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FAITES INTERNES 1:CONTINUATION 308

14 Novembre 2016 , Rédigé par docciancimino Publié dans #Senza categoria

14 NOVEMBRE 2016:IL TRIONFO TRUMP E I MEDIA PER SE STESSO

-SU LE MONDE:

lemonde.fr

De retour sur Twitter, Donald Trump s’en prend au « New York Times »

Le futur locataire de la Maison Blanche, qui avait usé et abusé du réseau social lors de la campagne, a posté dimanche une série de messages au ton pas vraiment présidentiel.

Donald Trump lors de sa rencontre avec Barack Obama à la Maison blanche à Washington le 10 novembre 2016.
Donald Trump lors de sa rencontre avec Barack Obama à la Maison blanche à Washington le 10 novembre 2016. KEVIN LAMARQUE / REUTERS
Sa promesse d’utiliser plus modérément les réseaux sociaux n’aura pas été suivie d’effet. Le président fraîchement élu des Etats-Unis, Donald Trump, s’est abondamment exprimé sur Twitter, dimanche 13 novembre. Le magnat de l’immobilier s’en est pris dans trois messages au quotidien The New York Times, dans un ton pas vraiment présidentiel.

« Ouah, le@nytimes perd des milliers d’abonnés à cause de sa couverture très mauvaise et hautement imparfaite du phénomène Trump », écrit-il notamment. « Le@nytimes a envoyé une lettre à ses abonnés pour s’excuser de leur mauvaise couverture de ma campagne. Je me demande si ça va changer – j’en doute ? »

Lire aussi :   De New York à Paris, l’onde de choc Trump se prolonge dans les médias

« Le@nytimes affirme aujourd’hui que DJT [Donald J. Trump] croit que “plus de pays devraient se doter d’armes nucléaires”. Qu’ils sont malhonnêtes. Je n’ai jamais dit ça ! », lance-t-il enfin. Le républicain avait en fait suggéré, en mars, dans le New York Times, que le Japon et la Corée du Sud se dotent de l’arme nucléaire face à la Corée du Nord. Mais, critiqué par Hillary Clinton, s’était ensuite rétracté en mai.

« Plus une source crédible »

Pendant la campagne, le républicain avait à plusieurs reprises qualifié les médias de « corrompus » et « malhonnêtes ». Il a estimé que le New York Times, soutien affiché de Hillary Clinton, était « vraiment dégoûtant », « injuste et partial », et qu’il « n’était plus une source crédible ». Vendredi, le directeur du quotidien Arthur Sulzberger a promis de couvrir « de manière juste » et « impartiale » la présidence de Donald Trump, ce que ce dernier a considéré sur Twitter comme des « excuses ».

Lire aussi :   Selon Donald Trump, les manifestants sont « incités par les médias » à défiler contre lui

Selon l’extrait d’un entretien à CBS réalisé vendredi et diffusé dimanche, le républicain a en outre affirmé qu’il « allait devenir très modéré » sur Twitter. « Les réseaux sociaux ont davantage de pouvoir que l’argent qu’ils [ses adversaires politiques] dépensent », a fait valoir le milliardaire, qui leur attribue une part de sa victoire. « D’une certaine manière je l’ai prouvé. »

Lire aussi :   Trump se cherche une posture de transition

Son conseiller – cité comme futur secrétaire d’Etat –, l’ex président de la Chambre des représentants Newt Gingrich a admis sur la même chaîne que le site de microblogging était « une technique qui permet de toucher 13 à 14 millions de personnes gratuitement et de contourner le New York Times ». Mais il a suggéré au futur locataire de la Maison Blanche, qui compte près de 14,9 millions d’abonnés, d’avoir « toujours un relecteur » avant de tweeter.

Donald Trump s’est aussi targué sur Twitter, dimanche, d’avoir été félicité par des républicains qui l’avaient auparavant critiqué, comme son ex-rival aux primaires Jeb Bush, ou encore le leader du mouvement anti-Trump, Mitt Romney, et l’ancien président George W. Bush, qui a voté blanc le 8 novembre. Il a enfin salué sur le réseau social ses partisans qui, avec les débats et ses discours, lui « ont donné la victoire ».

http:lemonde.fr/elections-americaines/article/2016/11/14/de-retour-sur-twitter-donald-trump-s-en-prend-au-new-york-times_5030557_829254.html

REAZIONE:TAGS

-SCUSE:IL NYT AMETTE L'IMPARZIALITA VERSO TRUMP E SI SCUSA

-I BUSH POLITICI:I FRATELLI BUSH SI CONGRATULANO CON TRUMP.ANCHE MITT ROMEY

LA NUOVA ERA NON FA POLITICA.TRUMP NON E' NUOVA ERA.

PD:TRUMP DICE CHE HA VINTO GRAZIE A TWITTER?NON E' VERO.

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15 NOVEMBRE 2016:TRUMP,PRIME NOMINE,IDEOLOGIA, STRATEGIA PROPAGANDISTICA,ED EUROPA:NON FARE DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO

-SU LA REPUBBLICA:

huffingtonpost.it

 L'influencer ultraconservatore che potrebbe cambiare l'Europa. Chi è Bannon, lo chief strategist di Trump
Giacomo Talignani

Nel 2015 era considerato fra le venti persone più influenti nel campo dei media americani: oggi potrebbe sfiorare tranquillamente le prime posizioni. Eppure Stephen Bannon, nominato chief strategist e consigliere "anziano" di Donal Trump alla Casa Bianca, per molti è ancora un personaggio semi sconosciuto. Adesso però, con un balzo in avanti notevole, questo conservatore di ultra destra che ha un passato nell'esercito e nelle produzioni hollywoodiane, potrebbe cambiare radicalmente il volto della nuova America, e perfino quella dell'Europa.

Sessantadue anni, divorziato e risposato, un passato sulle portaerei americane. Poi manager di Goldman Sachs, produttore a Hollywood, imprenditore, speaker radiofonico e oggi conosciuto ai più come presidente di Breitbart news (ma ne sta uscendo a livello di quote), uno dei siti di informazione più criticati del globo.

Criticati dall'America clintoniana e democratica, ma anche dal resto dei media Usa: Breitbart è infatti un sito che rispecchia la visione di Bannon, anti-establishment, di ultra destra, con titoli aggressivi e spesso fuorvianti, capaci di soddisfare il palato dell'America bianca, ultranazionalista e, scrivono i suoi detrattori, "xenofoba e razzista". Con notizie, come quelle sulla salute della Clinton, o di aggressioni da parte di Michelle Obama, esasperate al massimo per il piacere dei suoi lettori.

In realtà, se per certe trovate ad effetto assomiglia a un Dagospia italiano, per altre Breitbart è diventato un punto di riferimento per buona parte dell'America che ha deciso di eleggere Trump neo presidente degli States. Di "The Donald", del resto, Bannon è stato l'ad della campagna elettorale fin dai primi giorni. Addirittura, era fra le ipotesi, Bannon poteva essere eletto come "chief of staff" della White House, ruolo per cui è stato poi scelto Reince Priebus, 44enne presidente del partito Repubblicano.

Ma perché Bannon ora fa tanta paura agli avversari politici di Trump? Perchè Bannon, dopo l'elezione del tycoon, sta pensando a espandere il suo pensiero, quello raccontato attraverso il sito conservatore di Breitbart.

Una nuova redazione sarà presto aperta a Washington per seguire da vicino la Casa Bianca ma, per poter creare un pacchetto che dia voce a tutti i movimenti anti-establishment e spesso considerati "di destra" del resto del mondo, Bannon sta guardando anche all'Europa e all'Africa. Da mesi titoli vengono dedicati alle gesta della Le Pen in Francia (che è già stata "sponsorizzata" fortemente da Breitbart), dell'Ukip di Farage in Gran Bretagna e dai pro Brexit, dell'Alternative per la Germania (AFD), il PVV in Olanda e sì, anche dell'M5s in Italia (vedi l'elezione della Raggi a Roma) o della Lega.

Laddove ci sono movimenti, meglio se ultranazionalisti, Bannon trova terreno fertile. Per questo Breitbart potrebbe aprire versioni anche in Francia, Cairo, Inghilterra. E continuare a cavalcare l'onda, trovando riscontri. Del resto, come sottolineano alcuni media americani, nella notte delle elezioni Breitbart è stato determinante sui social network: il numero di iterazioni legate agli articoli del giornale è stato maggiore rispetto a quello di Fox news, Cnn o Nyt per esempio.

