consiglio approfitta di un punto stampa per lanciare un nuovo affondo contro Bruxelles e sul tema degli immigrati al premier saltano i nervi: “A Bratislava si sono fatte tante parole ma non siamo stati in grado di dire parole chiare sul tema africano. Siamo arrivati a un documento in cui di Africa non c’era neppure il nome. Ecco perché, con un eufemismo, non l’abbiamo presa benissimo. Il presidente della commissione Ue Juncker dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti. L’Italia farà da sola, è in grado. Ma questo è un problema per l’Ue”. Quindi il premier entra nel merito dei metodi per affrontare la questione, in primis la riforma del sistema degli Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati: “Dobbiamo trovare un meccanismo diverso” sulla gestione dei migranti. L’intervista del sindaco di Milano Beppe Sala, che ha chiesto al governo di “cambiare politica sull’immigrazione”, “è uno stimolo – dice Renzi – ne avevamo già parlato a Milano e non ci prende alla sprovvista, lo prendiamo in maniera positiva. Pone un tema vero anche perché, come noto, i comuni che accolgono sono circa il 10%. Il sistema degli Sprar può essere ridiscusso”.
Apre quindi al sindaco Pd ma continua ad attaccare l’Ue e la Germania. Per il premier italiano vanno anche rivisti i trattati: “Il problema oggi è se gli accordi sono cose messe lì, scritte con l’inchiostro simpatico. Se invece sono questioni concrete noi siamo pronti a lavorare con l’Europa. L’Italia – ribadisce ancora Renzi – è in grado di fare da sola. I numeri che abbiamo di migranti sono molto bassi rispetto a Libano, Giordania. Stiamo parlando di 150.000 persone. E io pensavo che l’Europa avesse un’anima”. I toni sono questi e con l’Europa lo scontro è sempre più aperto.
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REAZIONE:RENZI BUFFONE,LA PROPOSTA AFRICANA E’ UNA BUFFONATA COPIA DELLA SOLUZIONE AUSTRALIANA O TURCA DEL PROBLEMA DEI PROFUGHI CHE NON HA NESSUNA POSSIBILITA DI SUCCESSO IN QUANTO CONTENZIONE DELL’IMMIGRAZIONE “CLANDESTINA” E CHE SOLO SI TRATTA DI UNA FUGA IN AVANTI PER MASCHERARE LA “GAFFE-COPIONE”.L’ITALIA DEVE FARSI RISPONSABILE DELL’IMMIGRAZIONE MASSIVA PROVENIENTE DELLE SUE EX-COLONIE E TRANSFERIRLA AGLI EUROPEI. PERO RENZI NON HA IDEE PROPIE,E ORA SI HA FATTO RISPONSABILE ANCHE DELL’ATTACO A DUE ITALIANI ALL’ESTERO.PENSI PIU TOSTO CHE CHIEDERE SOLDI PER IDEE STRAMBE A METTERSI ACCANTO ALLA FRANCIA E COMBATTERE IL TERRORISMO AFRICANO,PROPIO IN MALI.ORA E’ COINVOLTO IN QUESTA GUERRA SI SOLIDARIZZI O NON CON HOLLANDE NE SUBIRA LE CONSEGUENZE DELL SUE LIRICHE BAMBINATE SULL’EUROPA NELLA SORTE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO.LO VENGO DENNUNCIANDO DA TEMPO:GLI ITALIANI MUOIONO ALL’ESTERO MENTRE LUI FA IL GLOBE-TROTTER PORTANDO IL SUO LIRISMO FARFALLONE DA PER TUTTO.GOVERNARE UN PAESE NON E’ FARE IL BRAVO CHIERICHETTO O IL GUIDA BOY SCOUT.LO IMPARERA CON DOLORE:E’ RISPONSABILE DELLA SORTE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
-APPENDICE 1:COMMENTO DA UN LETTORE SULL’ARTICOLO DI LA REPUBBLICA INTITOLATO:
Libia, rapiti due tecnici italiani e un canadese. Farnesina, nessuna rivendicazione
LO PUOI LEGGERE QUI: http:repubblica.it/esteri/2016/09/19/news/stampa_turca_rapiti_due_italiani_in_libia-148112002/?ref=HRER3-1
I COMMENTI DEI LETTORI
13 ore fa
gepgen
renzi proprio oggi ha detto all’ onu che, per quanto riguardava la libia , se la sarebbe vista da solo .
ok,rensi,è la tua volta
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APPENDICE 2:
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Esteri
ANSA
Articolo tratto dall’edizione in edicola il giorno 20/09/2016.
Tecnici rapiti, Renzi cancella tutti gli impegni all’Onu
A New York task force con Gentiloni e Minniti. Poi il premier bacchetta l’Ue sui migranti: faremo da soli. Mogherini: stiamo trasformando parole in fatti
La crisi degli italiani rapiti in Libia irrompe sulla visita di Matteo Renzi all’Assemblea Generale dell’Onu, proprio nel giorno in cui il premier scuote l’Europa per l’inerzia su migranti e rifugiati. Il capo del governo quindi annulla tutti gli appuntamenti ufficiali già previsti al Palazzo di Vetro, incluso l’incontro bilaterale col segretario generale Ban Ki-moon, per concentrarsi sulla nuova emergenza col ministro degli Esteri Gentiloni e il sottosegretario delegato ai servizi Minniti. La …continua
-APPENDICE 3:RENZI E POLITICA ECONOMICA,FLESSIBILITA PER FLESSIBILITA
-SU LA STAMPA:
lastampa.it
Conti pubblici, l’Ue riapre la partita Alessandro Barbera
Chi vuole mantenere le regole esattamente come sono e farle rispettare con il massimo rigore. Chi è per lasciarle immutate, ma applicarle con più flessibilità. C’è poi chi vuole cambiarle, migliorandole. E infine c’è chi vuole farle sparire del tutto. A quindici mesi dalla sua scadenza, che coincide con la sua “cristallizzazione” nei trattati europei, il Fiscal Compact è un cantiere aperto.
