L’ EMPATIA PER GLI ANIMALI NON E’ ALTERNATIVA A QUELLA PER GLI UMANI

L’AMORE NON E’ A COMANDO

PIETISMO POSSONO ESSERE  ANCHE OBOLI ED ELEMOSINE

14 maggio 2016.

Caro Papa Francesco, siamo sicuri che quella di oggi voleva essere un’esortazione all’amore ma, ci chiediamo, perché citare sempre gli animali come esempio di “amore alternativo”? In passato disse che vi sono coppie che non si sposano poiché è “più comodo amare un cane o un gatto” e, in un’altra occasione, che quello per gli animali è “amore programmato e senza reciprocità” (cfr. ad es. http:bit.ly/1TCTqbj).

“Pietismo” possono essere anche le donazioni e gli oboli alla Chiesa e le stesse elemosine ai poveri. Citare sempre gli animali come esempio d’amore alternativo e, oggi, di “pietismo” ci fa pensare che non conosca a fondo il dolore dei tanti, troppi, animali senza casa che vengono adottati con amore, senza che questo sia alternativo a quello verso il prossimo. Chi non prova empatia per gli animali spesso non la prova neppure per i propri simili. Perché, appunto, amore non è a comando.
 
http:youanimal.it/papa-francesco-scambia-lamore-per-gli-animali-per-pietismo/
 

17 MAGGIO 2016:BARBARIN E PEDOFILIA,ATTUALIZAZIONE

-SU LE MONDE:Religions

Pédophilie : pour le pape, le cardinal Barbarin ne doit pas démissionner

LE MONDE|16.05.2016 à 19h50,Mis à jour le 17.05.2016 à 01h27

Le cardinal Philippe Barbarin, le 3 avril.
 
Le cardinal Philippe Barbarin peut, pour l’instant, compter sur le soutien du pape François. Dans un entretien au quotidien La Croix publié mardi 17 mai, le pape estime qu’une démission de l’archevêque de Lyon, mis en cause pour ne pas avoir dénoncé des affaires de pédophilie et d’agressions sexuelles dans son diocèse, serait « un contresens, une imprudence ». « On verra après la conclusion du procès. Mais maintenant, ce serait se dire coupable », juge-t-il dans ce premier entretien accordé à un quotidien français depuis son élection en 2013.

« D’après les éléments dont je dispose, je crois qu’à Lyon, le cardinal Barbarin a pris les mesures qui s’imposaient, qu’il a bien pris les choses en main. C’est un courageux, un créatif, un missionnaire. Nous devons maintenant attendre la suite de la procédure devant la justice civile. »

Mgr Barbarin a admis des erreurs

Le cardinal Barbarin, l’une des personnalités les plus influentes de la hiérarchie catholique française, est ciblé par deux enquêtes pour « non-dénonciation » d’agressions sexuelles commises sur de jeunes scouts entre 1986 et 1991 par un prêtre, le père Bernard Preynat.

Ce dernier, en activité jusqu’en août 2015, a été mis en examen le 27 janvier après avoir reconnu les faits. L’association La Parole libérée reproche à Mgr Barbarin de ne pas avoir dénoncé ses actes à la justice, alors qu’il en était informé depuis 2007.

Lire aussi :   Mis en cause dans deux affaires de pédophilie, le cardinal Barbarin se défend

Archevêque de Lyon depuis 2002, Philippe Barbarin nie avoir couvert de tels faits mais a admis le 25 avril « des erreurs dans la gestion et la nomination de certains prêtres ».

« Il ne peut y avoir de prescription »

Plus largement, concernant la pédophilie, le pape François a souligné qu’« il n’est pas facile de juger des faits après des décennies, dans un autre contexte ». « Mais pour l’Eglise, en ce domaine, il ne peut y avoir de prescription. Par ces abus, un prêtre qui a vocation de conduire vers Dieu un enfant le détruit. Il dissémine le mal, le ressentiment, la douleur. Comme avait dit Benoît XVI, la tolérance doit être de zéro », a-t-il insisté en citant son prédécesseur.