Chi lavora al giornale nega che ora Breitbart diventerà una sorta di "Pravda" per Trump e promette che continuerà a pubblicare articoli che parleranno, "nel bene o nel male", di come si muove l'America. Anche criticandola. I detrattori di Bannon e Trump sostengono il contrario, che "non ci saranno critiche". Per scoprirlo, dovremo aspettare che Bannon scopra le sue carte.

PRIEBUS - Altro discorso invece per la nomina del presidente del partito Repubblicano a capo dello staff. Proprio il fatto che la scelta sia ricaduta su di lui, e non Bannon, indica un segnale di distensione, una scelta più rassicurante per la stabilità ed esperienza della futura squadra di governo Trump. Il capo di gabinetto, come Bannon, è stato elogiato dallo stesso The Donald.

"Steve and Reince sono leader qualificati che hanno lavorato bene assieme nella nostra campagna e ci hanno condotto a una vittoria storica - ha fatto sapere Trump - Adesso li avrò entrambi alla Casa Bianca per fare l’America di nuovo grande".

http:huffingtonpost.it/2016/11/14/bannon-breitbart-trump_n_12954886.html?utm_hp_ref=italy

 REAZIONE:MALGRADO CERTA SINISITRA MALEINTENZIONATA COME QUELLA DI LA REPUBBLICA E THE HUFFINGTON POST INDETTA A FARE UNA INSALATA "INCLUSIVA" IDEOLOGIZATA DI QUELLO CHE CHIAMANO "POPOLISMO" E LO ACCOMUNANO ALL'EUROSCETTICISMO,NON SI DEVE FARE DI TUTTI QUESTI MOVIMENTI UN FASCIO NE DEMONIZZARE IL MOVIMENTISMO IN CONTRASTO CON LE PARTITOCRAZIE.
A SAPERE:
1-NULLA CENTRA IL BREXIT CON L'EUROSCETICISMO DI  ULTRADESTRA CONTINENTALE.
2-NULLA CENTRA L'UKIP INGLESE CON L'ASSE LE PEN-SALVINI CHE FAREGE IL SUO LEADER RIPETUTAMENTE HA SCONFESSATO E NEGATO ALLEARSI PERCHE "ANTISEMITI".
2-NULLA CENTRA LA AFD,ALTERNATIVA PER LA GERMANIA CON L'ULTRADESTRA E TANTO MENO CON IL POPOLISMO,PERCHE MALGRADO LA PERRI RESTA UN MOVIMENTO ILLUSTRATO,CIVILE DIRETTO DA BRILLANTI  UNIVERSITARIE.E LA PROVA E' CHE APOGGIA IL BREXIT.
3-IL M5 S DI GRILLO NON E' ANTI-SISTEMA,ANZI IL COLPO DI RENZI,QUINDI QUESTO GOVERNO LO HA FATTO POSSIBILE PROPIO LUI DANDO I VOTI A BERSANI PER FORMARE PARLAMENTO.IL M5S NON E' POPOLISTA,CASO MAI ANARCHISTA.IL M5S NON E' DI ULTRADESTRA MA DI SINISTRA,POCO LO SI DICE,POCO LO SI DIFFONDE MA GRILLO E' "CO-MU-NIS-TA": STA CHIARO?
4-DIVERSO E' IL DISCORSO PER QUANTO RIGUARDA AL PVV OLANDESE,QUESTO SI EUROSCETTICO DI ULTRADESTRA MA COMUNQUE NON E' NE MENO RIUSCITO A FARE ALLEANZE CON LA LE PEN E LA LEGA,TANTO E' ETEROGENO E DIVERSO NEI SUOI INTERESSI E INTENZIONI QUESTO "PIANETA MOVIMENTISTA EUROSCETTICO E DI ULTRADESTRA" CHE QUI LO SI VUOLE PRESENTARE COME OMOGENEO,UNIFORME E ARTICOLATO:QUELLO DEL TITOLO,NON FARE DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO.
PER QUANTO RIGUARDA ALLE INTENZIONI "EURO" DI TRUMP DEVO RIPETERE CHE COSTUI HA RIFIUTATO OGNI RAPPORTO CON LA LEGA,CON SALVINI E CON LA LE PEN?E QUESTA ULTIMA COME M AI LA SI INCLUDE IN QUESTA GALAXIA MOVIMENTISTAEUROSCETTICA  SE COME LA LEGA IN ITALIA NON HA NESSUNA ESPRESSIONE ELETTORALE?LA LE PEN "NON-HA-VOTI" DI NESSUN GENERE,LA SUA E' UNA PRESENZA SOLO MEDIATICA,COME NON LI HA LA LEGA QUASI SCOMPARSA..
PER QUANTO RIGUARDA ALLE INTENZIONI DI AGITATORE POPOLISTA IN EUROPA DI TRUMP,DEVO RICORDARE ORA CHE TRUMP E' STATO ELETTO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI E NON DELL'UNIONE EUROPEA.NON DICO CHE IN FUTURO NON CI SIANO INTENZIONI INTERVENZIONISTI AGITATRICI IN EUROPA SE COSI LO SI PROPONE,MA MI PARE MOLTO IMPROBABILE PERCHE LE INTENZIONI MANIFESTI DI TRUMP SONO PIU TOSTO ISOLAZIONASTI,VUOLE TORNARE A RINCHIUDERE IL PAESE TRA LE SUE FRONTIERE E PRESCINDERE DELLA GLOBALIZAZIONE.STAREMMO A VEDERE PERO PER IL MOMENTO TUTTO QUESTO RESTA SPECULAZIONE FUTURISTA DI UN GIORNALE DI SINSITRA CON VOCAZIONE  UNIVOCHE.
QUALCUNO HA DETTO:"QUANTO DIFFICILE DOVREBBE ESSERE PER CHI NON SA NULLA DI RELIGIONE CAPIRE LA COMPLESSITA DEL MONDO",IO A QUESTI CHE NON HANNO PENSIERO ASSOLUTISTA LI CONSIGLIO LEGGERE LA REPUBBLICA E THE HUFFINGTON POST.
PER QUANTO RIGUARDA A QUESTE DUE PRIME NOMINE:
1-BANNON VIENE DEFINITO,DEMONIZZATO DIREI, COME CONSERVATORE DI ULTRADESTRA,E IL SUO ORGANO DI PROPAGANDA BREITBART COSI "Criticati dall'America clintoniana e democratica, ma anche dal resto dei media Usa: Breitbart è infatti un sito che rispecchia la visione di Bannon, anti-establishment, di ultra destra, con titoli aggressivi e spesso fuorvianti, capaci di soddisfare il palato dell'America bianca, ultranazionalista e, scrivono i suoi detrattori, "xenofoba e razzista".
MA IO MI DOMANDO COME MAI UN ORGANO STAMPA FONDATO DA CAPITALI ISRAELIANI DA UN ISRAELOFILO SIA DIVENTATO ANTISEMITA E TUTTE QUESTE EPITETI QUASI INSULTANTI?FORSE HANNO RAGIONE QUELLI CHE DICONO CHE IL "SEMITISMO E' UNA FORMA DI RAZZISMO",NON E' QUELLO CHE CI DICONO QUA PERO IN OGNI MODO MI VIENI DA GRIDARE "SE COSI NON E' NON.....ROMPETE LE PALLE"
DIVERSO E' IL PARERE SU PRIECE IL PRESIDENTE DEL PARTITO REPUBBLICANO CHE CI VIENE PRESENTATO COME UN BRAVO SIGNORE PIENO DI SAGGEZZA BUONO PER LA STABILITA E L'ESPERIENZA.FORSE PERCHE LA PARTITOCRAZIA REPUBBLICANA E' STA PRESCINDENTE DELLA CAMPAGNA TRUMP?FOPRSE MA OGGI SI CONGRATULANO CON TRUMP PERCHE HA FATTO PER LORO QUELLO CHE MAI AVREBBERO SOGNATO(TRUMP E' UN CLINTONIANO DICEVA JEB BUSH,PERCHE COSI ASSICURA LA VITTORIA DI HILLARY)
INSOMMA ANGELO E DEMONIO CHE SIANO QUESTI DUE RICORDIAMO ORA CHE HA VINTO L'AUTSIDER TRUMP.CHE DICONO SIA CONSERVATORE,COSA VOLEVATE CHE NOMINASSI?UNA SUORA CARMELITA SCALZA?MADRE TERESA?
AH...LA NUOVA ERA NULLA CENTRA CON QUESTE MOVIMENTI "ALL INCLUSIVE" SIA DI TRUMP CHE DEI SUOI OPERATI SUI MEZZI,CHE DI LA REPUBBLICA E THE HUFFINGTON POST,SE NON ALTRO PERCHE NON FACCIO POLITICA E NON HO NE MENO SEGUITO E COMMENTATO LA CAMPAGNA ELETTORALE USA.
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 15 NOVEMBRE 2016:BERLUSCONI E' FINITO