Le dichiarazioni rese venerdì a Bratislava da Matteo Renzi dimostrano che la partita è iniziata e sembrano inserire l’Italia nell’ultima delle categorie sopra elencate. Ma la questione è molto complessa e anche se la partita si gioca su un terreno tecnico, gli schemi in campo sono politici. Ne sono ben consapevoli ai piani alti della Commissione e del Consiglio, che ancora ieri mostravano stupore per l’atteggiamento tenuto dal premier italiano nella conferenza stampa post-vertice. Molto diverso, a loro dire, da quello più conciliante mostrato durante la riunione dei 27 capi di Stato e di governo.
Il Fiscal Compact («Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria») fissa le regole di finanza pubblica (pareggio di bilancio, tetto del 60% nel rapporto debito/Pil e del 3% in quello deficit/Pil). Si tratta di un accordo intergovernativo, che dovrà essere incorporato nei trattati europei “entro cinque anni” dalla sua entrata in vigore, avvenuta il 1° gennaio 2013. Dunque entro il 1° gennaio del 2018. È per questo che il tema terrà banco nell’agenda europea in questi ultimi mesi del 2016 e in tutto il 2017. Un periodo in cui sono fissate importanti scadenze elettorali: il referendum in Italia (autunno 2016) e le elezioni politiche in Olanda, Francia e Germania (2017). Guarda caso, proprio i Paesi dei principali protagonisti di questa partita.
Una settimana fa, a Bratislava, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem è tornato sulla questione. L’olandese, un socialdemocratico con la fama di “falco”, ha aperto a un cambio delle regole. Vuole un Patto «più prevedibile, più semplice e più comprensibile». Così, al termine della riunione di venerdì scorso nella capitale slovacca, ha preannunciato che una proposta dell’Eurogruppo potrebbe arrivare già a dicembre. Ma poche ore dopo il tema è sparito dall’agenda dell’Ecofin. La Germania non vuole cambiare le regole e punta a far inserire il Fiscal Compact così com’è nei trattati europei.
Le pressioni tedesche hanno dunque evitato un approfondimento della discussione. Anche il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è contrario a una revisione del Patto. Ma a differenza dei tedeschi è convinto che serva un’applicazione più morbida, con una “flessibilità intelligente”. Più controversa la posizione dei francesi: la “necessità elettorale” di chiedere regole meno severe fatica a trovare fiato nel ritrovato, e stretto, abbraccio con Berlino.
Il ministro italiano Pier Carlo Padoan – che ha una sponda nella presidenza slovacca – ci teneva ad andare avanti. Anche perché al Tesoro sono convinti che una discussione sulla revisione delle regole del Patto per il futuro possa aiutare a ottenerne un’interpretazione meno restrittiva nell’immediato. Ma la strategia di Renzi, ora, sembra diversa: il Fiscal non va modificato, bisogna proprio uscirne. Come gli ha ricordato però ieri Renato Brunetta, l’Italia resterebbe comunque vincolata alle altrettanto rigide regole previste del Six Pack e del Two Pack. «L’unico vincolo di cui ti libereresti – ha detto l’ex ministro di Forza Italia rivolgendosi al premier – sarebbe quello dell’equilibrio di bilancio, se non fosse che l’abbiamo inserito nella nostra Costituzione».
REAZIONE:RENZI CHE NON HA I VOTI PER GOVERNARE L’ITALIA HA CREDUTO CHE CON I VOTI ALLE EUROPEE ERA PRONTO,COME BERLUSCONI AL SUO TEMPO,PER CONQUISTARE L’EUROPA E ALTRO NON HA FATTO CHE IL RIDICOLO PORTANDO SUL CONTINNET IL SUO LIRISMO IRRESPONSABILE.
LO HA FATTO IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE E ORA SULL’ECONOMIA:PIU TOSTO CHE CHIEDERE IRRESPONSABILMENTE DI TRASGREDERE GLI ACCORDI SUL FISCAL COMPACT PENSI A SMETTERLA CON LA FLESSIBILITA NEOLIBERALE A SCAPITO DEL LAVORO E LE TASCHE ITALIANE.QUELLO DEL TITOLO.
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20 SETTEMBRE 2O16:CONTRO IL MAL TRATTO ANIMALE,GIOCHIAMO VEGANISMO
-TITOLARE SU LE MONDE:
Abattoirs : pour lutter contre la maltraitance, les députés veulent imposer le contrôle vidéo 5
La commission d’enquête parlementaire sur les abattoirs dévoile, mardi, 65 propositions pour améliorer le bien-être des bêtes et les conditions de travail des salariés.