Lire aussi :   Pédophilie : l’Eglise catholique s’engage à mieux écouter les victimes

Secouée depuis plusieurs mois par des scandales de pédophilie, l’Eglise de France a annoncé le 12 avril une série de mesures visant à faire « la lumière » sur ces actes, y compris sur les faits les plus anciens. La Conférence des évêques de France a décidé de créer des cellules d’écoute dans chaque diocèse et de mettre en place une « commission nationale d’expertise indépendante » pour conseiller les évêques.

Lire aussi :   Pédophilie : la salutaire prise de conscience de l’Eglise

La France « exagère la laïcité »

Dans son interview, le pape confirme en outre son projet, régulièrement évoqué, de visite en France. Il avance l’hypothèse d’« un passage à Paris et dans sa banlieue, à Lourdes et par une ville où aucun pape ne s’est rendu, Marseille par exemple, qui représente une porte ouverte sur le monde », mais aucune date n’est pour l’instant envisagée. Il développe au passage sa conception de la laïcité : « Je crois qu’une laïcité accompagnée d’une solide loi garantissant la liberté religieuse offre un cadre pour aller de l’avant », reprochant à la France « d’exagérer la laïcité, de considérer les religions comme une sous-culture ». « Si une femme musulmane veut porter le voile, elle doit pouvoir le faire », juge par exemple le pape.

Face à la crise migratoire, François exhorte de nouveau l’Europe à « intégrer » les migrants, même si « on ne peut pas ouvrir grand les portes de façon irrationnelle ». Farouche partisan de l’Europe, il met en avant la « capacité » européenne à intégrer, citant l’exemple de Sadiq Khan, fils d’immigrés pakistanais et musulman, devenu récemment maire de Londres.

http:lemonde.fr/religions/article/2016/05/16/pedophilie-pour-le-pape-le-cardinal-barbarin-ne-doit-pas-demissionner_4920469_1653130.html

REAZIONE:SULLA LIBERTA RELIGIOSA IN GRAN BRETAGNA NIENTE DI MENO CHE TONY BLAIR,CORELIGIONARIO E AMICO POLITICO DI CAMERON,NON LA PENSA COME LUI:DOPO ESSERE STATO CACCIATO DAL POTERE INSIEME ALLA SUA COMPAGINE DI MINISTRI DELL’OPUS DEI HA DETTO CHE IN GRAN BRETAGNA NON C’ERA LIBERTA RELIGIOSA,CHE SI SENTIVA OPPRESSO DALL’ANGLICANISMO E SI HA CONVERTITO AL CATTOLICESIMO.LA CONVERSIONE GLIELA ACETTATO BENEDETTO XVI.

LA SUA CRITICA ALLA LAICITA SOLO RIFLETTE LA SUA INTENZIONE DI PRESSIONARE LA GIUSTIZIA CIVILE FRANCESE.

ILLUSTRAZIONE:"COMO UD MANDA SANTISIMO PADRE"" https://youtu.be/PFyCwrudkXA

17 MAGGIO 2016:GLIFOSSATO ASSOLTO

-TITOLARE LA REPUBBLICA:

"Glifosato, improbabile sia cancerogeno" I risultati della commissione Oms-Fao
“Glifosato, improbabile sia cancerogeno”
I risultati della commissione Oms-Fao
“Manca prova relazione tra pesticida e tumori”

-LA NOTA COMPLETA:
Glifosato, l’Oms frena: ”Improbabile che sia cancerogeno”

Commissione congiunta con Fao assolve il pesticida: nessuna evidenza di un’associazione per nessun livello di esposizione

16 maggio 2016

Glifosato, l’Oms frena: ”Improbabile che sia cancerogeno”

Glifosato, l'Oms frena: ''Improbabile che sia cancerogeno''

Germania, protesta di ambientalisti contro l’uso del pesticida (ansa)

.
SI allontana l’incubo glifosato, l’erbicida che ha diviso la comunità scientifica in Europa sui rischi intravisti per la salute. A diradare le ombre dell’allarme oggi sono l’Organizzazione mondiale della sanità e la Fao. “È improbabile che l’assunzione di glifosato attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo”, fanno sapere dal meeting del Panel of Experts on Pesticide Residues in Food and the Environment.

