SPAZIO REALE:DOTT. GIUSEPPE CIANCIMINO/"Video-citofono online": BENVENUE SUR UN SITE AVEC RESIDENCE EN LIGNE DANS ITALIE.CE N'EST PAS UN ESPACE VIRTUEL MAIS REEL QUE JE VEUX DEVIENT UN VERITABLE "VIDEOCITOPHONE" D'OU' INTERAGISSENT AVEC MOI.(COMMENCE PAR PETIT GUIDE À PROPOS DU BLOG)-PLUS SUR MOI ET MON OPERA DANS PAGE "A PROPOS"
FAITES INTERNES 1:CONTINUATION 319
23 Février 2017
, Rédigé par docciancimino
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23 FEBBRAIO 2017:IO INVENTORE DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE
COME IL TELEFONO PORTABILE(CELLULARE),LO SMARTPHONE(IL MOBILE SINONIMO DI NUOVA ERA),LA TELEMEDICINA,GLI INDOSSABILI,L'INTERNET SU TUTTE LE COSE(ANCHE L'AUTOMOBILE),LA REALTA VIRTUALE,LE RETI SOCIALI E I CONCETTI SCIENTIFICI,SOCIO-CULTURALI E POLITICI ALLA BASE DELLA DIFUSSIONE GLOBALE DELLA NUOVA ERA,IO SONO STATO L'INVENTORE DELL'INTELLIGENZIA ARTIFICIALE COSI COME LA CONOSCIAMO OGGI.
TUTTO NASCE VERSO IL PROMEDIARE DEGLI ANNI '8O.IO VENIVO FACENDO RICERCHE INFORMALI,PERSONALI SU RINTRACCIAMENTO DI MATERIALE SCIENTIFICO IN PICHIATRIA NELLE DIVERSE BIBBLIOTECHE DEL MONDO CON I MEZZI CHE ALLORA SI TENEVANO:TELEFONO FISSO E CABLATO,TELEGRAMMI,POSTA E POCO ALTRO.
LE REFLESSIONI SUQUESTE RICERCHE LE HO COLLEGATO CON LA FACILITA DI SPOSTAMENTO NEI TEMPI MODERNI.ALTRI TEMPI DIVERSI AL MEDIOEVO E AI SECOLI ANTERIORI AL 19.LO SCENARIO ERA IL FRONTE CULTURALE EST DELLA GUERRA FREDDA,PADOVA E VENEZIA.ANCORA ESSISTEVA IL MURO.
A QUESTE RICERCHE,RITORNATO IN MONTEVIDEO SUDAMERICA AGGIUNSE DUE TIPI DI LETTURE:QUELLE SULLE CASE INTELLIGENTI,LA SOLA INVENZIONE DELLA NUOVA ERA CHE NON HO FATTO IO,CHE MI PORTO DRITTO ALLA CURIOSITA SULLA ROBOTICA ALLORA IN PANNOLINI,E DALTRONDE HO AVUTO NELLE MIE MANI UN LIBRO SU NEUROSCIENZE E ROBOTICA CHE MI E' STATO FORNITO DAL LABORATORIO DI FARMACI ROCHE.LI SI PARLAVA DELLA CIRCOLAZIONE DELL'INFORMAZIONE SUI CIRCUITI NEURONALI,GLI ALGORITMI.DEL COLLEGAMENTO DELLA RICERCA DI MATERIALI PICHIATRICI IN DIVERSE E LONTANISSIMI BIBLIOTECHE DEL MONDO E GLI SOSTAMENTI MODERNI NAQUE L'IDEA DEL CELLULARE E DELLA TELEMEDICINA,E DEL COLLEGAMENTO DELLA TELEMEDICINA GLI ALGORITMI E LA ROBOTICA NASCE L'IDEA DI RIPRODURRERE IL FUNZIONAMENTO CEREBRALE E QUINDI IL CONCETTO DI INTEGRAZIONE DELL'ESPRESSIONE TECNOLOGICA,A DISTANZA,DEI DIVERSI SENSI DELLA COMUNICAZIONE UMANA IN UN SOLO INSTRUMENTO COSI COME ACCADE NEL CERVELLO:ECCO LO SMARTPHONE,ECCO GLI ANTECEDENTI E LA NASCITA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE.ANCHE LEI NON CI CREDA.
E QUESTO E' STATO POSSIBILE PERCHE NON MI SONO FERMATO IN UNA FORMAZIONE ACCADEMICA CHE SI BASAVA NELLA FRAMMENTAZIONE DELLE CONOSCENZE IN QUELLO CHE SONO LE SPECIALITA UNIVERSITARIE MA HO DIVERSIFICATO ALLE MIE SPESE LE MIE CONOSCENZE IN MODO ENCICLOPEDICO CIO CHE MI HA PERMESSO RAGIONARE SUL COLLEGAMENTO DI DIVERSI DISCIPLINE DELLE CONOSCENZE CHE ALTRIMENTE NON AVREI FATTO.
PIU SPECIFICAMENTE LA FORMAZIONE PSICHIATRICA ATTUALE E' TROPPO ANCORATA ALLA CULTURA PSICOANALITICA ALLONTANANDOSI DEGLI ORIGINI ORGANICISTICI E UMANISTICI DELLA NASCITA DELLA PSICHIATRIA.POCO E' QUELLO CHE DI NEUROSCIENZE OGGI CONOSCIAMO I PSICHIATRI E COSI QUEL LIBRO DI ROCHE NELLE MIE MANI E' RISULTATO UNA ESPERIENZA RIVELATRICE.
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23 FEBBRAIO 2017:VITTORIA DELLA SCIENZA
-SU LA REPUBBLICA:
Repubblica.it
Nord Dakota, la resa dei sioux: sgomberato il campo anti-oleodotto
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1 di 31,Slideshow (reuters)
Ancora scontri in Nord Dakota nel corso di una manifestazione contro la realizzazione dell'oleodotto che, se portato a termine, attraverserebbe i territori sacri ai nativi. Le forze dell'ordine hanno fatto sapere che sono state arrestate nove persone colpevoli di aver insultato gli agenti presenti. Il corpo degli ingegneri dell'esercito, chiamato in causa dal governo Trump per valutare l'impatto che il progetto avrebbe avuto sull'ambiente, aveva annunciato nelle settimane scorse la decisione di dare il permesso alle società coinvolte per la realizzazione dell'oleodotto. E' seguito l'ordine ai manifestanti di abbandonare il campo occupato dalle proteste. Dopo i nove arresti, i manifestanti hanno lasciato l'area. Nelle foto gli ultimi scontri con le forze dell'ordine prima dello sgombero.
23 FEBBRAIO 2017:REATO DI CLANDESTINITA,LEGA CONDANNATA
-SU LA REPUBBLICA:
Lega Nord condannata a Milano per discriminazione: "I profughi non sono clandestini"
I manifesti della Lega a Saronno nel 2016
Il tribunale civile ha condannato il Carroccio per i manifesti esposti a Saronno contro i migranti: "Chi chiede asilo in Italia non può essere umiliato con quel termine". Maroni rilancia: "Pazzesco, adesso i clandestini siamo noi"
di ZITA DAZZI
23 febbraio 2017
La Lega Nord è stata condannata per il reato di discriminazione, per aver usato il termine 'clandestini' per indicare quelli che, a termini di legge, sono invece 'richiedenti asilo'. Lo stabilisce una sentenza del giudice Martina Flamini della prima sezione civile del tribunale ordinario di Milano, che ha condannato la Lega a pagare 10mila euro di danni (oltre a 4mila euro di spese processuali) "per il carattere discriminatorio e denigratorio dell'espressione clandestini” contenuta nei manifesti affissi nell'aprile scorso a Saronno. Una sentenza che potrebbe creare un precedente, visto che a partire dal segretario Matteo Salvini, molti esponenti del Carroccio definiscono i profughi come 'clandestini'.