Plaidoyer pour le véganisme 27
Enquête chez les forçats des abattoirs
En Suède, un abattoir mobile se déplace de ferme en ferme
Mordus de viande malgré tout
En savoir plus sur http:.lemonde.fr/#BWGLcqFXCMZS2YZk.99
-E COSI SU LE FIGARO:L’installation de caméras de vidéosurveillance préconisée dans les abattoirs
VIDÉO – Le rapport de la commission d’enquête sur les conditions de mise mort des animaux, créée après la diffusion de vidéos chocs, a été présenté mardi. Parmi les 65 propositions formulées figurent la vidéosurveillance obligatoire, la création d’un comité national d’éthique ou encore un renforcement de l’arsenal juridique.
REAZIONE:LE MUCCHE HANNO DIRITTO A BEN VIVERE E UNA MORTE INDOLORA E LA CARNE ROSSA PORTA CANCRO,EVITIAMOLA.GIOCHIAMO PRO DIETA MEDITERRANEA AUTENTICA E VEGANA.
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-21 SETTEMBRE 2016:BERGOGLIO MINIMIZZA
-TITOLARE SU LA RPUBBLICA:
Il Papa ad Assisi foto
“Il terrorismo è nulla rispetto a una guerra ”
Il Papa ad Assisi foto
“Il terrorismo è nulla rispetto a una guerra”
L’arcivescovo di Canterbury:”Ponti per battere il terrore ”
dal nostro inviato PAOLO RODARI
REAZIONE:INACETTABILE MINIMIZAZZIONE DEL TERRORISMO
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-21 SETTEMBRE 2016:PROFUMO DI GUERRA FREDDA
-SU LA REPUBBLICA:
Obama: “Accordo tra 50 paesi per accogliere 360mila rifugiati”
Attacca Putin: “Cerca gloria con la forza”vd
Renzi: Italia aumenterà risorse del 30%vd
Video “No al razzismo, concetto ormai superato”
-APPENDICE 1:SIETE TUTTI FRANCESI
-TITOLARE LE FIGARO:
Hollande à NewYork : «On that day we were all Americans, but today you are all French»
Le président de la République a reçu le prix «d’homme d’État de l’année» à NewYork. Cette distinction est remise depuis 10 ans par la Fondation «Appeal of Conscience». L’occasion de rendre hommage à son allié américain dans la lutte contre le terrorisme.
International le 20/09/2016 à 09:38
-APPENDICE 2:PACE E LIBERTA
-TITOLARE LE FIGARO:
François Hollandea reçu le prix de “l’Homme d’Etat de l’année”
François Hollande était lundi à NewYork. Il y a reçu le prix de l’« Homme d’Etat de l’année » de la part de la fondation américaine Appeal of conscience. Cette distinction “honore les dirigeants qui soutiennent la paix et la liberté”.
Videos a la Une le 20/09/2016 à 07:46
-APPENDICE 3:HOLLANDE DEMANDE….
-TITOLARE LE FIGARO:
ONU : Hollande demande à la Russie de «forcer la paix» en Syrie
VIDÉO – «Cette tragédie syrienne sera devant l’Histoire une honte pour la communauté internationale si nous n’y mettons pas fin rapidement », a lancé François Hollande, mardi, lors de l’assemblée générale des Nations-Unies.
-APPENDICE 3:L’AVETE VISTO?CHEF DE GUERRE
-TITOLARE LE FIGARO:
À NewYork, François Hollande s’habille en chef de guerre
L’opération française qui a frappé, dimanche matin, un camp d’entraînement de Daech en Syrie, permet à la France de tenter de peser sur la scène diplomatique à la veille d’intenses tractations attendues en marge de l’Assemblée générale de l’ONU.
International le 27/09/2015 à 20:03
22 SETTEMBRE 2016:ROMA CITTA APERTA,NO ALLE OLIMPIADI
-TITOLARE LA REPUBBLICA:
Roma, Raggi ufficializza il no alle Olimpiadi Coni, ultime mosse. Delrio: “E’ finita ” video
Roma, Raggi ufficializza il no alle Olimpiadi
Coni, ultime mosse. Delrio: “E’ finita” video
“Sarebbe da irresponsabili. No ai debiti, lobby e cemento”
Virginia ritarda: “Era in trattoria”. Malagò va via: “Scortese” vd
di TOMMASO CIRIACO, FULVIO BIANCHI, LAURA VENUTI e GIOVANNA VITALE
Articoli correlati
Il presidente del Coni: “Meritavamo maggiore rispetto” / “Persa credibilità”
Firmata intesa con Delrio, nella capitale nascerà il Grab: una ciclovia di 44 chilometri
-E COS SU YOU TUBE:
-E’LAMBIENTE?–
REAZIONE:CHE ROMA,CREATRICE DEL PANE E CIRCO RINNUNCI ALLE OLIMPIADE E’ DI PER SE UNA DEFINIZIONE DELLA LINEA POLITICA DELLA NUOVA SINDACO,E NON FA DIFFERENZA SE SONO STATI I GRECI A INVENTARE I GIOCHI OLIMPICI.BISOGNAVA FARLA FINITA CON L’INDEGNO SPETTACOLO DELLLE CORROTTE CLASSI DRIGENTI NEOLIBERALI DEL COMITE OLIMPICO E DELLA FIFA.PIENO SOSTEGNO PER PARTE DELLA NUOVA ERA ALLA DECISIONE DELLA RAGGI,SI HA APERTO UNA NUOVA ERA DI COME FARE POLITICA,L’ITALIA SIA PAESE DI CULTURA E NON DI POPOLISMO ALLA BERLUSCONI.HA MANGIATO TROPPO VIRGINIA?BUON APETITTO.
GRAZIE VIRGINIA!