huffingtonpost.it

IN FUGA DALLA TV
Alessandro De Angelis

Se uno dei metri più importanti per misurare quanto Silvio Berlusconi creda nelle battaglie politiche, anzi il metro per eccellenza, è la televisione, allora quel che è accaduto nelle ultime ore certifica il sostanziale disimpegno dell’ex premier in questa pugna referendaria. Il suo NO così tiepido da sembrare finto e comunque innocuo alle riforme renziane. È accaduto che sono state disdette ben quattro trasmissioni televisive in ballo per questa settimana, annunciata come la settimana del ritorno in campo. Trasmissioni nelle quali era prevista la partecipazione dell’ex premier: faccione di Berlusconi e titolo “Il mio no alla riforma”.

A partire, ça va sans dire, da Porta a Porta, che doveva essere registrata secondo l’agenda dell’ex premier martedì alle 18 o al massimo mercoledì alla stessa ora. Lo stesso è accaduto per l’Arena di Giletti, per In Mezz’ora, e per Matrix. Alcuni di quelli attorno spiegano che è stata una decisione imposta dal professor Alberto Zangrillo e dall’avvocato Niccolò Ghedini perché tre settimane di campagna elettorale procurano “troppo stress”. Altri, sempre di quelli che vivono con lui, raccontano che “decisivi sono gli ultimi dieci giorni, non venti, per spostare gli indecisi e che ora è presto ma l'ultima settimana andrà in tv”.

Finite le frasi di circostanza capisci che il motivo vero è un altro. E cioè che prima di esporsi ed esporre, assieme al suo faccione in tv, interessi aziendali e questioni giudiziarie (a dicembre riprende il Ruby ter), il Cavaliere vuole capire che succede. E, soprattutto, cosa gli viene in tasca. È chiaro che, nel suo cuore, Berlusconi tifa no, perché tornerebbe al centro della scena, ma i sondaggi – quelli veri – dicono che la partita è tutt’altro che chiusa. Dunque, si dice il vecchio giocatore più attento agli interessi che ai valori costituzionali: aspettiamo e, nel caso in cui, grazie a due comparsate tv all’ultimo momento acquisiamo il diritto di stare al tavolo dei vincitori, vediamo che possiamo incassare.

L’altro giorno, uno che lo conosce bene come Angelino Alfano ha condiviso, in un pranzo con i suoi, qualche confidenza. E ha raccontato di come il pressing di Verdini sia sempre più insistente: “Denis dice che dobbiamo stringere su un patto, prima che Berlusconi si accordi direttamente con Renzi”. Già, perché in un mix di calcoli politici e di intrecci psicologici, il Cavaliere sogna un accordo di governo il minuto dopo, anche in un governo guidato proprio da quel Renzi che lui non attacca e le sue televisioni coccolano. Proprio al termine della manifestazione di Firenze, Matteo Salvini si è soffermato su questo aspetto parlottando con qualche parlamentare: “Le strade tra noi e Berlusconi – dice uno di loro – si divideranno dopo il referendum. Perché se vince il no noi vogliamo andare a votare, lui in nome della legge elettorale favorirà la nascita di un governo”.

Tutto questo e tutto il resto - le miserie di Forza Italia, fatte di una campagna elettorale squattrinata, di sale che al massimo occupano duecento persone, di Toti e Parisi che baccagliano come comari – si spiega col solito groviglio, anche psicologico appunto, di chi non immagina una prospettiva per il suo partito dopo di sé. Perché in fondo il Cavaliere è anche questo, nel suo narcisismo. Si lamenta di “quel Parisi” che ha dimostrato di non avere pathos, quid, che non ascolta e non coinvolgere, di Toti che, dopo aver ricevuto lo stipendio da Mediaset, si permette anche di comportarsi non come un dipendente, si lamenta anche guardando lo sfascio attorno, ma in fondo le macerie sono la conferma che dopo di lui ci sarà il diluvio e che solo con lui si vinceva: altri non avranno le sue folle e il suo potere.

Folle e potere, i cui ricordi creano malinconie e suggestioni, come quando quest’estate scorrevano le immagini del terremoto di Renzi tra le macerie di Amatrice il ricordo andava alla foto con Obama tra le macerie dell’Aquila. Nelle ultime ore gli è venuta anche un po’ di invidia per la vittoria di Trump compensata poi dal pensiero che con Trump c’è un amico in comune, Vladimir Putin. Per la serie: così tornerò grande. Nell’attesa si accontenterebbe dello strapuntino di una legge proporzionale in cambio del suo no, così tiepido da sembrare finto.

http:huffingtonpost.it/2016/11/14/berlusconi-referendum_n_12962830.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy

REAZIONE:HO AVUTO RAGIONE,DOPO TUTTO SONO MEDICO,BERLUSCONI NON E' IN GRADO PSICO-FISICO DI REGGERE NESSUNA ATTIVITA POLITICA SOSTENUTA.E POI E' ANCHE POLITICAMENTE INOQUO.

AUGURIAMOLI A BERLUSCONI GUARIGGIONE PRESTO,LE 28 RAGAZZE DEL RUBY TER NE HANNO BISOGNO:PECUNIA NON OLET.MA BERLUSCONI FARA,ANZI HA GIA FATTO,LA FINE DI BILL CLINTON,SBUGGIARDATO E RIFIUTATO DAL SUO POPOLO.

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15 NOVEMBRE 2016:OBAMA,UN AMERICANO NELLA VECCHIA EUROPA

-TITOLARE LA REPUBBLICA:

Obama, ultimo messaggio alla Ue

"Austerità da sola non dà crescita"

Juncker: "Non sono un fanatico dei vincoli"

Bruxelles verso un sì condizionato ai conti italiani

Video L'arrivo ad Atene, prima tappa del tour europeo

dal nostro inviato ETTORE LIVINI e di ALBERTO D'ARGENIO

REAZIONE:OBAMA CON QUESTO SUO ULTIMO VIAGGIO CERCA DI SALVARE QUEL CHE PUO DELLA SUA POLITICA ESTERA.COMPITO DIFFICILE PERCHE TRUMP E' FANATICO DEL BREXIT.MA..... ANCHE LA GRAN BRETAGNA E' EUROPA.

SALVARE L'AUSTERITA?L'EUROPA NON MERITA QUESTA IRRESPONSABILITA PERO.....VISTO CHE LO VEDIAMO IN GRECIA INSIEME A TSIPRAS C'E' DA DEDURRERE CHE E' D'ACCORDO CON IL DEFAULT GRECO E QUINDI ANCHE VITTORIA CLINTON TRAMITE MARC IL SUO MARITO DOVRA CONTRIBUIRE CON I CONTI NOSTRI.

GRAZIE PER VISITARE LA BELLA GRECIA MA E' UNO SGARBO,UN'ALTRO,AI CLINTON,A HILLARY IN QUESTO CASO PERCHE CON LA SUA VISIONE TUTTA PRESA DAL PROFONDO SUD AMERICANO DEL MARITO,E' CONFRONTATA ALLA VISIONE STORICA,NEOCLASSICA,QUINDI EUROPEA DELLA DEMOCRAZIA.E LA PRIMAVERA ARABA,CHE DA TRUMP SARA ARCHIVITA,NE HA PAGATO LE CONSEGUENZE:LA DEMOCRAZIA E' STATA IMPOSTA DAI CANNONI E I SOCIAL MEDIA MA IL POPOLO ARABO HA SCELTO NELLE URNE LA NUOVA ERA,NIENTE RIEMPIRLA CON CONTENUTO MEDEVALE,FONDAMENTALISTA RELIGIOSO E ANCHE TERRORISTA,E I FRATELLI MUSSULMANI IN EGITTO NE SONO UN ESSEMPIO,E COSI IN LIBIA,TUNISIA,E TUTTI GLI ALTRI.DOPO TUTTO LA NUOVA ERA HA ORIGINI EUROPEE.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=pf0pSWaa820&w=560&h=315]

-IL GIORNO DOPO:RENZI E' FINITO,L'ECONOMIA NON LO PROMUOVE

3 NOTE SU LA REPUBBLICA

-NOTA 1:JUNKER NON E' FANATICO DELL'AUSTERITA MA........