Il processo - intentato da Asgi e Naga, due associazioni di volontariato - nasce da una vicenda del Comune brianzolo di Saronno, dove l'anno scorso la Caritas locale aveva chiesto al Comune - guidato dal sindaco leghista Alessandro Fagioli - le autorizzazioni per ospitare in un convento di suore 32 rifugiati. Il sindaco Fagioli aveva negato i permessi e rilasciato dichiarazioni trancianti contro i migranti: "Non voglio africani maschi vicino alle scuole dove vanno le nostre studentesse", aveva detto per motivare la sua opposizione. La sezione locale della Lega, il giorno dopo, aveva tappezzato il paese di manifesti contro i profughi, etichettandoli come 'clandestini' . La giudice spiega nell'ordinanza che "Il termine 'clandestino' ha una valenza denigratoria e viene utilizzato come emblema di negatività", poiché "contraddistingue il comportamento delittuoso (punito con una contravvenzione) di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del Testo Unico sull’immigrazione".
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Saronno, nuova contestazione leghista alla Kyenge
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"Con l’epiteto di 'clandestino' - spiega la sentenza pubblicata ieri - si fa chiaramente riferimento ad un soggetto abusivamente presente sul territorio nazionale, ed è idoneo a creare un clima intimidatorio (implicitamente avallando l’idea che i 'clandestini', non regolarmente soggiornanti in Italia, devono allontanarsi)". La giudice sottolinea che "contrariamente rispetto a quanto indicato nei manifesti per cui è causa, i 32 'clandestini' sono persone che, esercitando un diritto fondamentale, hanno chiesto allo Stato italiano di riconoscere loro la protezione internazionale". E aggiunge: "Gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello Stato italiano, perché temono a ragione di essere perseguitati o perché corrono il rischio effettivo in caso di rientro nel paese d’origine di subire un grave danno, non possono considerarsi irregolari e non sono, dunque, 'clandestini'". Chi affibbia loro quell'aggettivo, punta a discriminare persone che sono "in fuga per motivi di persecuzione" e a creare nei loro confronti un clima di pregiudizio.
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La Kyenge sfotte la Lega: ''Contro i migranti, poi la laurea in Albania''
FOTO NON RIPORTATA
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Nella sentenza si fa riferimento alle frasi scritte sui 70 manifesti affissi a Saronno (dove poi il dormitorio per i profughi non è mai stato aperto): "L’espressione 'clandestini', evocando l’idea di persone irregolarmente presenti sul territorio nazionale – alle quali viene pagato “vitto, alloggio e vizi”, a costo di grandi sacrifici chiesti ai cittadini di Saronno, ai quali, invece, vengono tagliate le pensioni e aumentate le tasse – veicola l’idea fortemente negativa che i richiedenti asilo costituiscano un pericolo per i cittadini". Dunque, "emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione, che ha l’effetto non solo di violare la dignità degli stranieri, richiedenti asilo, appartenenti ad etnie diverse da quelle dei cittadini italiani, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti".
La Lega è stata condannata anche a pubblicare il provvedimento sui suoi siti Internet istituzionali, sulla Padania e su alcuni quotidiani nazionali per bilanciare gli effetti "dell'elevato contenuto discriminatorio delle espressioni contenute nei manifesti, della loro portata denigratoria, della loro idoneità a creare un clima fortemente ostile nei confronti dei richiedenti asilo". Soddisfatti gli avvocati ricorrenti per conto di Asgi (Associazione studi giudirici sull'immigrazione) e Naga: "Questa sentenza mette un punto fermo nell’uso comune del termine 'clandestino' del linguaggio politico nei confronti dei richiedenti asilo - sottolineano Albero Guariso e Livio Neri - chiarendo che non è lecito alla politica farlo con lo scopo di suscitare un clima che impedisca l’inserimento dei rifugiati nella collettività".
Il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi reagisce parlando di una sentenza "che distorce la realtà". In una nota Grimoldi sottolinea come "delle 123mila domande di asilo presentate" nel 2016 "il 56% sono state respinte, confermando lo status di irregolari e dunque di clandestini di circa 65mila immigrati, cui si aggiungono i 60mila che non hanno presentato la domanda: in tutto 125mila clandestini su 181mila, ovvero oltre due terzi". E il governatore della Lombardia Roberto Maroni posta su Facebook la sua reazione: "pazzesco - scrive - ora i veri clandestini siamo noi".
Di tenore opposto la reazione del segretario regionale del Pd, Alssandro Alfieri che dichiara: "Bene ha fatto il tribunale di Milano. Le delicate questioni legate all'immigrazione non si affrontano con slogan sguaiati e sterile demagogia come fa la Lega, ma con proposte concrete, come quelle portate avanti dal ministro Minniti, che coniugano legalità, sicurezza e integrazione".
REAZIONE:BENE ORA ABOLIRE IL REATO DI CLANDESTINITA CHE RENZI E I SUOI NON HANNO VOLUTO FARE PER MOTIVI ELETTORALI:SECONDO LUI AVREBBE FAVORITO I MOVIMENTI XENOFOBI ANTIEUROPEI COME LA LEGA.BHE' E' RISULTATO FALSO PERCHE NON LO HA FAVORITO PROPIO A LUI E IL SUO PD DEL PATTO NAZARENO.
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24 FEBBRAIO 2017:RUBY TER,BERLUSCONI NON PARTE LESA MA INDAGATO PER CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI
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-SU LA STAMPA:
lastampa.it
Berlusconi sentito come teste in Procura
paolo baroni
Silvio Berlusconi è stato per circa due ore in procura a Milano per testimoniare davanti ai pm milanesi Tiziana Siciliano e Luca Gaglio sulla presunta estorsione che avrebbe subito da una delle ’olgettine’, la trentacinquenne Giovanna Rigato. La showgirl trevigiana era stata denunciata dall’ex premier perché nel luglio scorso si sarebbe presentata a casa del leader di Forza Italia e gli avrebbe chiesto un milione di euro in cambio del suo silenzio con la stampa e con i magistrati. In questo procedimento Berlusconi figura come ’parte lesa’.
Ma dagli approfondimenti nati da questa denuncia (sentito anche il ragioniere di fiducia e intermediario tra l’ex premier e le ragazze Giuseppe Spinelli) è finito nuovamente nel mirino della procura e indagato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, per i versamenti da migliaia di euro, l’ultima volta lo scorso novembre, nei confronti di quattro giovani, tra cui la stessa Rigato.
Il corridoio del quarto piano del Palazzo di giustizia è stato presidiato per tutto il tempo da carabinieri e guardie del corpo dell’ex premier e nessun giornalista ha potuto avvicinarsi alla stanza del pm dove l’ex presidente del Consiglio entrato con l’assistenza legale essendo testimone e al tempo stesso imputato in reato connesso.
REAZIONE:IN BUON ROMANZO,INDAGATO PER MENTIRE ALLA GIUSTIZIA.PRESSA POCO COME BILL CLINTON.DEFINITIVAMENTE CAPOVOLTA L'ASSOLUZIONE.