Il ridimensionamento è legato alla quantità. “La grande maggioranza delle prove scientifiche – è spiegato nel comunicato – indica che la somministrazione di glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l’esposizione con la dieta, non è associata ad effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi”.

IL TEST Tutti i prodotti sotto esame

Un passo indietro da parte dell’Oms, che a marzo del 2015 aveva classificato il pesticida più utilizzato al mondo come probabile cancerogeno per l’uomo, in uno studio uscito su The Lancet Oncology. “Qualche studio – prosegue, invece, il più documento di Fao e Oms – ha evidenziato un’associazione positiva tra l’esposizione al glifosato e il rischio di linfoma non Hodgkin. Tuttavia l’unico studio, condotto con una grande coorte e di grande qualità, non ha trovato evidenza di una associazione per nessun livello di esposizione”.

Il parere va contro quello di molte associazioni ambientaliste, secondo cui invece il glifosato, contenuto nel RoundUp, prodotto di punta della Monsanto, è associato a un aumento di tumori e di malformazioni nei neonati. Una confusione che rischia di alimentare l’allarme, invece di fare lice sugli effetti, come ricorda Coldiretti esortando a “fare al più presto chiarezza, a tutela dei cittadini e degli agricoltori, disorientati dal rincorrersi di annunci discordanti”, ha dichiarato il presidente Roberto Moncalvo.

A dire la verità tra i detrattori del glifosato c’è anche l’Iarc, l’agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro, che un anno fa ha inserito la sostanza nel gruppo 2A, quello delle sostanze ‘probabilmente cancerogene’, lo stesso delle carni rosse. Il parere dell’agenzia, scrive però l’Oms, è diverso da quello espresso oggi. “L’identificazione del pericolo, in particolare la classificazione da parte dell’Iarc delle sostanze in base alla loro cancerogenicità – è il primo passo del ‘risk assessment'”.

Contro il parere dell’Iarc si è espressa anche l’Efsa, l’autorità europea sugli alimentari, secondo cui invece il pesticida è sicuro. Lo scontro è particolarmente delicato in Europa, dove diversi ministri, tra cui i nostri Lorenzin e Martina, hanno chiesto di non rinnovare l’autorizzazione all’uso.

Un primo test condotto in Italia da Il Salvagente, nei mesi scorsi, ha rivelato residui dell’erbicida in una cinquantina di alimenti a base di cereali. Quantità che non preoccupano perché registrate nei limiti della legge. Un allarme ingiustificato, dunque, per i produttori pronti a limitare le preoccupazioni: “Nessun rischio per la salute – hanno garantito – neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”. Posizione che oggi trova forza nelle conclusioni tratte da dati diffusi oggi da Oms-Fao.

Una decisione della Commissione Ue sul rinnovo della licenza per l’uso del glifosato è attesa per questa settimana. Durante il meeting è stata revisionata anche la pericolosità del diazinone, un insetticida
usato anche contro le zanzare Aedes aegipty, le cosiddette zanzara tigre portatrici tra gli altri del virus Zika, e di un altro insetticida, il malatione. In entrambi i casi la conclusione è stata che è “improbabile” che queste sostanze siano cancerogene.

http:repubblica.it/ambiente/2016/05/16/news/glifosato_l_oms_improbabile_che_sia_cancerogeno_-139921422/?ref=HREC1-14

17 MAGGIO 2017:LA NUOVA ERA GODE DI BUONA SALUTE

-SUL CORRIERE DELLA SERA:

NUOVA CONFERMA

 Tumori al cervello, non c’è legame con i telefoni cellulari
Uno studio australiano cerca ha verificato che dal 1987 (quando sono arrivati i cellulari nel Paese) al 2013 non c’è stato un aumento dei casi di cancro
di Vera Martinella