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-IL GIORNO DOPO:A ROMA GUELFI E GIBELLINI
-SU LA REPUBBLICA:
Olimpiadi, Renzi: “M5s ammette che non sa cambiare le cose”. Malagò: “La strada non è un piano B”
Il presidente del Coni all’indomani del no di Raggi. Di Battista: “Da lui parole da coatto”. La replica: “La mia vita dice altro”. Baciamano alla sindaca durante la presentazione di Euro 2020. Il Comune: “Se citati per danno erariale reagiremo”
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22 settembre 2016
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Olimpiadi, Renzi: “M5s ammette che non sa cambiare le cose”. Malagò: “La strada non è un piano B”
Giovanni Malagò fa il baciamano a Virginia Raggi
“Formalmente non è finita, ma nella sostanza quando un’amministrazione comunale fa venire meno la candidatura è chiaro che questo non è visto bene dalla comunità internazionale”. Parla così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai microfoni di “Radio Anch’io” su Radio1, all’indomani della decisione di Virginia Raggi, sindaca di Roma, di dire no alla candidatura per le Olimpiadi del 2024.E aggiunge: “Oggi qualsiasi opera pubblica richiede un investimento, questa Amministrazione comunale aveva il diritto e il dovere di supervisionare, alla Raggi abbiamo detto ‘assumiti la governance e governa il processo'”. E a proposito della possibilità di procedere con un altro iter per salvare la candidatura di Roma nel caso in cui poi arrivasse l’atto formale e politico dell’assemblea capitolina aggiunge “Teoricamente ci sarebbero diversi piani B. Ma dal primo giorno ho sostenuto che questa non è la strada giusta, non è corretto, non è elegante e credo sia una cosa non da fare e non lo faremo. Ci adegueremmo ad una decisione che comunque consideriamo ingiusta e sbagliata”. “Baciamano alla Raggi? E’ un fatto di educazione, chi mi conosce sa che lo faccio da sempre con le donne con cui non ho confidenza” ha detto Malagò.
Renzi: “Giochi vicenda amara ma chiusa”. In serata, poi, sui Giochi arriva anche la presa di posizione del premier Matteo Renzi: “Credo che sia chiusa, dipenderà dal consiglio comunale ma se il sindaco ha scelto il no immagino che abbia la maggioranza con lei. Nessuno intende fare le Olimpiadi contro l’amministrazione comunali. In campagna elettorale se non sbaglio Virginia Raggi si era impegnata a fare un referendum ma la titolarità della decisione è sua, del sindaco e del consiglio comunale. Rispetto e in bocca al lupo”. “È come se i grillini ammettessero che loro non riescono a cambiare le cose – ha aggiunto – Ieri hanno festeggiato Los Angeles e Parigi e hanno pianto non solo quelli del Coni, ma anche gli sportivi. Detto questo rispetto per il sindaco se la Raggi dice no, va bene così. Se la Raggi dice no alle Olimpiadi, prendiamo atto e parliamo di altro”, ha concluso il premier. “Anche sulla vicenda degli assessori non ho mai fatto polemica con il sindaco di Roma perché lei ha vinto le elezioni e io faccio il tifo per l’Italia: se Roma va bene son contento, se va male mi spiace”
Roma 2024, Malagò: “Persa credibilità, speriamo di andare avanti”
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I prossimi passi del Comune. “Se verremo citati per danno erariale reagiremo”. Così fonti qualificate del Campidoglio all’Ansa spiegano la linea che adotterà il Comune nel caso il Coni avvii un’azione dopo l’approvazione in Aula della mozione sul No alle Olimpiadi. Secondo quanto si apprende gli uffici capitolini, nel caso “di una notifica di azioni legali contro il Campidoglio da parte del Coni”, predisporranno una difesa percorrendo azioni legali a loro volta. Prima la mozione da votare in Aula per dire no alle Olimpiadi e poi una lettera della sindaca Virginia Raggi al Cio per esplicitare il no dell’amministrazione capitolina alle Olimpiadi che rovescia il si deciso durante la giunta di Ignazio Marino. Questi gli step che ora il Campidoglio prepara per chiudere la partita Roma 2024.
Roma 2024, Malagò: “Per Di Battista sono un coatto? La mia vita dice altro”
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Il premier manda Lotti . E nemmeno il presidente del Consiglio ha incontrato oggi il presidente del Coni. All’incontro previsto per oggi, il premier ha mandato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti. “Non ho incontrato Renzi – spiega poi Malagò – Non c’è nessun retroscena nella visita di questa mattina a Palazzo Chigi, l’avevamo fissata da molte settimane: con il presidente della Federcalcio siamo andati a presentare al sottosegretario Lotti il nuovo presidente dell’Uefa Ceferin. Non c’è nessuna altra versione”.
Il baciamano alla Raggi. Malagò e la sindaca si ritrovano nel pomeriggio nella Sala delle Armi, al Foro Italico, dove è in corso la presentazione della tappa romana di Euro2020. Il presidente del Coni ha salutato Virginia Raggi con il baciamano . Il numero uno dello sport italiano e la sindaca di Roma sono però seduti distanti. “Facciamo dopo la presentazione, altrimenti arriviamo in ritardo e non si può fare”. Dopo le polemiche per il ritardo della sindaca di ieri in Campidoglio, è con questa battuta che il presidente del Coni Giovanni Malagò ha dribblato i cronisti arrivando presso la Sala delle Armi, dove si tiene la conferenza stampa su Euro2020. “Un altro incontro con la Raggi? In agenda non abbiamo nulla, certo siamo persone educate ma onestamente non mi aspetto un altro invito. Portare rispetto al mondo dello sport è però indispensabile: questo è un mio dovere ricordarlo”.