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25 FEBBRAIO 2017:MARONI E SALA,DUE POLTRONE IN BILICO
-2 NOTE SU LA STAMPA:
1-MARONI
lastampa.it
Processo Maroni per il viaggio a Tokyo, depone la sua collaboratrice che sarebbe stata favorita: «Non avevo una relazione con lui»
fabio poletti
Tre anni dopo il mancato viaggio a Tokyo, l’inchiesta contro il Governatore Roberto Maroni, il gossip rosa che ammanta tutta la vicenda, Maria Grazia Paturzo presunta favorita con contratto di collaborazione da 65 mila euro con Expo dice la sua. È testimone, ha l’obbligo di dire la verità come la incalza il pubblico ministero Eugenio Fusco, ma lei biondissima e un filo imbarazzata si smarca: «Non esisteva nessuna relazione tra me e il presidente Maroni». Agli atti ci sono telefonate intercettate ma non depositate. Al massimo qualche sms al Governatore con cui chiosa: «Mille baci». Se non ci fosse di mezzo un reato e un bel po’ di spese pazze su cui il Tribunale vuole vedere chiaro, sarebbe un bel romanzo rosa. In aula sempre come testimone arriva anche Isabella Votino, portavoce del Governatore al quale è vicinissima da 13 anni. Che lei e la Paturzo non andassero d’accordo lo sapeva mezzo mondo a Palazzo Lombardia. Isabella Votino in aula lo ripete: «Avevo delle riserve sulla Paturzo. Avevo lavorato con lei al Viminale e non mi ero trovata bene. Non ero contenta mi sentivo a disagio. L’ho detto anche a Maroni». Il tono di uno dei tanti messaggini al Governatore è esplicito: «Farmela ritrovare con noi mi sembra veramente scorretto». Alla vigilia di quel viaggio a Tokyo poi sfumato per gli impegni del Governatore o perchè il Comune si rifiutò di pagare il biglietto da 7000 euro alla Paturzo i nervi a Palazzo Lombardia erano tesissimi. Isabella Votino ne parlò pure con un’amica l’avvocato Cristina Rossello, nota per essere pure il legale di Silvio Berlusconi nella causa contro la ex moglie Veronica. Cristina Rossello sfuma sulle tensioni e sulle confidenze ricevute dalla portavoce del Governatore: «Penso che ci fosse un problema di gelosia professionale». Giuseppe Sala il sindaco di Milano, sentito come testimone, riconferma di non aver dato il via libera al viaggio a Tokyo in classe business di Maria Grazia Paturzo, ritenendo che la spesa sarebbe stata ingiustificabile: «Lei ha avuto un ruolo insignificante in Expo».
Processo a Roberto Maroni, in aula il sindaco Giuseppe Sala: «Mai autorizzato quel viaggio a Tokyo»
fabio poletti
Il processo è quello contro il Governatore Roberto Maroni. L’accusa è quella di aver «spinto» perchè una sua collaboratrice venisse assunta e soprattutto mandata in missione a Tokyo ma in business class con un costo di 7000 euro. Il testimone davanti al tribunale di Milano è il sindaco Giuseppe Sala, allora commissario di Expo 2015. Due ore di deposizione per dire più e più volte: «Non diedi mai l’autorizzazioone a quella trasferta. Costava troppo e non era in linea con la sua missione». la viaggiatrice non autorizzata era Maria Grazia Paturzo che in questo processo non è nemmeno indagata, molto vicina al Governatore Roberto Maroni, secondo il magistrato Eugenio Fusco così vicina da avere una «relazione affettiva» con il Presidente della Lombardia. Maroni è accusata di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita. Il viaggio a Tokyo era per la festa della Repubblica del 2014. Maria Grazia Paturzo si doveva occupare di World Expo Tour, una serie di promozioni mondiali dell’esposizione milanese dell’anno successivo. Alla fine «per sopravvenuti impegni istituzionali» nemmeno Roberto Maroni andò più a Tokyo.
Sala: “Pressioni da Regione Lombardia per assumere in Expo”
“Mi hanno parlato di due segnalazioni per un possibile impiego ad Expo Milano 2015 e dopo una mia resistenza ad assumerle Malangoni è tornato da dicendo: la Regione offre la possibilità di sostenere i costi di World expo Tour, chiede che ci sia una controparte all’interno della società. Io ho detto massimo una con un incarico temporaneo di due anni”. Lo dichiara il sindaco di Milano, Beppe Sala, durante il processo a carico di Roberto Maroni, rispondendo alle domande dell’avvocato Domenico Aiello, in merito alla presunta richiesta da parte di Regione Lombardia ad assumere due ex collaboratrici in Expo, Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio. Beppe Sala nega poi il via libera per il viaggio a Tokyo: “ Malangone viene da me e mi dice: chiedono di autorizzare anche la trasferta della Paturzo, spiegandomi chi è e i costi della trasferta, così feci due osservazioni: mi sembra tanto per una funzionaria e perché deve andarci?”.
A segnalare a Giuseppe Sala l’anomalia di quel viaggio e a tenere i contatti con il Governatore era Christian Malangone un uomo dello staff di Sala, che ha già patteggiato una condanna a 4 mesi di carcere per induzione. Il sindaco di Milano ammette che il suo non fu un no netto al suo collaboratore: «Gli ho detto di far presente che la cifra per il viaggio di Paturzo mi sembrava troppo alta e di segnalare che la missione non c’entrava con il World Expo Tour». Quanto a una mail del suo staff in cui si diceva «ok il capo è allineato», Giuseppe Sala ha spiegato che non voleva dire che aveva dato il suo assenso al viaggio: «Credo significasse “capo informato” della situazione, altrimenti avrebbero scritto “capo d’accordo”». Incalzato dal difensore di Roberto Maroni Giuseppe Sala ha dovuto però spiegare perchè disse «no» alla trasferta di Tokyo della collaboratrice di Maroni quando a carico di Expo risultano decine di biglietti dai costi esorbitanti. Tipo un volo Milano-New York in classe Magnifica per un costo totale di 9000 euro di una funzionaria di Expo ma non in posizione apicale: «La procedura prevedeva eccezioni qualora il funzionario, ad esempio, doveva viaggiare a fianco del “capo” per lavorare durante il volo». Il difensore di Roberto Maroni insiste per fare altre domande. Il sindaco Giuseppe Sala alle 2 ha un impegno. Si rimanda ad una nuova udienza fissata al 23 febbraio. Amaro anche se con un sorriso il suo commento: «Rischio di essere ospite fisso in tribunale».
REAZONE:COMUNE DI MILANO E REGIONE LOMBARDA SONO DUE CARICHE IN BILICO,MARONI E SALA "SOCI" ALLA EXPO MILANO SONO DUE POLITICI CANDIDATI ALLA SEVERINO:
ITALIANI PREPARATIVI QUST'ANNO SI VOTERA PER RINNOVARE TUTTE LE CARICHE NAZIONALI(PRESIDENTE DEL CONSIGLIO,LE DUE CAMERE E LA PRESIDENZA)E INOLTRE PER IL COMUNE DI MILANO E LA PRESIIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDA.
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25 FEBBRAIO 2017:A GUADALUPE
-SU LE MONDE.
lemonde.fr
En Guadeloupe, trois mises en examen dans une affaire de détournement de fonds publics
Un adjoint au maire de Basse-Terre et deux responsables administratifs de la communauté d’agglomération Grand Sud Caraïbe sont visés dans ce dossier.Photo prise le 5 décembre 2003 de la mairie de Basse-Terre. MARTIN BUREAU / AFP
Un adjoint au maire de Basse-Terre et deux responsables administratifs de la communauté d’agglomération Grand Sud Caraïbe ont été mis en examen dans la soirée de vendredi en Guadeloupe pour trafic d’influence et détournement de fonds publics, a annoncé samedi 11 février le procureur de la République de la ville, Samuel Finielz.