Juncker: non sono un fanatico dell'austerità

Il presidente della Commissione ha parlato in una intervista radiofonica in cui citava il bilancio belga. E su Trump: "Ci vogliono due anni, come per tutti gli altri presidenti che lo hanno preceduto" . 15 novembre 2016 . Juncker: non sono un fanatico dell'austerità

Juncker: non sono un fanatico dell'austerità (ansa) MILANO - "Non sono un fanatico dell'austerità cieca", così il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, rispondendo a una domanda sul bilancio belga. "La Commissione - ha detto - è un facile capro espiatorio ma non è l'Europa responsabile dell'alto debito pubblico belga". "Il Belgio - ha aggiunto - fa piuttosto bene ma ha il livello d'indebitamento più alto dopo Grecia e Italia, quindi bisognerà vigilare. In ogni caso il governo belga è apertamente pro europeo, quindi nessuna preoccupazione".

Juncker è anche tornato sulle dichiarazioni di pochi giorni fa, quando aveva detto che Trump "ci farà perdere due anni prima di capire l'Europa", suscitando critiche internazionali. Parlando alla radio belga Rtl, il presidente della Commissione ha ricordato di avere esperienza "con tutti i presidenti Usa da George Bush: ho conosciuto Clinton, ho conosciuto Obama e ci mettono due anni per scoprire la realtà europea nella sua interezza, perché la relazione transatlantica non è la loro priorità. Quando debuttano nel loro mandato, la prima preoccupazione è la politica interna".

E ancora: "La campagna elettorale di Donald Trump è stata "disgustosa" e non ha certamente rappresentato "un'ora di gloria per la democrazia americana". E' il parere "tranchant" del presidente che ha ammesso di "essere preoccupato se, pensando male, mi immagino che il presidente Trump metta in pratica tutto quello che ha detto durante la sua campagna elettorale". "Mi interrogo sulle sue reali intenzione riguardo all'Alleanza atlantica - ha aggiunto riferendosi all'intenzione espressa da Trump di disimpegnarsi dalla Nato - mi interrogo sulla politica commerciale che vuole attuare, sulla tentazione di un'isolazionismo che non è nell'interesse degli Stati Uniti nè dell'Europa".

http:repubblica.it/economia/2016/11/15/news/juncker_non_sono_un_fanatico_dell_austerita_-152040267/?ref=HRER3-1

-NOTA 2:ABBANDONA L'AUSTERITA MA......

-SU LA REPUBBLICA:

La Ue abbandona l'austerità e per la manovra di Roma arriva l'ok condizionato

La Ue abbandona l'austerità e per la manovra di Roma arriva l'ok condizionato

Domani arrivano le valutazioni sulla legge di Bilancio ma l’ipotesi di procedura resterà sospesa fino all’inizio del 2017. Ci sarà solo una richiesta di chiarimenti su spese per migranti e terremoto

di ALBERTO D'ARGENIO

15 novembre 2016

E’ pronto il via libera europeo alla manovra, anche se condizionato. Dopo le polemiche delle ultime settimane tra Juncker e Renzi, domani la Commissione Ue indicherà che la Legge di Bilancio potrebbe non rispettare le regole europee su debito e deficit, ma sospenderà il giudizio fino a inizio 2017 dando al governo il tempo di superare il referendum e allungando i termini del negoziato con Roma. Ma oltre alle pagelle sulle manovre dei singoli paesi, la Commissione su iniziativa politica di Juncker pubblicherà una comunicazione di diciotto pagine con la quale se non decreta la fine dell’austerity, quanto meno ne chiede una moratoria per il biennio 2017-2018 e attacca le scelte economiche del governo Merkel.

Partendo dall’Italia, la pagella di Bruxelles sulla manovra (in linguaggio tecnico, “l’opinione”) non chiude la partita ma al momento è tutto sommato positiva. La finanziaria 2017 di Renzi non viene bocciata e per ora non ci sono richieste esplicite di manovre aggiuntive. C’è però l’indicazione di un risk of non- compliance, ovvero il rischio che il bilancio non rispetti le regole europee. Per questo il giudizio finale è rimandato a inizio 2017 e nel frattempo si chiedono ulteriori chiarimenti sulle coperture e saranno verificate ancora più a fondo le spese per migranti e terremoto che l’Italia chiede di non contare nel deficit.

In sostanza, Roma nel 2015-2016 ha beneficiato di 19 miliardi di flessibilità ma nel 2017 avrebbe dovuto far scendere il deficit dal 2,4% del Pil del 2016 all’1,8% promesso lo scorso maggio da Padoan (cifra che già beneficiava di uno sconto sul risanamento dello 0,4%, quasi 7 miliardi). Ma Renzi per via della crescita deludente e delle circostanze eccezionali come rifugiati e sisma, ha deciso di fermarlo al 2,3%, cifra che secondo i calcoli europei, fatti su parametri più rigidi, è addirittura del 2,4%. Ergo, nel 2017 l’Italia non risana minimamente il deficit e il debito anziché calare, come promesso, salirà ancora al 133,1%. Ma la Commissione di Jean-Claude Juncker, nonostante le polemiche dettate dalla convinzione di essere ingiustamente bersaglio delle critiche di Renzi, vuole aiutare l’Italia, tenendosi però le mani libere per affrontare qualsiasi scenario politico post referendum. Così si indicherà il rischio di non- compliance e intanto il negoziato sottotraccia prosegue.

Al momento la Commissione è pronta a concedere all’Italia uno sconto di oltre tre miliardi sul risanamento rispettivamente per migranti (Renzi ne chiedeva 4,2) e sisma (la richiesta era 4,8). Ma riconosce un errore nei criteri per il calcolo delle spese consentite che incidono sui target del risanamento ( expenditure benchmark) che regala all’Italia circa 3,4 miliardi di ossigeno (0,2%).Non basta, stando ai nuovi conti della Commissione, per centrare l’obiettivo mancano comunque circa altri 3,5 miliardi. Se da un lato Bruxelles dopo il referendum si aspetta una leggera correzione in Parlamento della manovra, dall’altro è pronta a concedere ancora qualcosa su migranti e terremoto in modo da far quadrare i conti. Se tutto andrà per il meglio, a inizio 2017 la Commissione scriverà l’atteso rapporto per la violazione della regola del debito (articolo 126.3) e lo cestinerà grazie alle circostanze eccezionali riconosciute al governo. Altrimenti aprirà una procedura d’infrazione e l’Italia sarà di fatto commissariata.

Ma la scelta di Bruxelles di tenere Roma sulla corda e di indicare uno scostamento rispetto all’obiettivo che deciderà se perdonare solo a gennaio, ha anche un significato politico: tenersi le mani libere per ridimensionare Renzi nel caso dopo una vittoria del Sì il premier decida di sfidare apertamente l’Europa sui conti. Ma sopratutto l’intenzione è di poter gestire con la minaccia di una procedura di infrazione la transizione e la nascita di un nuovo governo nel caso di vittoria del No e dimissioni di Renzi (tanto più in uno scenario in cui lo spread torna a volare).