Olimpiadi, Raggi: “Da irresponsabili dire si”
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Di Battista: “Malagò un coatto” “Malagò ha detto alla Raggi: ‘le consiglio di non presentare la mozione’ perchè ‘gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilita. Se non sapessimo che si tratta di parole di un semplice coatto potremmo quasi scambiarle per un minaccia. Virginia Raggi e il M5S sono stati votati al ballottaggio dal 67% dei romani”. Scrive su Facebook il deputato Alessandro Di Battista, componente del Direttorio del M5S. “La stessa Raggi dichiarò in campagna elettorale che ‘oggi pensare ai giochi e’ da criminalì. Malagò andò su tutte le furie, pare che abbia detto a un suo collaboratore ‘aho areggime er giacchetto’ – prosegue Di Battista .
La replica: “La mia vita dice altro”. “Per Di Battista
sono un coatto che minaccia? Me l’hanno riferito, anche i miei amici più cari mi hanno detto tante cose, affettuose e ironiche, ma onestamente non penso di essere un coatto. Penso che la mia vita e il mio stile dicano qualcosa di diverso, ma anche su questo rispettiamo le opinioni di tutti”. Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a chi questa mattina gli chiedeva un commento alle dichiarazioni dell’esponente del movimento 5 stelle.
REAZIONE:CAMBIARE PER COSA?CAMBIARE NON E’ UN AXIOMA.O SI CAMBIA PER MEGLIO O MEGLIO NON CAMBIARE.VIA I LAMPIUNI DA DUE SOLDI.
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25 SETTEMBRE 2016:E’ TROPPO
-SU LA STAMPA:
Paragona la comunità Lgbt ai nazisti, bufera sul vignettista
In Australia si lavora per un referendum sulla legalizzazione dei matrimoni omosessuali e la satira di Bill Leak non è piaciuta a tutti
22/09/2016
simone vazzana
Tempi duri per i vignettisti satirici. Dopo i disegni di Charlie Hebdo sul terremoto del centro Italia, questa volta tocca all’Australia fare i conti con la libertà d’espressione.
Il “The Australian”, giornale in mano a Rupert Murdoch, si è presentato in edicola lunedì scorso con una vignetta firmata da uno dei suoi artisti di punta, Bill Leak. Il disegnatore ha paragonato la comunità LGBT alle truppe naziste. Ci sono dei soldati, rappresentati con i colori dell’arcobaleno (simbolo della comunità Lgbt), che marciano con tanto di mazze chiodate sulla scritta “Waffen-SSM”. Gioco di parole che collega lo sforzo per un riconoscimento del diritto al matrimonio egualitario alle azioni delle truppe (“Waffen”) delle SS (acronimo che si trasforma in “SSM”, “same-sex marriage”, ossia “matrimoni dello stesso sesso”).
Le critiche sono state tantissime e non è la prima volta che Leak diventa un bersaglio. Il 4 agosto scorso il direttore editoriale del “The Australian”, Paul Whittaker, è stato costretto a prendere pubblicamente le difese del vignettista dopo un disegno sugli indigeni, considerato razzista.
Su Twitter, Leak è stato scaricato anche dai colleghi. Su tutti, David Pope. Il vignettista ha ricordato la figura di Richard Grune, artista omosessuale tedesco sopravvissuto alla marcia della morte di evacuazione di Flossenbürg. Finita la guerra, Grune ha deciso di ritrarre episodi della prigionia in numerose litografie, richiamate su Twitter proprio da David Pope, che ha aggiunto: «Richard Grune sarà ricordato molto più a lungo di Bill Leak».
I matrimoni omosessuali in Australia
La vignetta affonda in un contesto politico e sociale delicato. In Australia, infatti, si discute per legalizzare i matrimoni omosessuali. Il primo ministro Malcolm Turnbull, leader dei conservatori, aveva promesso un referendum entro la fine dell’anno in caso di successo alle elezioni. Turnbull quelle elezioni le ha vinte lo scorso luglio e sta cercando di fissare il referendum a febbraio 2017, nonostante le resistenze del Labor Party.
Sembra che il governo sia disposto a spendere 15 milioni di dollari per finanziare gli attivisti pro e quelli contro, al fine di portare a termine le campagne per il sì e per il no. Ipotesi che scatenato le proteste di tante associazioni, timorose di assistere a una comunicazione da far west. Senza regole, ma con tanti insulti.
Ue, vertice a tre senza RenziIl premier: “Un avvertimento”Berlino precisa: “Nessuna discriminazione”dalla corrispondente TONIA MASTROBUONI e di GOFFREDO DE MARCHIS-TITOLARE LA REPUBBLICA 2:RISPOSTA REP
Perché l’Europa ha detto no alla flessibilità chiesta da Renzi?
Risponde Marco Patucchi
-TITOLARE LA REPUBBLICA 3:Ue, Bonanni: “Renzi, il grande assente: troppe critiche per far parte del direttorio”
-TITOLARE HUFFINGTON POST:
BYE BYE MISTER RENZI
Mercoledì incontro a Berlino tra Merkel, Hollande e Juncker senza il premier italiano
*Commenti
*| Matteo Renzi
-TITOLARE HUFFINGTON POST 2:
BYE BYE MR RENZI – Mercoledì vertice Merkel-Hollande-Juncker. Non invitato il premier italiano. Direttorio addio?