Fred Madinécouty, directeur général des services de la communauté d’agglomération, a été placé en détention provisoire. René-Claude Monrose, troisième adjoint de la maire (Les Républicains) Marie-Luce Penchard, a été placé sous contrôle judiciaire, tout comme Georges Chasselas, adjoint de M. Madinécouty.
Dans le détail, les trois hommes sont poursuivis pour « recel d’abus de biens sociaux, trafic d’influence passif soit par personne chargée d’un mandat électif, soit par personne chargée d’une mission de service public, escroquerie en bande organisée, association de malfaiteurs et détournement de fonds publics », des faits qui se seraient produits depuis 2010 et jusqu’à ce mois-ci.
Des prestations fictives
Une enquête, ouverte au début de 2016, a révélé que « certaines entreprises bénéficiaires de marchés publics » de la communauté d’agglomération « finançaient les besoins personnels de certains fonctionnaires territoriaux et élus », soit directement, soit par le biais « des associations ou des comptes ouverts dans des commerces », a expliqué le parquet.
Ces instances « facturaient des prestations fictives » et se faisaient payer « grâce à l’intervention de certains fonctionnaires territoriaux ». « Les fonds ainsi versés faisaient systématiquement l’objet de retraits en espèces », selon la justice.
Six personnes au total avaient été interpellées mercredi dans le cadre de cette enquête. Trois d’entre elles avaient été remises en liberté au terme de leur garde à vue, jeudi soir.
REAZIONE:ORA ANDATE IN VACANZA NEL MEDITERRANEO:SICILIA MEGLIO DEL CARAIBI,CREDETEMI.E INOLTRE A SALVO DI QUESTE CORRUZIONI DEL PANAMA PAPERS ED ALTRI MALI DI QUELLE TERRE.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=tKMfP8_g0nA&w=560&h=315]
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25 FEBBRAIO 2017:LA LE PEN UGUALE A BERLUSCONI
-SU LE MONDE:
lemonde.fr
Marine Le Pen contre l’Etat de droit
Editorial. Assistants parlementaires, financement : la candidate du Front national à la présidentielle refuse de répondre aux convocations judiciaires et dénonce des machinations destinées à lui nuire.
Lire aussi : Le Front national, une « victime » aux affaires florissantes
Ce ne sont pourtant pas les dossiers qui manquent. Celui des assistants parlementaires des députés européens du FN, à commencer par sa présidente, est aujourd’hui le plus brûlant. Depuis deux ans, le parti d’extrême droite est soupçonné d’avoir fait rémunérer certains de ces assistants par le Parlement européen alors que ceux-ci n’y mettaient pratiquement pas les pieds et se consacraient exclusivement ou presque au FN à Paris. Bref, il s’agirait d’emplois fictifs. Alerté par l’organisme antifraude de l’Union européenne, le parquet de Paris a ouvert une enquête préliminaire puis une information judiciaire pour abus de confiance, escroquerie en bande organisée, faux et usage de faux, ainsi que travail dissimulé.
Lire aussi : Front national : l’enquête sur les assistants parlementaires accélère
C’est dans ce cadre que, après de nombreuses perquisitions et auditions, la plus proche collaboratrice de la candidate frontiste vient d’être mise en examen. C’est également pour cette raison que Mme Le Pen s’est vu réclamer par le Parlement européen le remboursement de 340 000 euros, correspondant aux salaires de sa chef de cabinet entre 2010 et 2016. Devant son refus, une retenue sur salaire a été ordonnée.
Lire aussi : Le microparti de Marine Le Pen visé par un redressement fiscal
Autoproclamée « candidate du peuple » et contemptrice du « système », la présidente du FN n’hésite pas à se situer hors la loi
L’affaire « Jeanne », du nom du microparti consacré à l’action de Mme Le Pen, n’est pas moins sulfureuse. En octobre 2016, le parquet de Paris a renvoyé en correctionnelle dix personnes physiques ou morales, dont le Front national pour complicité d’escroquerie ou recel d’abus de biens sociaux. Les responsables de Jeanne, tous très proches de la candidate, sont soupçonnés d’avoir mis en place un système opaque et frauduleux destiné à financer illégalement les candidats frontistes aux législatives de 2012. Ce dispositif pourrait avoir été utilisé lors de toutes les campagnes électorales du FN depuis 2012.
Lire aussi : Front national : un système de financement à l’opacité organisée
Enfin, alerté par la Haute Autorité pour la transparence de la vie publique, le Parquet national financier a ouvert une enquête sur le patrimoine de Marine Le Pen et de son père. L’un et l’autre sont soupçonnés d’avoir présenté des déclarations de patrimoine qui sous-évaluent fortement leurs actifs. Ces faits sont susceptibles d’être jugés au pénal et passibles, notamment, de dix ans d’inéligibilité.
Dans tous ces dossiers, Mme Le Pen oppose un démenti catégorique aux faits qui lui sont reprochés. Il ne s’agirait, clame-t-elle haut et fort, que de machinations destinées à lui nuire. Protégée par l’immunité de parlementaire européenne dont elle bénéficie, elle rejette toute convocation par les juges ou la police jusqu’au terme de la période électorale, présidentielle et législative. Autoproclamée « candidate du peuple » et contemptrice du « système », elle n’hésite pas à se situer hors la loi. Aspirant à devenir chef de l’Etat, elle récuse l’Etat de droit. C’est le devoir de la justice de démasquer cette imposture.
Retrouvez notre dossier sur les finances opaques du Front National
REAZIONE:QUESTA PELLICOLA L'ABBIAMO GIA VISTO IN ITALIA:CHI NON RICORDA LA LOTTA DELL'EX-CAVALLIERE CONTRO LA GIUSTIZIA?E CHI NON LO RICORDA CONTRO L'EUROPA A QUI ACCUSA DI COMPLOT CONTRO DI LUI?NON SA LA LE PEN CHE SOMMIGLIARE A BERLUSCONI PORTA SFORTUNA?FARA LA STESSA FINE,QUELLO DEL TITOLO.
-APPENDICE:IL GIORNO DOPO
-SU LA REPUBBLICA:
Ue, così l'estrema destra anti-Europa riesce ad avere soldi da Bruxelles
Curata da un ex Fiamma tricolore, l'Alleanza europea dei movimenti nazionali raggruppa diversi responsabili della destra xenofoba di tutto il continente e ha ottenuto oltre 2 milioni di euro. In tutto i partiti anti europei all'Europarlamento nel 2017 riceveranno 7 milioni di finanziamenti su un totale di 50
dal nostro corrispondente ALBERTO D'ARGENIO
25 febbraio 2017
BRUXELLES - L'Europa dorata dell'ultra destra, la chiama il quotidiano francese Le Monde. Che andando a scavare nel mondo dell'estremismo contiguo al Front National di Marine Le Pen ha scoperto la fonte di soldi dalla quale si abbeverano gli xenofobi: ironia della sorte l'Europarlamento, una delle istituzioni che vorrebbero abbattere insieme al resto dell'Unione europea.