Tuttavia l’atteggiamento di Bruxelles sui conti è decisamente cambiato, visto che l’Italia con una manovra come quella in discussione in altri tempi sarebbe stata sonoramente bocciata. E lo testimonia anche il documento che domani - nonostante l’opposizione dei falchi - sarà approvato sempre dalla Commissione che segna una svolta nella politica economica dell’eurozona. Towards a positive fiscal stance for the euro area, è il titolo. La squadra di Juncker - che ha già introdotto la flessibilità nel 2014 - spiega che l’austerity 2011-2013 (a Bruxelles c’era Barroso) è servita a salvare diversi Paesi dal default ma «ha danneggiato la crescita ». Ora la politica di bilancio ( fiscal stance) viene giudicata neutra, anche se «per rinforzare la ripresa ed evitare la trappola della bassa crescita e bassa inflazione serve una politica di bilancio più espansiva». D’altra parte la sola politica monetaria della Bce non è in grado di rilanciare il reddito dell’eurozona. Per questo nel 2017 lo 0,5% del Pil dell’area euro dovrebbe essere usato per rilanciare l’economia (cifra mediana tra un minimo dell’0,3% e un massimo, desiderabile ma inviso a diversi governi rigoristi, dello 0,8%). Naturalmente questa politica espansiva dovrebbe essere accompagnata dalle riforme e non potrebbe essere effettuata in tutti i paesi allo stesso modo. Chi ha un alto debito dovrebbe essere più cauto, mentre chi ha il bilancio in ordine dovrebbe spendere di più (invece, nota Bruxelles, paradossalmente oggi avviene esattamente l’opposto). La Commissione fa anche i nomi, indica l’Italia tra i paesi che dovrebbero andarci piano anche se riconosce che nel breve periodo per Roma, Parigi e Madrid un po’ di spazio fiscale sarebbe utile, anche se poi dovrebbero riprendere a risanare. Chi invece dovrebbe spendere di più per rilanciare i consumi e l’economia europea, nonché mondiale, per la Ue sono Germania, Olanda, Estonia, Malta e Lussemburgo.

http:repubblica.it/economia/2016/11/15/news/la_ue_abbandona_l_austerita_e_per_la_manovra_di_roma_arriva_l_ok_condizionato-152026302/?ref=HRER3-1
REAZIONE:RIMANDARE IL GIUDIZIO AL DOPO REFERENDUM LA METTIATE COME LA METTIATE SIGNIFICA PRESCINDERE DI RENZI.AUSTERITA O NON AUSTERITA LE MIELE DELLA FLESSIBILITA NON SARANNO PER RENZI.MALGRADO SI DICA QUI CHE NON BOCCIA LA MANOVRA DI RENZI E CHE SOSPENDE IL GIUDIZIO FINO AL 2017  PER NON NUOCERE LE POSSIBILITA REFERENDARIE CON DICHIARAZIONE DI NON ADEGUATEZZA,LA VERITA E' CHE A LUI L'UE NON CI CREDE:RIPETO,RIMANDARE TUTTO AL DOPO REFERENDUM E' RITIRARLI A FIDUCIA.POTEVA ANCHE APPROVARE LA MANOVRA NO?SAREBBE UN RISULTATO DA ESSIBIRE ELETTORALMENTE MEGLIO DEL DUBBIO.

-NOTA 3:IL GIORNO DOPO,"LO STATO SONO IO",LA FUGA IN AVANTI DI RENZI

-SU LA REPUBBLICA: Veto italiano sul bilancio Ue. Renzi: "Non costruiranno muri con i nostri soldi"

Il sottosegretario Gozi a Bruxelles spiega la riserva italiana: "Siamo stanchi di un'Europa che dice alcune cose e poi non le fa. E senza il nostro accordo il riesame del bilancio multiannuale non può essere adottato perché richiede l'unanimità. Chiediamo più finanziamenti per immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile e ricerca" 15 novembre 2016

Veto italiano sul bilancio Ue. Renzi: "Non costruiranno muri con i nostri soldi"

Veto italiano sul bilancio Ue. Renzi: "Non costruiranno muri con i nostri soldi" Il premier Matteo Renzi e il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi (ansa) MILANO - L'Italia ha "confermato la riserva", che si può tradurre in un 'antipasto di veto', alla proposta di compromesso fatta dalla presidenza slovacca per la revisione del bilancio pluriennale (2014/2020) dell'Unione europea. Un documento che l'esecutivo italiano non considera accettabile perché mancano garanzie per l'aumento di risorse "a favore delle nostre priorità": immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile o programmi per la ricerca.

"Nella giornata di oggi, come avevamo annunciato, abbiamo messo il primo veto nella discussione sul bilancio a Bruxelles. Lo ha fatto il sottosegretario Gozi a mio nome a Bruxelles" ha confermato il premier Matteo Renzi alla cerimonia di inaugurazione della 'Torre Biologica Ferdinando Latteri' dell'università di Catania.

Una posizione maturata negli ultimi tempi e illustrata poco prima da Gozi, a margine del Consiglio Affari Generali a Bruxelles. E ancora il premier: "Non accettiamo che con i nostri soldi all'Unione Europea si alzino i muri".

Nel pranzo dei ministri a porte chiuse l'Italia ha "tenuto con coerenza la sua linea", ha spiegato il sottosegretario agli Affari europei. "Quindi - ha continuato Gozi - abbiamo confermato la nostra riserva sull'adozione del riesame del bilancio multiannuale, che senza l'accordo dell'Italia non può essere adottato perché richiede l'unanimità". Parlando pochi giorni fa alla trasmissione Che tempo che fa, Renzi aveva spiegato la posizione dell'Italia richiamando i dissidi con alcuni Paesi europei (era stata citata l'Ungheria) sulla gestione dei flussi di migranti e sulla chiusura delle barriere, che si contrappone allo sforzo italiano di soccorsi nel Mediterraneo. "Visto che siamo contributori del bilancio europeo e che siamo impegnati da soli a gestire l'emergenza nel Mediterraneo", aveva spiegato il premier intervistato da Fabio Fazio, "non possiamo permettere che altri Paesi utilizzino i fondi europei per costruire muri".

Oggi, Gozi ha dettagliato ulteriormente la scelta italiana. "Lo abbiamo fatto perché riteniamo che sia una proposta su cui dobbiamo avere ancora molte garanzie sul reale aumento a favore delle nostre priorità: immigrazione, sicurezza, risorse europee per i giovani (siano per la lotta contro la disoccupazione o l'Erasmus), i programmi di successo come Horizon2020 cu cui non possiamo assolutamente accettare dei tagli, e la flessibilità del bilancio europeo per una maggiore capacità di reagire alle crisi. Su tutto questo non ritenevamo che fossimo arrivati ad un compromesso accettabile e quindi abbiamo confermato che l'Italia si oppone al riesame del bilancio multiannuale". Alla domanda se si tratti un veto, Gozi risponde: "Il veto si pone in una votazione formale. Oggi non c'era una votazione formale, quindi la dizione non è 'veto' ma 'riserva' e noi abbiamo posto formalmente la nostra riserva che la presidenza slovacca annuncerà".

La notizia si intreccia con il giudizio europeo sulla legge di Bilancio italiano: come ricostruito da Repubblica in edicola stamane, da parte di Bruxelles si va verso una mano tesa con l'ok (con riserva) alla Manovra. Sul punto, Gozi si è detto "molto tranquillo dell'opinione ampiamente favorevole" da parte della Commissione, che dovrebbe essere ufficializzata domani. Più duro su altre considerazioni: "Noi non siamo né nazionalistiné populisti. Noi però siamo molto stanchi delle ambiguità e delle contraddizioni europee. Siamo molto stanchi di un'Europa che dice alcune cose e poi non le fa. Siamo molto stanchi di un'Europa che è piccola con le cose grandi e grande con le cose piccole. E noi siamo convinti che, se l'Europa non cambia, siamo di fronte all'inizio della disintegrazione europea

http:repubblica.it/economia/2016/11/15/news/veto_italiano_sul_bilancio_ue_servono_piu_risorse_per_immigrazione_e_disoccupazione_-152066065/?ref=HREA-1

REAZIONE:SE L'UNIONE EUROPEA ERA PRONTA A CONCEDERE PERCHE RENZI  HA FATTO QUESTA MOSSA DISPERATA?FORSE INCCORAGIATO DALLA PRESENZA DI OBAMA IN EUROPA E LA SUA RICHIESTA DI MENO AUSTERITA HA FATTO QUESTA IRRESPONSABILE MOSSA CONSAPEVOLE CHE NON SOPRAVIVERA AL REFERENDUM.ED E' UNA MOSSA IRRESPONSABILE PERCHE APROFITTA DI UN POTERE NEGATIVO,IL PESO DEFICITARIO DI UNA ECONOMIA ITALIANA GRANDE NEL CONTESTO EUROPEO CHE CERTAMENTE NON LA METTERA MEGLIO NEL DOPO RENZI MA PER LUI LO STATO E LUI E DOPO LUI IL DILUVIO.