REAZIONE:RENXIT,OVVERO BERLUSCHEXIT II.IO QUESTA PELLICOLA L’HO GIA VISTA:IL NOSTRO “GIULIO CESARE CONQUISTATORE DELLE GALIE”,COME BERLUSCONI POI GRIDERA AL COMPLOTTO MA NON AVRA NE MENO LUI CAPITO PERCHE SE NE DEVE ANDARE NE CHI COMMANDA IN EUROPA.IN SOMMA NON AVRA CAPITO UN BEL NIENTE.
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-APPENDICE:IL GIORNO DOPO, DA VIENNA
-TITOLARE LA REPUBBLICA:
Rifugiati, Merkel: “Ne accoglieremo centinaia al mese da Italia e Grecia”
La cancelliera: accordi anche con Egitto e altri Paesi
-LA NOTA COMPLETA:
Migranti, Merkel: “Stringeremo accordi con Egitto e altri Paesi africani”
Dal summit di Vienna con undici Stati coinvolti dal fenomeno della migrazione: “La Germania accoglierà ogni mese da Italia e Grecia centinaia di profughi con il permesso di soggiorno. Contrasteremo l’illegalità”
24 settembre 2016
La cancelliera tedesca Angela Merkel (afp)
VIENNA – Stringere accordi con i Paesi africani e repingere gli immigrati illegali. La cancelliera tedesca Angela Merkel, dal summit di Vienna con 11 Paesi direttamente interessati dall’emergenza migranti – molti dei quali situati lungo la ‘rotta balcanica’ – ha annunciato che accordi simili a quello con la Turchia sui migranti verranno conclusi dall’Ue con l’Egitto e con altri Paesi dell’Africa ma con Pakistan e Afghanistan. Ha sottolineato inoltre che è necessario intensificare l’opera di respingimento di coloro che non hanno diritto all’asilo: “Noi vogliamo contrastare l’illegalità nel suo complesso e rafforzare la legalità”.
Al termine dell’incontro Merkel ha detto che probabilmente l’agenzia Frontex allargherà le sue competenze. La Grecia, ha aggiunto, “si è detta disponibile a fornire assistenza per il controllo della frontiera con la Macedonia, e altri Paesi hanno mostrato forte interesse al riguardo. La Germania accoglierà ogni mese da Italia e Grecia centinaia di profughi con il permesso di soggiorno”. La Merkel ha sottolineato la “necessità di bloccare l’immigrazione illegale al confine della Ue, assicurando a Italia e Grecia ulteriori aiuti. “La Ue ha fatto notevoli passi avanti nella lotta all’immigrazione illegale, e molto è stato fatto rispetto alla situazione di un anno fa” ha detto la cancelliera.
A marzo la chiusura della “rotta dei balcani” su iniziativa austriaca e la firma di un accordo controverso di reinvio dei migranti tra Ue e Turchia ha portato a una riduzione del numero degli arrivi via Mediterraneo. Secondo l’Unhcr, alto commissariato Onu per i rifugiati, sono circa 300mila i migranti che hanno attraversato finora il Mediterraneo nel 2016, per arrivare principalmente in Italia. Nello stesso periodo del 2015 erano 520mila, mentre nel 2014 erano oltre 216mila
La denuncia in una inchiesta di un giornale del Canton Ticino su molti esponenti locali di destra promotori e vincitori del referendum: hanno arruolato quegli stessi “padroncini” frontalieri che demonizzano
di FRANCO ZANTONELLI
09 marzo 2014
Vizi privati e pubbliche virtù della destra del Canton Ticino. La stessa che, giusto un mese fa, con una campagna battente contro i frontalieri italiani, riuscì a far passare, con oltre il 68 per cento dei voti, il referendum anti-stranieri tenutosi in Svizzera. Oggi i leader della Lega dei Ticinesi, dell’Unione Democratica di Centro, ma anche alcuni Comuni da loro amministrati si ritrovano tra coloro che non hanno lesinato, tra il 2011 ed il 2012, ad impiegare una categoria, quella dei “padroncini”, sempre italiani ovviamente, altrettanto demonizzati dei frontalieri.
Questi piccoli artigiani, che vengono da oltre confine ad effettuare lavori a metà prezzo, sono stati assoldati, secondo quanto rivela il settimanale elvetico Il Caffè, dalla società Bilsa del leader della Lega dei Ticinesi, Attilio Bignasca, “per posare delle piastrelle nel Comune di Morbio”. “Proprio quel Bignasca -denuncia il Caffè -che dalle pagine del giornale del suo movimento invita i lettori a un safari fotografico a caccia di padroncini”. Con il risultato che, nel Canton Ticino, basta guidare un furgoncino con targa italiana, per correre il rischio di finire nella carrellata fotografica del giornale leghista.
Ma a utilizzare i padroncini è stato anche un altro noto leghista, Michele Barra, oggi scomparso, per pochi mesi ministro dell’Ambiente del Canton Ticino. A sue spese Barra effettuò, tra l’altro, uno studio sull’impatto negativo degli artigiani italiani sull’economia ticinese. Il che non gli impedì, nel 2011 e nel 2012, di ricorrere alle loro prestazioni per la sua impresa edile.