L'Alleanza europea dei movimenti nazionali, altrimenti detta Aemn, è curata da un italiano, Valerio Cignetti, ex Fiamma tricolore. Società di diritto alsaziano, l'Aemn raggruppa diversi responsabili dell'estrema destra di tutto il continente e dal 2012 è riconosciuta come 'partito politico europeo'. Statuto grazie al quale ha incassato pù di un milione e mezzo di euro dal Parlamento di Strasburgo che sommati ai denari presi dalla fondazione associata Identità e tradizioni europee, arriva a 2,2 milioni. Senza avere mai eletto un parlamentare. Il trucco consiste nel raccogliere firme di deputati nazionali e regionali di sette Paesi in modo da guadagnare il rango di movimento europeo. Il presidente di Aemn è Bela Kovacs, eurodeputato ungherese di Jobbik, partito noto per le sue derive antisemite, già al centro di un'inchiesta giudiziaria per spionaggio in favore della Russia.
La compagine per prendere i soldi della Ue ha usato un semplice trucco: ha copiato lo statuto europeista del Partito popolare europeo. Per intenderci, il primo gruppo di Strasburgo, quello della Cdu di Angela Merkel e di Forza Italia. Un trucchetto elementare per aggirare le regole di Strasburgo, che per finanziare i movimenti europei chiede che questi rispettino i principi dell'Unione, libertà, democrazia rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, a partire dallo Stato di diritto. E la carenza dei controlli rappresenta una falla per l'Assemblea, altrimenti estremamente vigile, su livelli senza uguali nei parlamenti nazionali, su frodi ai fondi dei partiti come quello che sta colpendo il Front National. A Strasburgo ammettono che le regole vanno riviste.
A proposito dei lepenisti, alle origini dell'Aemn c'è proprio il Front, visto che ad averlo fondato nel 2009 è stato Bruno Gollnisch e Jean-Marie Le Pen, che lo hanno abbandonato nel 2013 su richiesta di Marine, impegnata a rifare la facciata del partito in vista della corsa all'Eliseo. Ha creato una formazione con l'estremista olandese Geert Wilders, che se la giocherà nelle elezioni dei Paesi Bassi del 15 marzo, e con l'Fpö austriaca che ha sfiorato la presidenza della Repubblica federale: insieme hanno preso 6 milioni di finanziamenti UE in sei anni, ma questo è perfettamente logico avendo un folto gruppo a Strasburgo insieme alla Lega.
Stesso discorso vale per l'Ukip e i suoi alleati, M5S, Partito popolare danese è il vecchio Movimento per un'Europa delle Libertà e della democrazia, chiuso dopo una serie di accuse di frode. In tutto i partiti anti europei rappresentati all'Europarlamento nel 2017 riceveranno 7 milioni di finanziamenti su un totale di 50.
Spesso l'Europa è l'unica fonte di entrate per i partiti euroscettici in quanto molti di loro, come Ukip e Fn, in patria faticano ad eleggere parlamentari. E spesso usano i soldi in modo fraudolento, tanto che il Parlamento europeo oltre ad avere chiesto indietro a Marine Le Pen 360mila euro per l'inchiesta che ha toccato la sua guardia del corpo e il suo capo di gabinetto, pagati per lavorare a Strasburgo ma invece impiegati altrove, in tutto al Front ha chiesto la restituzione di 1,1 milioni. 500mila euro invece i soldi che dovrà restituire lo Ukip.
Un caso simile a quello di Aemn arriva dalla Coalizione per la vita e la famiglia fondata dall'associazione cattolica integralista francese Civitas, che ha chiesto mezzo milione di finanziamento a Strasburgo. La Coalizione è sostenuta discretamente dal Front National e può essere riconosciuta movimento europeo grazie alle firme dei deputati nazionali o regionali di sette nazioni, tra cui Alba Dorata e dal partito neonazista slovacco.
C'è ancora il Front dietro ai nazisti tedeschi e svedesi di Alleanza per la pace e la libertà. Sono sostenuti da Marguerite Lussaud, consigliere regionale della Loira. In questo caso Strasburgo ha potuto chiedere indietro i soldi dopo avere scoperto una manifestazione in Svezia in cui l'Alleanza ha dato sfoggio a saluti romani e canti nazisti.
Tra i 36 deputati nazionali e regionali che hanno firmato per dare sostegno ai movimenti nazionalisti di estrema destra che hanno potuto accedere ai fondi UE pur senza avere eletti, ci sono anche tre italiani. Secondo Le Monde si tratta di Franco Cardiello e Daniela Ruffino di Forza Italia e Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia.
REAZIONE:SOLO BASTA AGGIUNGERE CHE LA LE PEN NON HA MANTENUTO L'ACCORDO CON BRUXELLES DI RISPETTARE LO STATO DI DIRITTO.
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-APPENDICE:PIU PERVERSIONI DELLA LE PEN
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-SU LE MONDE:
lemonde.fr
Visée par la justice, Marine Le Pen se pose en cible du « système »
En meeting à Nantes, la candidate du Front national à la présidentielle s’en est notamment prise à Emmanuel Macron, aux médias et aux magistrats.
LE MONDE | 26.02.2017 à 18h00 • Mis à jour le 27.02.2017 à 08h57 | Par Olivier FayeMarine Le Pen, à Nantes, dimanche 26 fevrier. CYRIL BITTON / FRENCH-POLITICS POUR « LE MONDE »
Le discours de Marine Le Pen se muscle à mesure que les affaires s’invitent dans sa campagne. En meeting au zénith de Nantes, dimanche 26 février, la candidate du Front national (FN) à l’élection présidentielle a ciblé avec virulence un présumé « système » qui se serait « mis au service » d’Emmanuel Macron et lutterait « contre » sa propre candidature.
Pour contrer l’accumulation des affaires qui la touchent, dont les différents épisodes rythment l’actualité depuis plusieurs jours, la présidente du FN a attaqué comme rarement magistrats et journalistes dans le but de se faire passer pour une victime que l’on chercherait à bâillonner, à deux mois du scrutin.
Lire : Notre enquête sur le système de financement à l’opacité organisée du FN
« La justice est une autorité, pas un pouvoir ; les magistrats sont là pour appliquer la loi, pas pour l’inventer ou contrecarrer la volonté du peuple », a notamment prévenu Mme Le Pen. Comprendre : le « peuple » aurait déjà choisi sa représentante, à rebours du « candidat des assurances » (François Fillon) et de celui « de la banque et des médias » (Emmanuel Macron).
Devant une salle chauffée à blanc, qui réunissait près de 3 000 personnes, la députée européenne a mis en garde contre un possible « gouvernement des juges », mais elle s’est aussi montrée menaçante, entre les lignes, envers les « fonctionnaires ».
« Je veux dire aux fonctionnaires, à qui un personnel politique aux abois demande d’utiliser les pouvoirs d’Etat pour surveiller les opposants, organiser à leur encontre des persécutions, des coups tordus, ou des cabales d’Etat, de se garder de participer à de telles dérives. Dans quelques semaines, ce pouvoir politique aura été balayé par l’élection. Mais ses fonctionnaires, eux, devront assumer le poids de ces méthodes illégales. Ils mettent en jeu leur propre responsabilité. L’Etat que nous voulons sera patriote. »
« Instrumentalisation » de la justice
La violence de la charge marque la tension qui s’empare de la campagne de la candidate d’extrême droite. Il faut dire que les affaires s’accumulent. Samedi, Le Monde a révélé qu’un de ses proches, Frédéric Chatillon, avait été mis en examen, le 15 février, pour abus de bien social, dans le cadre de l’enquête menée par la justice sur le financement de différentes campagnes frontistes, en 2014 et en 2015.