E' IRRESPONSABILE PERCHE COMUNQUE SIA NON HA NESSUNA POSSIBILITA DI PROPSPERARE QUESTO RICATTO ALLO STILE BOSSI-BERLUSCONI-KADAFY.NON C'E L'HA TRA L'ALTRO PERCHE COME DETTO L'INFLUENZA DI OBAMA ORMAI E' SOLO SIMBOLICA E TRUMP FORTE DEL BREXIT DEGLI SPRECHI EUROPEE NON NE VUOLE SAPERE NIENTE.

INSOMMA UN TRIPLO COLPO PER L'ECONOMIA DELLE TASCHE DI CERTE ITALIANI:IL BREXIT,IL TRIONFO DI TRUMP E LA MANCATA FIDUCIA DELL'UE CHE DOPO TUTTO NON E' COLPEVOLE DEI GUAI ECONOMICI ITALIANI,DELLA MANCATA CRESCITA INSOMMA.

SE A QUESTO GRAVISSIMO STATO DELL'ECONOMIA ITALIANA GLI AGGIUNGIAMO UN'ALTRA PERDITA DI FIDUCIA,QUELLA DEI MERCATI,POTREBBE DIRSI CHE SE NE VADA O NO DOPO IL REFERENDUM LA SUA CARICA RISULTA INSOSTENIBILE.VADA VIA AL PIU PRESTO E NON METTA IN PIU GUAI GLI ITALIANI.AH..MURI O NON MURI(SOLIDARIO COL PAPA E CONTRO TRUMP)I SOLDI NON SONO SUOI MA DEGLI ITALIANI:VIA DA CASA NOSTRA.VOGLIAMO PANE NON LIRISMO...... MURI NON POEMI [youtube https://www.youtube.com/watch?v=YR5ApYxkU-U&w=560&h=315]

500 DOPO [youtube https://www.youtube.com/watch?v=jJOkve4IuII&w=560&h=315]

-ECCO COME VERAMENTE LA VEDE L'UE

-SU LA STAMPA:

lastampa.it

L’irritazione di Bruxelles: “L’Europa rischia la fine non rispettando le regole”
marco bresolin

«L’Europa rischia la fine se le regole che gli Stati si sono date non sono rispettate e perdono di credibilità». La voce che rompe il silenzio a cui Bruxelles s’è votata sulle questioni italiane è imbevuta di asprezza. Suona irritata per il campionato di braccio di ferro a cui il governo Renzi sta costringendo le istituzioni europee sui numeri della manovra. I pochi che parlano si sentono traditi e confessano che «Roma non ci sta aiutando ad aiutarla». Così, ora, potrebbe succedere di tutto.

«Con voi abbiamo usato ogni margine di flessibilità», assicura un pezzo grosso di casa Ue, un po’ seccato, un po’ deluso. Il premier, protesta, «va in giro a dire che per colpa nostra non costruirà le scuole di Amatrice». La realtà, giura, è un’altra. È che «sulle spese d’emergenza non ci saranno problemi», perché «il nodo è una manovra che, così come l’hanno presentata, solleva una serie di interrogativi, quasi tutti strutturali».

C’è chi si chiede prima se questo duello sia davvero necessario e poi domanda lumi su come vanno i sondaggi pre-referendari. E chi prova a sdrammatizzare riciclando una vecchia barzelletta sulla Russia sovietica per dare l’idea dell’umore con cui viene letto il caso italiano. Racconta di un maestro elementare che domanda agli alunni «quanto fa 44 più 44?». Uno alza la mano e risponde «133». Il vecchio insegnate sbuffa. Replica che «no, 44 più 44 fa 88» e che «potrebbe fare 87 oppure 89, ma comunque mai 133». Il senso della battuta della fonte europea è che il deficit strutturale nazionale (quello al netto del ciclo e delle una tantum) dovrebbe «migliorare dello 0,6», che potrebbe anche «fare 0,1, ma non crescere dello 0,4 o dell’1,6».

La storia è rivelatrice dei dubbi tecnici europei. L’esame della manovra inviata a Bruxelles fissa al 2,3% l’obiettivo per il deficit 2017, un decimo in più rispetto al 2,2 su cui ci si era accordati. «Poca roba dal punto di vista contabile», assicurano le fonti, anche perché è sostanzialmente scontato che - cent più, cent meno - la parte di fabbisogno legata alle maggiori uscite per il terremoto e i migranti salvati nell’indifferenza generale verrà sdoganata senza malanimi. L’incognita vera è la solidità strutturale del decreto fiscale. Le coperture. Troppe “una tantum”, troppe entrate-scommessa, troppo aleatori i numeri su privatizzazioni, lotta all’evasione, voluntary disclosure, tagli di spesa, tutte cose che potrebbero non succedere come previsto e, quindi, «corrono il rischio d’imporre correzioni».

Da mesi la Commissione Ue, che arbitra il coordinamento della politica economica continentale e vigila sul rispetto degli impegni assunti dalle capitali, ha deciso di dare una mano all’Italia. In effetti, dal vertice di Ypres del 2014 a oggi, Roma ha avuto più margini di maggiore flessibilità di tutti (19 miliardi). Nonostante ciò, ha continuato a chiedere eccezioni e urlare contro l’austerity, rimettendo sempre in gioco le assicurazioni date. Il pareggio di bilancio, per dirne una, è slittato di tre anni, con decisioni che hanno sempre messo Bruxelles davanti al fatto compiuto. Sono cose che non piacciono al Team Juncker, come all’Eurogruppo, che nutrono la sensazione d’aver di fronte un interlocutore che sfrutta la benevolenza per non realizzare quello di cui avrebbe bisogno.

La questione è anche politica. «Talvolta penso che l’Italia non si renda conto di avere ventisette partner», punge una fonte diplomatica di un grande paese. Il senso della frase lo illustrano in Rue de la Loi. «Chi glielo dice agli spagnoli, che hanno fatto riforme con la Troika in casa, che all’Italia si concede il credito che a loro non abbiamo dato?». Si può arguire che la Francia è pure renitente agli impegni; la risposta è che Parigi è in procedura e Roma no. Questo non toglie che la Commissione vorrebbe sostenere l’Italia e tuttavia c’è un limite oltre il quale non può spingersi: la suscettibilità degli altri paesi.

«Vogliamo continuare a dialogare», è la formula che meglio unisce ufficialità e verità del pensiero comune a Bruxelles, dove la parole di Padoan a «Repubblica» sono state davvero mal digerite. Il Team Juncker è consapevole del rischio referendario, preferisce Renzi a ogni alternativa provvisoria che si potrebbe profilare se il governo cadesse. Teme però la debolezza italica. «Ho paura del momento in cui i tassi cominceranno a salire - concede un pezzo grosso dell’Unione -, vi trovereste in grossissimi guai». Pensa agli oneri aggravati per servire il debito, ai conti che potrebbero sballare, all’instabilità che ne deriverebbe, al possibile effetto domino che potrebbe scattare una volta che si terminerà l’acquisto di bond da parte della Bce. Renzi e Padoan tutto questo lo sanno benissimo. I contatti fra Roma e Bruxelles sono continui e quando, stasera, arriveranno in via XX Settembre le domande della Commissione ci sarà poco da essere sorpresi. Ai piani alti di Palazzo Berlaymont, dove si preferirebbe non mettere piede nella contesa elettorale, ci si chiede però come reagire davanti al «dubbio» che il premier cerchi lo scontro con l’Europa perché crede che possa garantirgli consensi referendari. Avrebbero voluto negoziare col Tesoro una via morbida per rinviare ogni giudizio a dopo il 4 dicembre. Le circostanze complicano il quadro e impongono creatività diplomatica. Al posto di un percorso negoziale coordinato si è finiti in un duello che rende le soluzioni più ponderose e gli scenari di crisi, anche i peggiori, meno improbabili.