Nell’elenco di 628 pagine dei fruitori dei servizi dei “padroncini” figura pure uno psichiatra, Orlando Del Don, che contro quella categoria di piccoli imprenditori ha il dente più che avvelenato. Eppure Del Don, deputato al Parlamento ticinese per l’Unione Democratica di centro (ovvero il partito che ha lanciato e vinto il referendum del 9 febbraio), “per il montaggio di pareti mobili e lavori urgenti sulle linee telefoniche della sua clinica diurna si è affidato a due imprese “italiote” – per usare il termine sprezzante utilizzato dal suo partito e dalla Lega. Pure nel Comune di Chiasso, dove impera un’altra personalità legista, Roberta Pantani, assessore e Deputata al Parlamento federale, si è ricorso ai “padroncini” per la manutenzione del campo di bocce. Sempre la Pantani, titolare di una ditta di pavimentazioni stradali, sarebbe ricorsa a degli asfaltatori
italiani per dei lavori a Lugano. E dire che ieri, proprio per rendere omaggio al patriottismo ticinese, è sceso, da Zurigo Christoph Blocher, leader carismatico della destra svizzera. Chissà se è al corrente della doppia morale di questi svizzeri del sud.
REAZIONE:NON ESSATTAMENTE MA L’EQUAZIONE POLITICA DEL CANTON TICINO,UN POSTO CHE CONOSCO E ADORO(1)POTREBBE FORMULARSI COSI:LEGA VERSUS LEGA,UDC VERSUS UDC.L’UDC “ITALIANO”(SI FA PER DIRE)E’UNA CREATURA CHE PRETENDE RAPRESENTARE UNA CERTA PARTE DEL PENSIERO DELLA NUOV ERA.E CIO’E UNA DESTRA COSI DETTA “MODERATA”,QUELLO CHE IO HO CHIAMATO IL CENTRO-CENTRO,MA L’UDC NOSTRANO NON E’ NUOVA ERA E NON LA RPRESENTA.
L’UNIONE EUROPEA ESSISTE?
(1)LA PRIMA VOLTA CHE ATTRAVERSAI IL CONFINE E ENTRAI NELLA VIZZERA FU NELL’ANNO 1981.ERA DICEMBRE,ERO SUL POSTO LETTO DI UN TRENO DIRETTO A PARIGGI E PARTITO DA PADOVA.MI SVEGLIAI VERSO LE 5 AM E SUL LAVABO HO VISTO DALLA FINESTRA LA NEVE PER LA PRIMA VOLTA DOPO 25 ANNI.IL PAEASGGIO DI MONTAGNA SULLA VEGETAZIONE DELLA CAMPIGNA SVIZZERA MI FECE ANDARE IN ESTASI.ERO EMOZIONATO DA QUEL MOMENTO.UN ANNO DOPO ATRAVERSAI IL CONFINE IN MACCHINA SULLA SVIZZERA ITALIANA E LA EVIDENTE DIFFERENZA CON L’ITALIA MI FECE DIRE CHE LA SVIZZERA ERA UN PAESE DA MERAVIGLIA,DI GIOCATTOLO E CHE SE LA PERFEZIONE CIVILE AVEVA UN NOME ERA SVIZZERA,UN PAESE CHE NON SEMBRAVA REALE MA DA FAVOLA.IL PAESAGGIO URBANO PULITO,BEN CONSERVATO,ORDINATO,MODERNO,LA GENTE EDUCATA,EFFICENTE.OGGI RISIEDO SUL LAGO DI COMO NON TANTO LONTANO DAL CONFINE SVIZZERO E CONTINUO A PENSARE LO STESSO.SVIZZERA:GRAZIE PER ESSITERE.
ILLUSTRAZIONE:
Las Meninas
Dipinto
Las Meninas è un dipinto a olio su tela di 318 × 276 centimetri realizzato nel 1656 dal pittore Diego Velázquez. È conservato nel Museo del Prado. Wikipedia
Artista: Diego Velázquez
Dimensioni: 10 ft 5 in x 9 ft 1 in
Luogo: Museo del Prado
Supporto: Colore ad olio
Periodo: Barocco
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27 SETTEMBRE 2016:L GIORNO DOPO,QUANDO SIAMO TUTTI CLANDESTINI….
-SU LA REPUBBLICA:
Referendum Ticino, Gentiloni alla Svizzera: “Con discriminazione frontalieri salta l’intesa con l’Ue”
Il confine Italia-Svizzera nel territorio comasco (ansa)
Monito anche da Bruxellese: “La libertà di circolazione dei lavoratori è principio fondamentale”. Salvini: “Sai che paura facciamo agli svizzeri”. Maroni: “Subito contromisure”
di DAVIDE CANTONI
Il muro virtuale tra Italia e Svizzera è un po’ più alto. E così quello tra la Svizzera e la Ue. L’esito del referendum dal titolo a dir poco esplicito ‘Prima i nostri’ ha avuto ripercussioni politiche pesanti a tutti i livelli. Domenica 25 settembre, con il 58 per cento dei voti favorevoli, il Ticino ha deciso di ancorare alla Costituzione il principio che privilegia in caso di assunzione i lavoratori svizzeri agli altri, ‘Prima i nostri’, appunto.