Sa chef de cabinet et amie personnelle Catherine Griset, elle, a été mise en examen, mercredi, pour recel d’abus de confiance. Elle est soupçonnée de ne pas avoir réellement assuré son travail d’assistante accréditée de Mme Le Pen à Bruxelles, pour lequel elle était salariée. Dans cette affaire, la fille de Jean-Marie Le Pen a refusé de répondre aux questions de la police judiciaire ; une ligne de conduite qu’elle entend conserver jusqu’aux élections législatives, en juin.
Dans un entretien à La Provence, Mme Le Pen a dénoncé une « instrumentalisation » de la justice à son encontre. Ce à quoi le garde des sceaux, Jean-Jacques Urvoas, a répondu, dans les colonnes du Journal du dimanche. « Imaginer aujourd’hui que des instructions aient pu être ordonnées sur François Fillon ou Marine Le Pen est tout simplement absurde parce qu’illégal », a assuré le ministre.
Dans l’esprit de la candidate frontiste, l’actualité judiciaire qui la frappe n’aurait pour but que de favoriser Emmanuel Macron, qui s’impose dans les sondages comme son probable adversaire au second tour de la présidentielle.
Cimenter une base électorale déjà solide
« Macron, dont Hollande aurait pu signer le programme, devient la possibilité pour ce système de se survivre, pour la caste au pouvoir aujourd’hui de se maintenir. Les puissances d’argent et médiatiques sont à son service », a-t-elle lancé lors de son meeting à Nantes.
Et de poursuivre en s’en prenant à plusieurs médias, ainsi qu’à leurs propriétaires. « Pierre Bergé, propriétaire du Monde, met son journal au service de Macron. [Patrick] Drahi et ses chaînes sont dévoués à sa candidature », a-t-elle affirmé, martelant que Le Monde serait « une arme de guerre contre la candidature qu’[elle] incarne ».
« Je lui resterai fidèle. Les affaires, ce sont des peccadilles »
Plongée au cœur de la tourmente judiciaire, la candidate du FN cherche à cimenter une base électorale déjà solide, qui la considère comme vierge de l’exercice du pouvoir et des turpitudes de la classe politique.
Ses supporteurs présents dans la salle, à Nantes, ne lui tenaient d’ailleurs pas rigueur des affaires qui la poursuivent. « Ils ont tous des affaires, malheureusement. Mais elle, ce n’est pas de l’enrichissement personnel qu’elle a fait », soutient par exemple Joseph Elie, agriculteur à la retraite venu de Ploërmel (Morbihan).
Surtout, la présidente du FN défend des propositions – contre l’immigration, notamment – qui apparaissent comme prioritaires aux yeux de ses électeurs. « On peut raconter n’importe quoi, Marine je lui resterai fidèle. Les affaires, ce sont des peccadilles, estime Jean-Michel Morin, ancien typographe originaire du Morbihan. Nous sommes face à un problème civilisationnel : l’Empire romain a chuté à cause des barbares ; aujourd’hui, les barbares arrivent d’Afrique. »
Dans son discours, la candidate frontiste a soutenu que « les Français n’en peuvent plus de l’immigration massive » et elle a attribué à M. Macron la volonté d’« installer » une « autoroute migratoire (…) entre Alger et Paris ».
1-LA GIUSTIZIA E' UN POTERE DELLO STATO FRANCESE E NON QUELLO CHE LEI VORREBBE CHE FOSSE,SOLO RICONOSCA LA SEPARAZIONE DI POTERI E RISPETTI LO STATO DI DIRITTO.
2-I BARBARI PROVENGONO DELL AFRICA(LE ROUGE E LE NOIR)?:
-SE COSI FOSSE IN ITALIA CI VUOLE UN NUOVI CRESPI
-E SE LA "NUOVA BARBARIE" NON VENISSE DALL'AFRICA,LA GUERRA FREDDA E' FINITA ORMAI,E LA CIVILTA SI VEDESSI MINACCIATA DA UNA NUOVA FORMA DEL MALE ASSOLUTO RAPRESENTATO DAL VATICANO CON IL NUOVO PAPA VENUTO DALLE TERRE DEL CONO SUD AMERICANO AL CUORE DELL'EUROPA CON I SUOI SINCRETISMI SELVAGGI E LIBERTICIDI CHE FRA ALTRE ABOMINAZIONI CONTRO-NATURA HANNO ESPORTATO LA PEDOFILIA?
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-APPENDICE:IL GIORNO DOPO
-SU LE MONDE:
lemonde.fr
La condamnation de Jean-Marie Le Pen pour des propos sur les Roms est confirmée en appel
Le président d’honneur du Front national avait été condamné à 5 000 euros d’amende par le tribunal correctionnel en 2013, pour d’autres propos visant les Roms.
La cour d’appel d’Aix-en-Provence a confirmé, lundi 27 février, la condamnation à 5 000 euros d’amende de Jean-Marie Le Pen. Le président d’honneur du Front national a de nouveau été reconnu coupable de « provocation à la haine et à la discrimination ethniques » pour des propos tenus en 2013 à Nice à propos des Roms lors d’une conférence de presse.
« Vous avez quelques soucis, paraît-il, avec quelques centaines de Roms qui ont dans la ville une présence urticante et disons odorante. Ceci n’est que le petit morceau de l’iceberg, avait-il déclaré, le 4 juillet 2013, à l’occasion d’une réunion publique à Nice. Leur présence est urticante pour la population, oui, les gens se plaignent. »
« Odorante, il suffit d’avoir visité un camp de Roms pour s’en rendre compte, olfactivement parlant », avait-il poursuivi, assurant être « payé pour dire ce que pensent les électeurs ». « La haine est un sentiment qui m’est parfaitement étranger », avait assuré M. Le Pen.
« Je ne sais pas si la haine est un sentiment présent chez M. Le Pen. Ce n’est pas ce qu’on lui reproche, ce qu’on lui reproche, ce sont des propos qui sont de nature à jeter l’opprobre sur cette communauté », lui avait répondu l’avocat général.
« Ce sont des termes que je maintiens parce que je les ai pensés », avait expliqué à la barre le père de Marine Le Pen, qui devra payer 2 000 euros de dommages et intérêts à SOS Racisme, partie civile. La Ligue des droits de l’homme, partie civile en première instance, recevra 1 000 euros.
Plusieurs condamnations
Jean-Marie Le Pen a été condamné à au moins huit reprises depuis le début des années 1990 pour des propos racistes ou négationnistes. Il a encore été mis en examen, le 11 février, pour provocation à la haine pour s’en être pris à Patrick Bruel. En juin 2014, dans une vidéo sur le site du FN, à l’évocation du nom de l’artiste d’origine juive, il avait déclaré : « Ecoutez, on fera une fournée la prochaine fois ! »
Le Front national, présidé depuis 2011 par sa fille Marine Le Pen, a engagé une stratégie de « dédiabolisation » de son image. Elle a conduit à l’exclusion en 2015 de Jean-Marie Le Pen , pour avoir réitéré ses propos sur les chambres à gaz nazies, qu’il qualifie de « détail » de l’histoire de la seconde guerre mondiale.