Non ci sono dimostrazioni certe dell’esistenza di un «legame pericoloso» tra telefoni cellulari e tumore al cervello. E’ questa la conclusione a cui giunge un vasto studio australiano che ha analizzato i dati di oltre 34mila persone alle quali, tra il 1982 e il 2012, è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale.I telefonini erano già stati «assolti per mancanza di prove» nel 2010 da un’ampia indagine condotta dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (lo Iarc di Lione) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che un anno dopo aveva però fatto un parziale dietrofront, quando un gruppo di 34 esperti al termine di una revisione degli studi sul tema aveva definito i campi elettromagnetici come «possibilmente carcinogeni», concludendo che la radiofrequenze dei telefonini e di altri apparati di comunicazioni wireless «potrebbero causare il cancro negli essere umani».

Lo studio australiano: in 30 anni nessun aumento dei casi di cancro

In questo nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology  gli scienziati australiani sono andati a verificare se, con l’introduzione dei cellulari iniziata nel Paese nel 1987 (oggi utilizzati da oltre il 94 per cento dei cittadini), fosse cresciuto il numero di persone che si sono ammalate di cancro al cervello. «Basandoci sui dati riportati nei registri nazionali relativi alle diagnosi oncologiche effettuate tra il 1982 e il 2013, abbiamo verificato che in questo arco temporale si sono ammalati di una neoplasia del sistema nervoso oltre 14mila donne e quasi 20mila uomini australiani – scrivono gli autori della ricerca -. Non abbiamo verificato quanto i pazienti abbiano utilizzato il cellulare, ma dai numeri emerge che non c’è stato un incremento dei casi tumori cerebrali, con la sola eccezione della fascia d’età tra i 70 e gli 84 anni. In questo gruppo di pazienti, però, si può ipotizzare che l’aumento sia dovuto a un miglioramento della diagnosi (grazie all’introduzione di nuove tecnologie più efficaci) più che all’uso dei telefonini».

L’esperto: «Non ci sono prove, ma usate il buonsenso»

Nel dibattito che ferve da anni sulla pericolosità dei cellulari, si alternano non di rado studi che periodicamente gettano sospetti sul fatto che un loro uso diffuso ed esteso possa favorire il cancro e ricerche che invece non trovano riscontro pratico a questi timori. Non di rado è stata chiamata in causa anche l’affidabilità delle indagini, spesso finanziati (in modo più o meo chiaro) dalle industrie produttrici di tecnologia. «Resta il fatto – conclude Francesco DiMeco, direttore del Dipartimento di Neurochirurgia della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e docente alla Johns Hopkins Medical School di Baltimora negli Stati Uniti – che ad oggi mancano le prove che ci sia un legame fra telefonini, wifi e tumori al cervello. Dev’essere chiaro che i cellulari non emettono radiazioni ionizzanti come quelle usate ad esempio per le radiografie, capaci di provocare mutazioni del DNA, ma solo onde radio che (per quanto appurato finora) non inducono nelle cellule e nei tessuti trasformazioni pericolose. Gli unici effetti sanitari avversi delle onde a radiofrequenza ad oggi accertati sono quelli di natura termica: ovvero, in pratica, l’energia assorbita viene trasformata in calore all’interno dell’organismo. Ma questi effetti si verificano solo a livelli di esposizione molto elevati, parecchio superiori a quanto avviene con un telefono mobile. Ciò detto, è sempre consigliabile utilizzare il buon senso: evitare gli eccessi, come per ogni cosa del resto; utilizzare auricolari e sistemi viva-voce quando possibile; e, chi fa uso di determinate apparecchiature elettromedicali (come i portatori di pace-maker), non deve tenere il telefono in prossimità o a contatto con l’impianto (ad esempio nel taschino della giacca) così da prevenire eventuali interferenze sul corretto funzionamento del dispositivo medico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
http:corriere.it/salute/sportello_cancro/16_maggio_12/tumori-cervello-non-c-legame-telefoni-cellulari-d564b886-184f-11e6-a1e6-27507766f8b3.shtm