Alcuni diritti riservati.

http:lastampa.it/2016/10/24/economia/lirritazione-di-bruxelles-leuropa-rischia-la-fine-non-rispettando-le-regole-XZFpdaRaY4pgmm3Th05Y5J/pagina.html

-IL DOPO BLOCCO DI RENZI

1-NIENTE BLOCCO

MALGRADO QUESTA FANFARRONATA DEL BLOCCO L'UE DECIDE ANDARE AVANTI COMUNQUE E PRESCINDERE DI RENZI.VEDIAMOLO SU LA STAMPA:

lastampa.it

L’Italia mette il veto sul bilancio Ue: “Stanchi dell’ambiguità di Bruxelles”
alessandro barbera

L’Italia ha deciso di bloccare la revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione europea per il 2014-2020. Lo ha annunciato a Bruxelles il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi. «Bloccata la revisione del bilancio Ue», ha scritto su Twitter. «Noi non siamo né nazionalisti né populisti. Noi però siamo molto stanchi delle ambiguità e delle contraddizioni europee. Siamo molto stanchi di un’Europa che dice alcune cose e poi non le fa. Siamo molto stanchi di un’Europa che è piccola con le cose grandi e grande con le cose piccole. E noi siamo convinti che, se l’Europa non cambia, siamo di fronte all’inizio della disintegrazione europea», dice il sottosegretario agli affari europei, Sandro Gozi, parlando a margine del Consiglio Affari Generali a Bruxelles.

Il premier Renzi ha spiegato: «Abbiamo posto il veto con il sottosegretario Gozi a Bruxelles» che voleva «lasciare i siciliani a farsi carico dell’immigrazione, di salvare migliaia di vite di farsi carico delle soluzioni e della complessità della vicenda. E poi riempiono di soldi i Paesi europei che non accettano non soltanto un accordo che loro hanno firmato, ma con i nostri soldi alzano i muri». Dal canto suo, il sottosegretario slovacco per gli Affari europei, Ivan Korcok, parlando a nome della presidenza slovacca di turno, dal canto suo, ritiene di «aver raggiunto un ampio consenso» sulla revisione del bilancio pluriennale della Ue e pur «rispettando la riserva espressa dall’Italia, che ha bisogno di più tempo per unirsi al consenso», e «l’astensione del Regno Unito», ha deciso che presenterà l’accordo al Parlamento europeo.

La Commissione di Bruxelles ha deciso una linea prudente sulla manovra del governo Renzi dopo molti giorni di schermaglie. L’esame vero e proprio comincerà domani, ma, a quanto pare, un giudizio definitivo arriverà soltanto nei primi mesi del 2017. Un rinvio che sarebbe ben accolto dall’esecutivo italiano alle prese con il referendum del 4 dicembre, che vedrebbe spostato più in là un esame complicato, visti gli sforamenti previsti nelle legge di bilancio italiana.

Nelle previsioni economiche della scorsa settimana, infatti, si era evidenziato uno scostamento significativo fra le stime della Commissione e quelle di Roma soprattutto sul debito pubblico, stimato l’anno prossimo al 133,1% del Pil, ancora in crescita, anche se di poco, rispetto al 133% di quest’anno, mentre il governo lo stimava al 132,6% nel 2017, in calo rispetto al 132,8% del 2016. Nei due ultimi anni, inoltre, l’Italia ha già beneficiato di 19 miliardi di flessibilità impegnandosi in cambio a far scendere il deficit dal 2,4% del Pil del 2016 all’1,8% l’anno prossimo. Nel documento programmatico però, a causa dei costi straordinari per le emergenze migranti e terremoto, il deficit/Pil per il 2017 è stimato al 2,3%, che secondo le previsioni Ue sale al 2,4%.

Gli emendamenti principali alla manovra

BONUS MAMME - Si va da chi, come il Pd, chiede l’introduzione di un tetto Isee a chi come Ap ne vuole invece un ulteriore rafforzamento prevedendo che quello per i nidi possa sommarsi a quello già previsto per le baby-sitter.

CONGEDO PAPÀ - Numerose le proposte che chiedono di aumentare gli attuali due giorni obbligatori. C’è chi ne propone tre, chi cinque e chi quindici.

PONTE STRETTO - Dichiarare infrastruttura prioritaria per l’interesse del Paese il collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente. A chiederlo è Ap, con un emendamento segnalato.

SGRAVI NEOASSUNTI SUD - Sgravi contributivi per nuove assunzioni per il Mezzogiorno dal 2017. In questo caso la proposta arriva dal Pd.

ENTI LOCALI, PIÙ TURN OVER E PIANO ASSUNZIONI - Aumento dei limiti del turnover negli enti locali fino al 50% nel 2016 e 2017 e al 75% dal 2018. La soglia finora è del 25%. Per i Dem serve anche un piano straordinario di assunzioni e c’è anche chi propone la trasformazione a tempo determinato dei contratti di collaborazione nei ministeri, enti locali e ricerca.

PIÙ SOLDI A STATALI, FARO SU VVFF - M5S, Lega e Fi, ma anche parti della maggioranza, chiedono di incrementare (da 1 a 3 miliardi solo per il primo anno) le risorse per gli statali. È trasversale poi la richiesta di aumento dell’organico dei vigili del fuoco.

IPERAMMORTAMENTI AL 250% ANCHE PER RADIO E TV - La proposta è targata Fi e riguarda «i contenuti informativi e audiovisivi per la radiodiffusione sonora e televisiva».

SUPERAMMORTAMENTO MAGGIORATO AL SUD - Incrementare il superammortamento al 140% sui beni strumentali di un ulteriore 20% nelle Regioni del Sud. La richiesta arriva da diversi gruppi parlamentari.

BIGLIETTI MUSEI, SI PAGA CON CELLULARE - Un emendamento del Pd propone di poter acquistare con il credito del telefonino i biglietti per musei e luoghi culturali.

APE SOCIAL - Far scendere a 35 anni i contributi per l’Ape social. La proposta è firmata dalla commissione Lavoro, che chiede anche si abbassi il requisito di invalidità attuale per accedere al reddito ponte dal 74 al 60%.

DONAZIONE CIBO SENZA IVA: Esenzione Iva per le eccedenze alimentari che le imprese donano in beneficienza, senza burocrazia e dichiarazioni, ma con un tetto a 5.000 euro di giro d’affari. Lo propone il Pd.

SCONTO CAMPIONARI TESSILI-SCARPE: Uno sconto fiscale del 15% per le spese connesse alla realizzazione di campionari con specifico riferimento anche alle spese relative alla ricerca e ideazione estetica’’ e anche «alla realizzazione di prototipi». Lo propongono alcuni parlamentari del Pd.

RAI E CANONE - Forza Italia e Lega vogliono la riduzione del canone a 50 euro. Tante anche le proposte per finanziare radio e tv locali.

PAPERONI - In Parlamento sono d’accordo in molti: niente flat tax di 100 mila euro per chi trasferisce la residenza nel nostro Paese, dopo aver passato all’estero 9 degli ultimi 10 anni. Meglio fissare una percentuale fissa.

Pd ritira emendamento che accorpa Imu-Tasi

Ed è durato poche ore il pasticcio del Pd sull’ipotesi di unificare in un’unica imposta di Imu e Tasi e dare vita così all’Imi. L’intento era semplificare la vita ai contribuenti. Ne è nato invece un polverone. L’accusa, delle opposizioni ma anche di Confedilizia, era quella di tentare un nuovo aumento delle tasse sulla casa. Ma la parola d’ordine del governo Renzi era e rimane “giù le tasse”: ecco quindi che l’emendamento, ispirato dall’Anci, è stato prima approfondito e verificato a dovere e poi ritirato dallo stesso Manlio Marchi, che per primo lo aveva firmato, proprio per evitare strumentalizzazioni. «Siamo al “compro una vocale” di Mike Buongiorno...» ha ironizzato Matteo Renzi, riferendosi al nome che avrebbe dovuto avere la nuova tassa unica, l’Imi. «È una cosa che non sta né in cielo né in terra - ha tagliato corto il premier - noi non aumentiamo le tasse, vogliano tagliarle».

Alcuni diritti riservati.

http:lastampa.it/2016/11/15/economia/manovra-lue-sospende-il-giudizio-sui-conti-italiani-4nweCoya7yg3fCi5zHeabI/pagina.html

-E COSI SU LA REPUBBLICA:

Italia sfida Ue, veto a bilancio europeo Proposta : 5 euro per entrare in Schengen
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Presidenza slovacca: "Andiamo avanti lo stesso"
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REAZIONE:FACCIA QUELLO CHE FACCIA RENZI LA VITTORIA DEL NO E' SCONTATA.E SCONTATO E' CHE RENZI SE NE DOVRA ANDARE,NON CI SONO PIU LE CONDIZIONI PER IL SOSTEGNO INTERNAZIONALE NE INTERNO.E METTO IN GUARDIA SU UNA OFFENSIVA REFERENDARIA PRO-RENZI DEL SONDAGGISMO:IL SOLO SONDAGGIO VALIDO E' QUELLO DELLE URNE. E IL GIORNALISMO DOVREBBE IMPARARE DALLA VITTORIA DI CAMERON,DAL BREXIT E DALLA VITTORIA DI TRUMP.