27 FEBBRAIO 2017:DALLA FINE DEL MONDO,FERMATO IL PIU GRANDE YACHT
-SU MERCOPRESS:
Futuristico yacht di € 450.000.000 liberato dagli arresti a Gibilterra; testeato in Cartagena
Sabato, febbraio 25 ° il 2017 - 10:52 UTC
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Il futuristico yacht di € 450.000.000 al centro di una disputa legale di € 15,3 milioni è stato liberato dagli arresti all'Ammiragliato e navigato a Vela da Gibilterra il Mercoledì mattina. Un ancoraggio pesava intorno alle 8.30 e ha navigato dalla Baia di Gibilterra in mari agitati legati per il Mediterraneo, riporta il Gibraltar Chronicle.
La nave sarà a capo al cantiere navale Navantia a Cartagena, dove sarà sottoposto ad ulteriori prove in mare mentre il fit-out interno continua prima della consegna finale al suo proprietario in tarda primavera.
Una vela è stato arrestata una settimana fa su una richiesta presentata dall' ammiragliato costruttore tedesco Nobiskrug contro Valla Yachts Limited, proprietaria della nave registrata alle Bermude.
E 'stato liberato quasi una settimana più tardi, dopo che gli avvocati di entrambe le parti hanno concordato i termini di una attesa della risoluzione della sicurezza finanziaria del credito Ammiragliato e altre questioni che sono sotto l'arbitrato a Londra.
Nobiskrug rivendica il pagamento finale di € 9.8m di un contratto di costruzione navale fra il cantiere e Valla Yachts è dovuto il 27 gennaio, ma non è stato pagato.
Nobiskrug è anche rivendicato somme di € 2,6 milioni e di € 2,9 milioni che, secondo i documenti del tribunale, sono già oggetto di un procedimento arbitrale tra il cortile e Valla yacht oltre responsabilità per fatture del sub-appaltatore e gli ordini di variazione contestati durante il processo di costruzione.
La somma totale chiesta dal Nobiskrug ammonta a € 15,298,297.05 oltre interessi e spese.
Pope Francis defends indigenous peoples' rights to their ancestral lands
TRADUZIONE:PAPA FRANCESCO DIFENDE I DIRITTI TERRITORIALI ANCESTRLI DEI POPOLI INDIGENI.
REAZIONE:BEL COLPO A TRUMP(VEDI SOPRA).POPE DIFENDE L'ESPROPIAZIONI(ANCHE DEI TETTI).?
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=y2oKRKZnEoA&w=560&h=315]
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28 FEBBRAIO 2017:ANCHE PER LA LE PEN DICO NO ALLA VIOLENZA
-SU LA STAMPA:
Sassi contro i bus dei militanti del Front National diretti al comizio di Marine Le Pen
Non ci sono feriti. La stampa locale parla di almeno due veicoli attaccati «da un centinaio di individui con passamontagna»
AFP
Pubblicato il 26/02/2017
Ultima modifica il 26/02/2017 alle ore 21:21
Un fitto lancio di sassi ha preso di mira oggi pomeriggio a Nantes alcuni pullman di seguaci del Front National che si recavano al comizio di Marine Le Pen. Nessun ferito è segnalato nella sassaiola contro diversi pullman sulla statale Rennes-Nantes. I pompieri sono stati chiamati per un inizio di incendio.Presse Ocean, giornale locale, parla di almeno due veicoli attaccati «da un centinaio di individui con passamontagna».
A Parigi Marine Le Pen viene contestata da un’attivista delle Femen
Ieri, a Nantes, in vista del comizio della Le Pen sono scoppiati incidenti con gruppi di oppositori.
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En Egypte, les coptes d’Al-Arish fuient « une insécurité qui détruit » leurs vies
Aziz El Massassi contributeur Le Monde Afrique, Ismaïlia, Egypte, envoyé spécial
Persécutées par des militants affiliés à l’Etat islamique dans le nord du Sinaï, des dizaines de familles chrétiennes se sont réfugiées à Ismaïlia.
Par Aziz El Massassi (contributeur Le Monde Afrique, Ismaïlia, Egypte, envoyé spécial)Dans l’église évangélique d’Ismaïlia qui a accueilli, courant février, plusieurs dizaines de familles coptes ayant fui Al-Arish après plusieurs attaques qui ont tué sept personnes en un mois.Crédits : AFP
Dans l’église évangélique d’Ismaïlia, la ville du nord-est de l’Egypte sur les rives du canal de Suez, les bénévoles s’activent. Depuis mercredi 22 février, ce petit lieu de culte accueille des dizaines de familles coptes venues d’Al-Arish, une ville du nord-est Sinaï où l’armée égyptienne affronte les militants de Wilayet Sinaa (« province du Sinaï »), un groupuscule affilié à l’Etat islamique depuis novembre 2014. La cible privilégiée reste l’armée, mais la communauté chrétienne du pays est depuis peu particulièrement prise pour cible. En un mois, sept coptes ont été tués par des groupes d’individus masqués, abattus à bout portant ou brûlés vifs.
Lire aussi : Les coptes d’Egypte, cibles des islamistes, otages du pouvoir
Selon Nabil Shukrallah, qui gère les arrivées au sein de l’église, entre 110 et 115 familles y ont été accueillies depuis mercredi. De leur côté, les autorités n’ont pas encore rendu public le nombre de départ de coptes d’Al-Arish. Un nombre difficile à établir en raison du caractère d’urgence de cet exil précipité. Dimanche, le ministre des affaires juridiques et parlementaires, Omar Marwan, a toutefois annoncé que le gouvernement avait relogé quelque 118 familles coptes.
« Sachets de chips »
Toute de noire vêtue, longue robe, épais chandail et petit foulard, un pied étendu sur une chaise, Oum Waël, pleure la mort de son aîné aux côtés de jeunes fidèles de l’église qui lui tiennent la main et lui apporte de l’eau. Fin janvier, Waël Youssef, épicier de son état, est tué à l’intérieur de sa boutique située dans le centre d’Al-Arish. Il avait 35 ans. « C’était un garçon simple et pauvre, qu’est-ce qu’ils lui voulaient ? », se désole-t-elle. Veuve depuis treize ans, Oum Waël (« mère de Waël ») est arrivée dimanche à Ismaïlia avec sa sœur.