Gentiloni: “Nessuna discriminazione o conseguenze”. Una deriva – in realtà anticipata da un referendum analogo ma di portata nazionale di un paio d’anni fa – che non è piaciuta affatta all’Ue. Nè al governo italiano che fa dire al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che “ogni discriminazione nei confronti dei nostri frontalieri sarebbe un impedimento all’intesa tra Ue e Svizzera”. Il ministro oggi ha avuto un colloquio con il suo omologo oltre frontiera, Didier Burkhalter il quale ha detto che l’esito del referendum non ha conseguenze immediate per i frontalieri italiani e che la normativa sui lavoratori stranieri è all’esame del Parlamento nazionale
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DIECI ANNI DI CAMPAGNE CONTRO I FRONTALIERI
Frontalieri, dieci anni di campagne anti-italiani in Ticino
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Salvini: “Sai che paura facciamo agli svizzeri”. “Sono divertentissimi, sai come tremano gli svizzeri per le minacce di Gentiloni” è il commento del leader leghista Matteo Salvini. Il segretario del Carroccio si dice per nulla stupido dall’esito referendario e spiega: “Non mi stupisco che in un momento di crisi come questo, gli svizzeri dicano prima gli svizzeri, così come gli austriaci dicano prima gli austriaci. Mi stupisce, invece, che in Italia abbiamo governi che non fanno gli interessi degli italiani. Noi invece diciamo prima gli scafisti”.
Ue: “La libera circolazione dei lavori è fondamentale”. Il risultato del referendum, tuona da Bruxelles la portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas, “non renderà più facili i negoziati” già in corso tra Ue e Svizzera per affrontare le conseguenze di un altro referendum, quello nazionale di due anni fa, che chiedeva di porre limiti all’ingresso di lavoratori europei. La portavoce ricorda che “il presidente Jean Claude Juncker ha più volte charito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, cosa che nmel contesto svizzero significa la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale”. L’europarlamentare Lara Comi (Fi) parla di “capolavoro di irresponsabilità” e si appella alla commissaria Ue Marianne Thyssem chiedendo di “avviare urgentemente la sospensione di tutti gli accordi in essere tra Svizzera ed Europa”.
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La campagna razzista in Canton Ticino
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Interessati 65mila frontalieri. Il referendum di domenica, firmato da Udc e Lega dei Ticinesi, impatta drasticamente sui 65mila frontalieri italiani che ogni giorno varcano il confine Italia-Svizzera. Il risultato delle urne non giunge a sorpresa. Per molti aspetti evoca l’iniziativa, in quel caso nazionale e non solo ticinese, intitolata “Contro l’immigrazione di massa”. “I ticinesi – ha detto trionfante il presidente dell’Udc ticinese Piero Marchesi ai microfoni della Radio svizzera italiana – non vogliono farsi intimorire dall’Unione europea”. E’ preoccupato, ma per niente sorpreso dall’esito referendario, Eros Sebastiani, presidente dell’Associazione Frontalieri Ticino, che sottolinea il “clima di malessere oltreconfine”.Maroni: “Lavoratori non immigrati clandestini”. Dalla Lombardia si fa sentire il governatore, Roberto Maroni. “Stamattina ho chiamato il presidente del Canton Ticino, Paolo Beltraminelli – ha detto – Ci incontreremo la prossima settimana per capire che cosa succede e per definire, da parte nostra, le iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi. Sono lavoratori, non immigrati clandestini”. Maroni ha aggiunto che da parte di Beltraminelli c’è stata “massima disponibilità a collaborare”, anche perché “non c’è nessun impatto immediato del referendum”. Maroni si era fatto sentire via social anche subito dopo l’esito del voto: “Vigileremo perché il referendum non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nella introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori”. Nello stesso post Maroni aveva chiarito, a lettere maiuscole, che si tratta di “lavoratori, non di immigrati clandestini”.
Sala: “La logica dei muri genera mostri”. Il voto di domenica, è il pensiero, infine, del sindaco di Milano Beppe Sala, dimostra che la mancanza di gestione politica a livello europeo del rapporto tra i popoli arriva a mettere in discussione i rapporti tra il Canton Ticino e la Lombardia”. Sala aggiunge: “Dobbiamo prendere atto del fatto che questo tema non èpiù un’emergenza, bensì un problema epocale che richiede risposte e soluzioni politiche ampie e condivise”. Secondo il sindaco, infine, “una cosa è chiara: non si può affrontare una situazione del genere solo sulla base della strenua difesa dello status quo: la logica perversa dei muri, che ha qualche tifoso anche dalle nostre parti, genera mostri. Di muro in muro, finisce che ti puoi anche trovare dalla parte sbagliata”.
REAZIONE:MI DISPIACE MOLTISSIMO PER I NOSTRI LAVORATORI MA VEDERE LA LEGEREZZA CON QUI CERTA SINISTRA ADOPERA ALCUNI TERMINI,COME RAZZISTA AD ESSEMPIO,MI SEMBRA SUREALE:RAZZISMO FRA ITALIANI DEL NORD,SOPRATUTO SE LEGHSITI,E I LEGHISTI SVIZZERI?E COME CHIAMERESTI I LEGHISTI NOSTRANI CHE DISCRIMINANO E INSULTANO GLI ITALIANI DEL RESTO DELL’ITALIA FACENDOLI DIVENTARE STRANIERI,CIO’E CLANDESTINI,NELLA PROPIA PATRIA E PREFERISCONO IMPIEGARE E FAVORIRE CON IL NOSTRO WELFARE PIU TOSTO STRANIERE VENUTI DI CERTE PARTI DEL TERZO-MONDO?LO HA DETTO PURE FASINO.NO,SIAMO TUTTI CLANDESTINI NON RAZZISTI NE SCAFIST I.