-APPENDICE:SECONDO ROUND BLOCCO

-SU THE HUFFINGTON POST:

huffingtonpost.it

EFFETTO TRUMP SUL GOVERNO: MOSSA CONTRO L'AUSTERITY
Angela Mauro

“Era chiaro anche prima e noi infatti ci siamo sempre battuti contro l’austerity. Ma la vittoria di Donald Trump negli Usa non dà scampo: il rigore non è più sostenibile. Ne va della fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee. Urge dare una sveglia all’Europa sulla sicurezza e sui giovani”. Sandro Gozi ha appena terminato di dare battaglia al Consiglio Affari generali dell’Ue. Su mandato del premier Matteo Renzi, il sottosegretario agli Affari Europei ha espresso le riserve italiane sulla revisione del bilancio pluriennale dell’Unione Europea, di fatto bloccandone l’approvazione che richiede l’unanimità. E’ un altro round della crociata renziana contro questa Ue. A meno di tre settimane dal referendum costituzionale, i sondaggi gli danno ragione (convince due elettori su tre, dice Pagnoncelli), il premier va avanti. E domani a Bruxelles è previsto un assaggio dello stesso pranzo anti-europeo.

Domani infatti, la riserva italiana sul bilancio pluriennale – che secondo l’ultima proposta della presidenza slovacca è ancora troppo scarso in risorse “per i giovani, la lotta alla disoccupazione giovanile o Erasmus, i programmi di successo come Horizon 2020, e poi l’immigrazione…”, elenca Gozi – piomba in ‘sede di conciliazione’. Secondo il ‘burocratese’ europeo, trattasi del tentativo di trovare un accordo tra Parlamento e Consiglio, con la Commissione a mediare. L’Italia dovrebbe recitare la stessa parte portata avanti oggi da Gozi. Il compito è affidato a Daniele Viotti, europarlamentare Dem, unico italiano presente nella delegazione della Commissione Bilancio dell’Europarlamento che verrà sentita sul bilancio bloccato oggi. Ma Viotti non sarà solo: con lui ci saranno i socialisti francesi, gli spagnoli, portoghesi. Insomma un’alleanza anti-austerity che comincia effettivamente a dare concreti segni di vita a Bruxelles.

Oggi la notizia della mossa italiana è arrivata più o meno in tempo reale alla riunione del gruppo socialista in Commissione Bilancio. E – manco a dirlo – è stata osannata dai presenti, soprattutto i francesi, gli spagnoli e i portoghesi. Non solo. Viotti domani potrebbe trovare alleati anche del Ppe, in quanto anche tra i Popolare si sta strutturando una fronda anti-austerity composta da eurodeputati del sud Europa. Sostanzialmente, scommettono i Dem a Bruxelles, il Consiglio non ce la farà a far approvare la revisione del bilancio nella prossima sessione parlamentare a Strasburgo la prossima settimana. E forse nemmeno a dicembre. Ma c'è da dire che la presidenza slovacca vuole andare avanti lo stesso almeno sul bilancio annuale, per il quale si può procedere a maggioranza.

A sera a Zapping su Radiouno Renzi la spiega così: "La riserva di oggi è l'anticamera del veto che potremo esprimere sul bilancio europeo. Quello attuale è stato deciso dal governo Monti nel 2012. E questi sono numeri negativi per l'Italia che mette nella cassaforte collettiva 20 mld di euro e ne prende 12. Noi siamo contributori attivi per 8 miliardi che vanno all'Ungheria, la Slovacchia ecc, secondo un modello ispirato alla solidarietà. Ora, se gli europei continuano a fare i furbi sull' immigrazione, se pensano di essere altruisti e solidali solo quando c'è da prendere i soldi, allora quando c'è da discutere il bilancio siamo pronti a mettere il veto. Quella di oggi è una riserva, non siamo in condizioni di poterlo bloccare ma lo abbiamo fatto per segnalare il nostro disaccordo su alcune voci".

Anche questo si chiama effetto Trump. Il tycoon ha messo in crisi i partiti tradizionali negli Usa. In Europa chi dei partiti tradizionali è ancora in sella cerca di correre ai ripari. Ora o mai più. Il che è vero soprattutto per Renzi, ormai agli sgoccioli nella campagna referendaria che potrebbe costargli la carriera da premier.

La mossa messa in atto oggi a Bruxelles cade a pennello. Oggi Renzi è in Sicilia. Da Catania commenta: "L’Ue voleva lasciare i siciliani a farsi carico dell'immigrazione, di salvare migliaia di vite di farsi carico delle soluzioni e della complessità della vicenda. E poi riempiono di soldi i Paesi europei che non accettano non soltanto un accordo che loro hanno firmato, ma con i nostri soldi alzano i muri". Domani la Commissione Europea esprimerà il proprio parere sulle leggi di bilancio degli Stati membri. Sull’Italia il giudizio dovrebbe essere ok con riserva da esibire a gennaio, dopo il referendum quindi. Se n’è parlato anche nella cena di ieri sera tra il capogruppo dei Socialisti e democratici Gianni Pittella, del Ppe Manfred Weber, i presidente della Commissione Juncker e il vicepresidente Timmermans. Juncker avrebbe anticipato un lasciapassare parziale, che non soddisfa del tutto il governo ma gli dà fiato per l’ultimo sprint referendario. E poi c’è da dire che la Commissione varerà anche un documento di allontanamento progressivo dall’austerity: che porta acqua al mulino del premier.

“Juncker ha varato una vera e propria svolta – ci dice Pittella – Per la prima volta dopo decenni la commissione spinge gli Stati membri, Germania in primis, ad adottare politiche di bilancio espansive. Altro che austerità”.

Sostanzialmente l’America intima il ‘time out’ anche da questa parte dell’Atlantico. L’Europa cerca di darsi una mossa per restare in piedi. E Renzi in questo fa la sua parte, mobilitando tutti i suoi a Roma e Bruxelles, ognuno con un compito da svolgere. Questa settimana poi potrà godere di un ultimo aiuto da parte di Barack Obama. Il presidente uscente è arrivato oggi ad Atene e domani sera sarà a Berlino per il vertice con Angela Merkel e i più stretti alleati europei, tra cui anche lo stesso Renzi. “Trump e Sanders, candidati non convenzionali, hanno avuto successo”, riconosce Obama dalla Grecia, paese epicentro della crisi europea per i conti pubblici e l’emergenza immigrazione. Il messaggio di Obama per l’Europa: “L’austerity alimenta i populismi”.

E’ l’effetto Trump che si abbatte sull’Ue, ma paradossalmente porta anche la firma di Obama.

http:huffingtonpost.it/2016/11/15/trump-austerity-ue_n_12987720.html?1479240000&utm_hp_ref=italy

REAZIONE:

1-ALL INCLUSIVE:IL GIORNALISMO CONTINUA LA SUA PREDICA ALL INCLUSIVE,OBAMA PIU TRUMP,SOCIALISTI DI TUTTI I GENERI PIU IL PD DI RENZI(SOCIALISTA RENZI?) E COSI VIA.POCO SERIO INSOMMA.

2-ILPD DI RENZI PARTITO TRADIZIONALE?MA VA...

3-LA SICILIA NON HA BISOGNO DI QUESTA COMPASSIONE RENZIANA,ANZI VIENE PROMOSSA DAGLI EUROPEI PER GESTIRE DA SOLA(SENZA RENZI,ALFANO E COMPAGNIA BELLA)L'IMMIGRAZIONE.E LA GB HA PROMESSO SOLDI.SOLDI CHE SI VEDE,RENZI VUOLE METTERLI MANI.

3-CON QUALE SONDAGGIOMETRO RENZI FA I SONDAGGI?

 -
 17 NOVEMBRE 2016:RENZI,ECONOMIA,UE,MANOVRA E BILANCIO:EPILOGO...CONTENTO TU...........
TITOLARI THE HUFFINGTON POST
-TITOLARE 1:
BRUXELLES METTE L'ITALIA IN FREEZER
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