Lire aussi : Egypte : après l’attentat du Caire, les coptes redoutent « d’être rayés de l’espace public »
« Il était environ 20 h 30, raconte-elle, tremblante. Quatre hommes sont passés en voiture en exhibant leurs armes. Toute la rue s’est comme soudainement figée. Trois individus sont entrés brusquement à l’intérieur du magasin, un autre faisait le guet dans la rue. Ils ont commencé par saccager les étalages et ont tiré sur mon fils. Il a été touché en pleine poitrine et à l’abdomen. Puis, il est tombé. » La sœur d’Oum Waël se tient à ses côtés, elle aussi vêtue de la couleur du deuil et déterminée à parler alors que son propre mari et ses filles résident toujours à Al-Arish. « A leur attitude et à leur manière de s’exprimer, je pense que les assaillants étaient jeunes, précise-t-elle. Après avoir tiré sur Waël, ils ont volé des sachets de chips et sont repartis. »A Ismaïlia, en Egypte, avec des chrétiens coptes en juillet 2016.Crédits : KHALED DESOUKI/AFP
Oum Waël et sa sœur ignorent l’identité des meurtriers. « Des membres de l’Etat islamique, des terroristes, des criminels, je ne sais pas comment les appeler, se demande cette dernière. Une chose est sûre, je refuse de croire qu’il s’agit de nos voisins musulmans qu’on côtoie tous les jours. » « Oh non, sûrement pas !, intervient Oum Waël. Nous avons toujours eu d’excellentes relations avec les musulmans d’Al-Arish. Tout le monde connaissait mon fils, s’approvisionnait chez lui, l’appréciaient, les musulmans plus encore que les chrétiens. »
« On sortait la boule au ventre »
La famille de Waël a donc fini par fuir la ville. « Nous sommes originaires d’Assiout [Haute-Egypte], explique la sœur d’Oum Waël. Nous vivions à Al-Arish qui nous offrait une vie plus confortable et sûre. Depuis la révolution [en 2011], nous subissons une insécurité croissante qui détruit nos vies. Ces dernières semaines, la situation a brusquement empiré. On sortait dans la rue la boule au ventre. On n’osait plus aller faire nos courses. Les enfants n’allaient plus à l’école. »
Lire aussi : En Egypte, une loi sur la construction des églises crée le malaise chez les chrétiens
Dans une région du nord du Sinaï bouclée par l’armée, les deux femmes se sentaient totalement démunies. « Il n’y a aucune protection, s’impatiente cette dernière. Nous savons que l’armée et les forces de sécurité sont présentes, mais on a l’impression que tous ces hommes sont eux-mêmes dépassés. Que fait l’Etat ? »« Après le meurtre de mon fils, la police n’a réagi que le lendemain, précise Oum Waël. On ne pouvait pas rester dans un endroit aussi peu sûr. Je l’ai quitté avec seulement ce que je porte sur moi, mes habits noirs. »
A Ismaïlia, Oum Waël et sa sœur sont plongées dans l’incertitude et la crainte pour leurs proches restés à Al-Arish. « Ma belle-fille est restée auprès de sa famille, s’inquiète la mère. Elle attend un enfant. »
-APPENDICE:TRUMP METTE NELLA LISTA DEI TERRORISTI I FRATELLI MUSSULMANI
-SU RISCATTO NAZIONALE:
riscattonazionale.it
Donald Trump vuole mettere fuorilegge I Fratelli Musulmani. A Milano diventano consiglieri del PD | Riscatto Nazionale
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole mettere fuorilegge i pericolosi estremisti dei Fratelli Musulmani, aggiungendoli alla Lista delle organizzazioni terroristiche. In Italia invece questi potenziali terroristi finiscono come consiglieri nel Comune Milano, grazie al PD.
Beirut – Dar seguito all’intenzione di Donald Trump di inserire la Fratellanza Musulmana nella lista delle organizzazioni terroristiche avrebbe una lunga serie di controindicazioni. In Giordania i diplomatici americani perderebbero l’opportunità di incontrare gli esponenti delle opposizioni. In Marocco si scuoterebbero equilibri politici delicatissimi, coinvolgendo persino i vertici del governo. In Tunisia si bollerebbe con il marchio del terrorismo un’organizzazione da molti indicata come un modello di democrazia emerso dalla primavera araba. L’Egitto potrebbe subire ricadute politiche molto pesanti.
Metterla al bando, quali conseguenze?
All’interno dell’amministrazione americana sta infatti continuando a prendere corpo quello che si potrebbe chiamare “Ikhwan ban” (Ikhwan in arabo vuol dire per l’appunto “fratellanza”): l’idea di un ordine esecutivo che designi i Fratelli musulmani come gruppo terroristico, e non più come movimento politico transnazionale.
Egitto: Ma a sorridere sarebbe solo il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che dal 2013, anno in cui fu deposto l’allora presidente ed esponente della Fratellanza, Mohamed Morsi, governa il suo paese con durezza. Secondo le organizzazioni per i rispetto dei diritti dell’uomo, già decine di migliaia di esponenti della Fratellanza si trovano rinchiusi nelle carceri egiziane. Potrebbero aumentare
Marocco: Qui, lo scorso ottobre, un partito affiliato alla Fratellanza ha vinto le elezioni politiche, e ora uno dei paesi più vicini all’Occidente (quello dove pochi giorni fa è stata rivista l’interpretazione coranica che ammetteva l’uccisione dell’apostata) ha come primo ministro una persona che alla Fratellanza è vicina
Tunisia: A Tunisi scivolerebbe nella semiclandestinità, se passasse l’idea di Trump, il partito di Ennahda, finora forza in grado di mediare tra l’estremismo di alcuni settori della società tunisina e la via democratica scelta dalle autorità dopo il 2011.
Del resto, il rapporto tra la Fratellanza Musulmana e il mondo occidentale è sempre stato costellato da facili equivoci, fin dal primo giorno.
Dalla rivolta alla rinuncia alla violenza:
I Fratelli Musulmani vengono fondati da Hassan al Banna nel 1928 in Egitto. Si oppongono sin dal 1936 al mandato britannico nel Paese, e alcuni suoi membri nel corso degli anni si rendono responsabili di atti violenti e omicidi. Vanno così incontro a varie ondate di repressione governativa (le più importanti nel 1948, 1954, 1965), fino alla rinuncia alla violenza nel 1970: da quel momento la Fratellanza – che nel frattempo apre uffici in gran parte dei Paesi a maggioranza musulmana sunnita, dal Marocco all’Indonesia – si dedica ad attività caritatevoli e fornitura di servizi pubblici, facendosi portatrice di valori da promuovere pacificamente, dal basso, la cosiddetta strategia gradualista.
Nel corso degli anni, i Fratelli Musulmani entrano nell’arena politica dei paesi del Medioriente, ottenendo seggi in parlamento. Dopo l’11 settembre, l’amministrazione di George W. Bush lancia delle attività investigative nei confronti di sostenitori della Fratellanza: le indagini vengono chiuse un paio di anni dopo per mancanza di prove, e portano alla rimozione di decine di persone dalla lista dei soggetti sanzionabili.
L’occasione egiziana con l’elezione di Morsi:
Il momento di maggior successo dei Fratelli musulmani coincide con l’elezione di Mohammad Morsi a presidente dell’Egitto nel 2012, e precede la loro fase più difficile. Il suo mandato dura infatti un anno, prima del colpo di Stato portato a termine nell’estate del 2013 dal generale Abdel Fattah Al Sisi, attuale presidente egiziano.
Da quel momento, tre paesi in particolare – Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti – decidono di inserire i Fratelli Musulmani nella lista dei gruppi terroristici.
L’idea dell’amministrazione americana va letta anche alla luce delll’attività di lobbying di questi paesi, come scrive il New York Times, che dal 2013 al 2015 avrebbero fatto pressioni in questa direzione in ogni incontro bilaterale con Washington.
Steve Bannon li vuole fuorilegge
La designazione della Fratellanza a gruppo terroristico – promossa sopratutto dal Capo stratega di Trump, Steve Bannon, e da Frank Gaffney, fondatore del Center for Security Policy e consigliere di Trump – pone sia problemi di ordine concettuale che pratico: non c’è dubbio, come scrive Shadi Hamid sull’Atlantic, che la Fratellanza sia portatrice di valori illiberali e autoritari; si potrebbe persino sottoscrivere – per certe espressioni della Fratellanza – la definizione di “hate group”, data daEric Trager, ricercatore del Washington Institute for Near East Policy.
Il punto, però, è che per attribuire ad un gruppo l’aggettivo “terroristico” è necessario che esso si renda protagonista di atti terroristici: e la Fratellanza da anni rifiuta esplicitamente la violenza, e non può essere equiparata a movimenti come Al Qaeda, Stato islamico, Al Shabaab o Boko Haram. Al contrario, la Fratellanza esprime tuttora partiti politici pacifici in Tunisia (Ennahda), Turchia (Akp), Kuwait (Hadas), Marocco (Jdp) e altri, con cui gli Stati Uniti hanno relazioni.
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